"L'anima mia anela al Signore
più che le guardie non anelino al mattino,
più che le guardie al mattino."
Salmo 130:6
più che le guardie non anelino al mattino,
più che le guardie al mattino."
Salmo 130:6
SALMO LITURGICO
Lettura nel culto del Salmo 130.
O SIGNORE, io grido a te da luoghi profondi!
Signore, ascolta il mio grido;
siano le tue orecchie attente al mio grido d'aiuto!
siano le tue orecchie attente al mio grido d'aiuto!
Se tieni conto delle colpe, Signore,
chi potrà resistere?
chi potrà resistere?
Ma presso di te è il perdono,
perché tu sia temuto.
perché tu sia temuto.
Io aspetto il SIGNORE, l'anima mia lo aspetta;
io spero nella sua parola.
io spero nella sua parola.
L'anima mia anela al Signore
più che le guardie non anelino al mattino,
più che le guardie al mattino.
più che le guardie non anelino al mattino,
più che le guardie al mattino.
O Israele, spera nel SIGNORE,
poiché presso il SIGNORE è la misericordia
e la redenzione abbonda presso di lui.
poiché presso il SIGNORE è la misericordia
e la redenzione abbonda presso di lui.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
da tutte le sue colpe.
Salmo 130 Canto dei pellegrinaggi.
INTRODUZIONE
Nel
decennio tra il 47 e il 57 d.C., l'apostolo Paolo ha evangelizzato
con grande impegno le terre bagnate dal Mar Egeo. La Macedonia,
l'Acaia, la Galazia e l'Asia sono state raggiunte dal Vangelo vedendo
la formazione di numerose comunità cristiane delle quali abbiamo
notizie proprio nel Nuovo Testamento. Alla fine di questo periodo
Paolo sapeva di aver concluso la propria missione in queste regioni
e, avendo l'ambizione di predicare il vangelo là dove non era ancora
stato predicato il nome di Cristo (Rm. 15:20), inizia a guardare alla
più antica provincia romana in Occidente: la Spagna (Rm. 15:28).
Prima di raggiungere questa terra, però, restava l'incombenza di
portare a Gerusalemme la colletta raccolta nelle chiese da lui
fondate e il desiderio di raggiungere Roma e visitare questa comunità
cristiana che ancora non aveva avuto la possibilità di conoscere
interamente. Nell'inverno tra il 56 e il 57 d.C., quindi, da Corinto
egli scrive la Lettera ai Romani con l'intento di presentare la
completezza della tradizione e delle rivelazioni ricevute, prima di
raggiungere personalmente questa importante città.
I
temi trattati nella Lettera ai Romani sono davvero tanti e
importanti. Egli parla infatti del peccato e della retribuzione,
della via della giustizia e della via della santità,
dell'incredulità umana e della grazia divina. Ma dopo tutti questi
argomenti egli presenta con poche parole il senso della vita
cristiana in tempi critici come quelli attuali. Ed è proprio questo
il brano che desidero considerare assieme a voi questa sera.
LA
VITA CRISTIANA NEL MOMENTO CRUCIALE
E
questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che
vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina
di quando credemmo. La notte è avanzata, il giorno è vicino;
gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della
luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza
gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza
contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non
abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.
Lettera
ai Romani 13:11-14
Paolo
era consapevole di vivere in un momento cruciale del tempo. La sua
importanza era data dal Signore Gesù: la cui vita, morte e
risurrezione ha scandito l'ultimo rintocco nell'orologio di Dio. La
sua risurrezione infatti ha dato inizio a una fase che il Nuovo
Testamento chiama quattro volte con “ultimi tempi” e cinque volte
con l'espressione “ultimi giorni” nella quale possiamo vivere
un'anticipazione di quello che sta per arrivare in modo definitivo,
di quello che è prossimo
ma non ancora raggiunto. In forma di anticipazione, infatti, noi
viviamo le “primizie” dello Spirito (8:23). Viviamo nella
speranza
della salvezza (8:24), sapendo che la sua manifestazione visibile è
riservata per un tempo futuro ma vicino. Viviamo nell'attesa che
anche il cosmo sia restaurato in Cristo, e che il velo di vanità a
cui è stato sottoposto nella storia venga infine tolto. La pienezza
della presenza di Dio, il compimento della nostra salvezza, la
restaurazione del creato stanno
arrivando. Ma,
prima che arrivino, il Signore continua a chiedere a tutti coloro che
chiama – ossia a ciascuno di noi – di seguire i suoi passi,
osservare i suoi comandamenti e condividere il Vangelo di Dio. Da
tutto questo arriva l'esortazione che ci rivolge l'apostolo Paolo. La
vita cristiana è una vita che aderisce all'appello di Cristo ma non
lo fa in un tempo qualsiasi ma in un tempo cruciale.
