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martedì 9 febbraio 2016

Il frutto dell'apostolato (parte III): la santificazione, in attesa del Signore

Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica.
 Atti 17:1 

1. INTRODUZIONE
















Nei precedenti approfondimenti abbiamo considerato le circostanze che hanno portato alla fondazione della prima comunità cristiana di Tessalonica grazie al ministero dell'apostolo Paolo e dei suoi collaboratori, così come sono raccontate nel libro degli Atti al diciasettesimo capitolo. In questo capitolo, abbiamo inoltre appreso che gli apostoli dovettero abbandonare in fretta la città per evitare di essere catturati in seguito ad un tumulto popolare, fatto questo che ha lasciato Paolo con il cruccio sulla situazione di questi giovani credenti in balìa della persecuzione. Alla prima occasione però, egli mandò il collaboratore Timoteo per verificare la loro salute, e successivamente - circa nel 50-52 d.C. - scrisse questa lettera (conosciuta come Prima Lettera di Paolo ai Tessalonicesi) per rispondere ad alcune questioni sorte nel frattempo e sostenere ed incoraggiare quindi l'intera comunità. 

La lettera in sé risulta essere composta da dua sezioni, la prima principalmente narrativa (1:1-3:13) e la seconda di istruzione ed esortazione (4:1-5:28). La prima parte narrativa è stata esaminata in un primo studio (arrivato a 2:12) e in un secondo studio (arrivato a 3:13), mentre la seconda parte istruttiva ed esortativa inizierà ad essere esaminata nel presente approfondimento per poi trovare la sua conclusione nel prossimo.

2. LA PRIMA ESORTAZIONE: PROGREDIRE NEL SIGNORE

Del resto, fratelli, avete imparato da noi il modo in cui dovete comportarvi e piacere a Dio ed è già così che vi comportate. Vi preghiamo e vi esortiamo nel Signore Gesù a progredire sempre di più. Infatti sapete quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque disprezza questi precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo Spirito.
1Tessalonicesi 4:1-8

La prima vera e propria esortazione apostolica della lettera riguarda il tenere un sano e santo comportamento, simile a quello che i credenti di Tessalonica avevano potuto vedere in Paolo e nei suoi collaboratori. La progressione nella vita spirituale infatti coincide con la progressione nella santificazione, descritta praticamente con due esempi: l'astensione dalla fornicazione e l'assenza di inganni nei rapporti sociali. Per quanto riguarda la fornicazione, quando Paolo troverà qualche anno dopo un grave caso nella comunità di Corinto, entrerà maggiormente nel dettaglio scrivendo:

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo! Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? «Poiché», Dio dice, «i due diventeranno una sola carne». Ma chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo.
1Corinzi 6:15-18 

L'unione sessuale comporta una vera e propria unione che deve svolgersi all'interno del legame matrimoniale per rimanere nel sano proposito di Dio. Avvenendo al di fuori di esso, comporta una corruzione dalla quale i cristiani devono tenersi lontano, in quanto già uniti con il Signore. Il credente fornicatore infatti pecca contro il proprio corpo, contro il tempo dello Spirito Santo, disonorando lo stesso Signore che lo ha salvato. Chi disprezza questa indicazione, disprezza automaticamente il Signore stesso, che ha fatto dono a tutti i cristiani del suo Santo Spirito. Oltre a questo però, ogni credente deve allontanarsi anche dalla menzogna e dall'inganno nei confronti di tutti, e in particolare nei confronti degli altri fratelli della fede in quanto parte della stessa famiglia spirituale e dello stesso corpo di Cristo. Ai credenti di Efeso Paolo scriverà a proposito:

Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.
Efesini 4:25

Siamo membra gli uni degli altri, perciò ingannare e sfruttare il nostro prossimo significa riceverne danno in prima persona; comportarci con il nostro prossimo come desideriamo che egli si comporti con noi, invece, significa riceverne beneficio personale oltre che collettivo (Lc. 6:31). Una comunità senza fiducia e assistenza gli uni per gli altri è una comunità divisa, destinata a disgregarsi. Al contrario invece, una comunità dove ogni individuo porta i pesi degli altri, è una comunità forte, in grado di sopportare qualsiasi difficoltà e destinata ad allargarsi includendo sempre più persone.   
 
3. LA PRIMA ISTRUZIONE: ESSERE DI BUONA TESTIMONIANZA

Quanto all'amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e veramente lo fate verso tutti i fratelli che sono nell'intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più, e a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno.
1Tessalonicesi 4:9-12

Dal secondo esempio di santificazione legato al non sfruttare né opprimere nessuno, deriva la prima istruzione ad abbondare sempre di più nell'amore. I tessalonicesi avevano imparato direttamente da Dio ad amarsi gli uni gli altri, ma vengono ugualmente invitati a crescere ancora in questo, ed a lavorare con le proprie mani. Forse proprio la loro misericordia aveva favorito l'oziosità di alcuni, e per questo Paolo specifica la necessità per tutti di lavorare con le proprie mani, per essere di buona testimonianza verso i non credenti e per non avere bisogno di aiuti esterni. Fin da subito uno degli aspetti più delicati nelle comunità è stato proprio quello della gestione finanziaria, ma la condotta suggerita da Paolo consente di mantenere le chiese in una condizione di autosostentamento, preservando da scandali riguardanti il mantenimento di persone indolenti. I ministri del Vangelo devono vivere di esso, e quindi è corretto che possano vivere del loro servizio (1 Cor. 9:14), ma questa possibilità non deve essere allargata senza criterio proprio per evitare di fare danno alla chiesa e, dando una cattiva testimonianza,  rovinare così un'opera spirituale. Questa prima istruzione segue la prima esortazione, ed anticipa la successiva importantissima seconda istruzione.