Siamo al crocevia delle epoche, ed è in questo tempo
che è richiesto il nostro servizio. Riconoscendo l'importanza di
questo, la nostra prospettiva si allarga e molti altri aspetti futili
cadono in secondo piano.
E'
questo, infatti, il motivo per cui dobbiamo svegliarci dal sonno:
perché la salvezza ci è più vicina di quando credemmo. In quanto
credenti, la notte non ci appartiene: l'incoscienza, gli eccessi,
l'ubriachezza non riguardano la vita dei cristiani ed è per questo
che essi devono gettare via le opere delle tenebre. Vista dall'altro
lato, le tenebre stanno comunque per scomparire con l'arrivo del
giorno: presto non sarà più tempo per loro e per le loro opere!
Anche per questo devono essere abbandonate ora, prima
dell'apparizione del Signore. Ci viene richiesto inoltre di essere
svegli e non addormentati, ossia di essere consapevoli di quello che
avviene attorno a noi e di intervenire consapevolmente per fare la
nostra parte piuttosto che subire ogni cosa passivamente. La
passività appartiene a chi non conosce quello che sta avvenendo e il
Signore che sta governando, ma noi conosciamo entrambi questi aspetti
ed è per questo che possiamo indossare le armi
della luce.
Cosa
sono queste armi della luce? Ai giorni nostri questa espressione
sembra quasi uscita da un libro New Age, naturalmente invece non vi
ha nulla a che fare. Per capire il significato di queste parole
dobbiamo allargare la nostra indagine ad altre lettere paoline. Sei o
sette anni prima infatti l'apostolo aveva scritto la sua prima lettera
alla comunità appena fondata a Tessalonica una esortazione molto
simile a questa, parlando della corazza
della fede e dell'amore
e dell'elmo della
speranza della salvezza (1
Tess. 5:8).
Questo concetto sarà poi espresso in modo ancor più approfondito
nel famoso brano relativo alla completa armatura di Dio della Lettera
agli Efesini (6:11 e ss.). Ecco quindi quali sono le nostre armi
della luce! L'esortazione è quella di comportarsi onestamente, senza
gozzoviglie e ubriachezza o immoralità e gelosia, indossando la fede
e l'amore assieme alla speranza della salvezza. L'apostolo però va
oltre e arriva a dire: “rivestitevi
del Signore Gesù Cristo”!
Nell'opera “Antichità romane” pubblicata nell'8 a.C. -
quindi una sessantina di anni prima della nostra lettera – l'autore
usa una espressione vicina quando scrive “rivestirsi di Tarquinio”
indicando in questo modo l'atto di recitare facendo la parte di tale
Tarquinio. L'indicazione apostolica che stiamo valutando però ha un
retroterra teologico diverso. L'insegnamento pratico dato ai
convertiti nel Nuovo Testamento era infatti frequentemente quello di
“rivestirsi” delle virtù cristiane come se fossero abiti (cfr.
Col. 3:12), e poiché questi aspetti riguardano la loro e la nostra
nuova natura in Cristo, con una semplice transizione è possibile
dire:
Infatti
voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di
Cristo.
Galati
3:27
L'agire
cristiano dunque non riguarda una recita, ma una identificazione.
Battezzati in Cristo abbiamo ricevuto una nuova identità e ora la
personalità di Cristo è riprodotta nel suo popolo, è riprodotta in
noi. Per questo dobbiamo essere consapevoli (ossia porre la nostra
attenzione a questa verità spirituale) di tale aspetto e vivere
conformemente a questa nostra condizione. Non avendo cura della carne
per soddisfarne i desideri, la nostra condizione spirituale in Cristo
troverà spazio per manifestarsi ed esprimere il carattere stesso del
Signore. E tutto questo, in un tempo così cruciale. Un tempo che
aspetta
il nostro passo di ubbidienza al Signore, prima del suo ritorno.
CONCLUSIONE
Nell'importantissima
Lettera di Paolo ai Romani abbiamo considerato un breve estratto che
riguarda una esortazione per la vita cristiana in tempi cruciali, e
tali sono anche e proprio i nostri tempi. L'immagine presentata è
quella di una notte avanzata che sta per raggiungere i primi bagliori
dell'alba e rappresenta il periodo che stiamo vivendo in attesa della
“lucente stella del mattino”, ossia in attesa del ritorno del
Signore. In questo tempo di particolare attesa e tensione siamo
chiamati ad abbandonare le opere delle tenebre, ossia a non curarci
della nostra carne e dei suoi desideri, e a indossare le armi della
luce rivestendoci
del Signore Gesù Cristo.
Avendo aderito all'appello del Vangelo di Dio, infatti, ed essendoci
battezzati in lui ora ci siamo anche rivestiti di lui: ossia abbiamo
ricevuto la sua giustizia e la possibilità di manifestare gli
aspetti del suo carattere. Questo deve essere il modo che
caratterizza la nostra vita, nell'attesa della beata speranza della
sua apparizione (cfr. Tito 2:11-14).
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