4. LA SECONDA ISTRUZIONE: IL DESTINO DI QUELLI CHE DORMONO

Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
1Tessalonicesi 4:13-18

La prima istruzione viene scritta dall'apostolo affinché i tessalonicesi abbondino nell'amore e lavorino per non essere di peso a nessuno ed essere quindi di buona testimonianza. Questa seconda istruzione invece viene scritta affinché i tessalonicesi non restino nell'ignoranza a riguardo dei defunti cristiani. Forse proprio a causa della persecuzione da parte dei concittadini, alcuni fratelli nella fede erano già morti dopo poco tempo e la comunità era fortemente turbata e rattristata da questo. Alcuni avevano conoscenza delle Scritture dell'Antico Testamento, ma quanto di quello letto nel libro di Giobbe o Daniele si poteva applicare anche a loro? Ed in che modo? Cosa aveva detto Cristo a riguardo della morte? In un tempo privo del Nuovo Testamento scritto, le comunità potevano restare con questi dubbi per mesi, o addirittura anche per anni. In questa situazione dunque, Paolo scrive loro su questo tema. Come appare ora chiaro, non si tratta di uno scritto esclusivamente dottrinale, ma di un'istruzione che ha il chiaro scopo di consolare i fratelli in un momento molto difficile. Questo insegnamento non viene dato in una specie di discepolato o scuola biblica, ma in un momento di tristezza, come soluzione al problema di una realtà attuale. Qualche anno dopo, nella comunità di Corinto qualcuno inizierà a negare la risurrezione, e l'apostolo dovrà tornare con loro su questo tema entrando ancor di più nello specifico

Ai tessalonicesi invece Paolo scrive poche frasi, poche ma fondamentali per la loro vita di fede. Gesù è morto ed è risuscitato: questo è il vero e proprio fondamento. Grazie alla sua risurrezione, egli condurrà con sé coloro che sono morti amandolo: questa è la conseguenza della sua morte e risurrezione. Poi arriva una descrizione più completa della parola del Signore: egli scenderà dal cielo, ed al suo ordine e con il suono la tromba di Dio risusciteranno tutti i morti credenti, e successivamente i viventi saranno trasformati per incontrare insieme il Signore nell'aria e stare sempre con lui. Dunque la speranza della fede in Cristo non è per questa vita soltanto (saremmo i più miseri fra gli uomini se fosse così!), e di conseguenza è possibile vedere e vivere la morte stessa con serenità, come un momento di sofferenza che sarà comunque trasformato in gioia dal Signore proprio attraverso il suo ritorno e la risurrezione che egli comanderà in prima persona. Questa istruzione è consolatoria e veritiera, ed ha il potere di  rafforzare la fede in Dio più di qualsiasi altra. Nessuno può separarci dall'amore del Signore, neanche la morte stessa.

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com'è scritto:
«Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;
siamo stati considerati come pecore da macello».
Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Romani 8:35-39 
5. CONCLUSIONE 


















In questo terzo approfondimento dedicato alla Prima Lettera di Paolo ai Tessalonicesi, abbiamo iniziato ad esaminare la seconda parte della lettera, ossia la parte composta da esortazioni ed istruzioni e non più da narrazioni. I racconti del trascorso comune all'apostolo Paolo e ai tessalonicesi lasciano quindi il posto a delle esortazioni e istruzioni specifiche per il tipo di problemi che la comunità stava passando. Progredire nel Signore astenendosi dalla fornicazione (comune per tutti i loro concittadini) e dagli inganni sociali, dunque, ma anche crescere nell'amore mantenendosi ciascuno con il proprio lavoro, ed infine conservare la speranza per coloro che sono morti, sapendo che un giorno risusciteranno e anche loro saranno sempre con il Signore. Precise indicazioni pratiche con alle spalle profonde motivazioni teologiche. 

Naturalmente queste indicazioni sono un vero e proprio tesoro non solo per la prima chiesa di Tessalonica di metà I secolo, ma anche per tutti i cristiani di ogni tempo e luogo, che possono confrontarsi con queste direttive apostoliche preservate da ogni errore grazie all'ispirazione dello Spirito Santo. Ecco quindi perché tutti noi possiamo e dobbiamo - assieme ai tessalonicesi - ricevere l'esortazione a ricercare la progressione nella nostra santificazione personale, lasciando ogni impurità sessuale e relazionale. Ecco perché dobbiamo crescere nell'amore senza approfittare della generosità del nostro prossimo, e consolarci gli uni gli altri attraverso la promessa del Signore di condurre a sé tutti coloro che lo hanno amato, anche dopo la loro morte. Ubbidendo alla volontà del Signore, ogni comunità cristiana può crescere in modo sano e portare un frutto duraturo, rendendo onore a Colui che ha fatto loro dono del suo prezioso Santo Spirito.

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