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mercoledì 12 febbraio 2014

"Lo voglio, sii purificato"

Mentre egli si trovava in (en) una di quelle città, ecco un uomo tutto coperto di lebbra, il quale, veduto Gesù, si gettò con la faccia a terra e lo pregò dicendo (legō) : «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi (katharizō)». 
Ed egli stese la mano e lo toccò, dicendo
«Lo voglio, sii purificato (katharizō)». 
In quell'istante la lebbra sparì da lui. 
Poi Gesù gli comandò di non dirlo (legō) a nessuno. «Ma va'», gli disse, «mòstrati al sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha prescritto; e ciò serva loro di testimonianza». 
Però la fama di lui si spandeva sempre più; e moltissima gente si radunava per udirlo ed essere guarita dalle sue infermità. Ma egli si ritirava nei (en) luoghi deserti e pregava. 
Luca 5:12-16

Questa pericope, tratta dal Vangelo secondo Luca, racchiude nella sua narrazione una struttura chiastica. Il chiasmo, o chiasma, è una figura retorica che crea un incrocio tra una serie di parole secondo uno schema sintattico di AB, BA. In questo caso abbiamo due serie di tre elementi contraddistinti dalle stesse parole greche, i cui due elementi centrali rappresentano il fulcro dell'episodio narrativo in modo concentrico. Si può rappresentare tale struttura visualizzandola nel seguente modo:

A Gesù si trovava in (en) una città (5:12a)

    B Lì c'era un uomo lebbroso che vedendo Gesù si gettò a terra dicendo (legō) (5:12b)

       C "Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi" (katharizō) (5:12c)

       C Gesù lo toccò dicendo: "lo voglio, sii purificato (katharizō) (5:13a)
    B Il lebbroso fu guarito e Gesù gli comandò di non dirlo (legō) a nessuno.
A Moltissima gente però venne a saperlo e Gesù si ritirò nei (en) luoghi deserti per pregare. 

Credo sia utile pensare a questo brano evangelico come ad una serie di cerchi concentrici, il cui cerchio centrale rappresenta il fulcro, il cuore del messaggio che l'autore voleva trasmettere. Ogni espressione deve dunque essere letta sia nel naturale divenire della narrazione, sia nel confronto con la sua controparte, ossia con l'altra metà che costituisce assieme ad essa un "cerchio" completo. 

Negli ultimi due secoli la critica biblica ha spezzato i vangeli in piccolissime unità di testo per stabilire a quale stile narrativo appartenessero. Solo negli ultimi decenni però, è tornata una nuova attenzione nell'utilità di considerare porzioni di testo più ampie, che potessero contenere informazioni ancora più importanti per il loro studio. I protagonisti coinvolti, i luoghi, il tempo, dunque, sono diventati elementi di grande importanza per la delimitazione dei brani ed il loro approfondimento. Anche in questo caso è possibile applicare questa regola per evidenziare interessanti indizi a riguardo del presente testo. 


Il cerchio più esterno: il luogo

Il racconto si apre con Gesù in una città, presumibilmente Cafarnao. Nella Bibbia le città rappresentano i luoghi di maggior concentrazione di persone, e questo non sempre con un senso positivo. In Genesi leggiamo che Dio ha creato un giardino per stabilirvi l'uomo, ma dopo la trasgressione di Adamo sarà suo figlio Caino (colpevole di aver ucciso suo fratello, e quindi capostipite di una genealogia ribelle a Dio) a costruire la prima città (Ge 4:17). Se i discendenti di Set si manterranno "separati" e puri, i discendenti di Caino lasceranno proliferare la propria peccaminosità fino alla decisione del Signore di distruggere il mondo attraverso il diluvio universale. La città quindi è spesso associata ad un'alta concentrazione di peccato, di ingiustizia, di disagio. Gesù è presente in un luogo di questo tipo, e la sua santità non può evitare di manifestarsi per la gloria di Dio. 

Parallelamente, il brano si chiude con moltissima gente che cerca Gesù per ascoltarlo e per essere guarita. Una situazione apparentemente positiva, che evidenzia però proprio il bisogno di quelle persone, un bisogno che - a loro insaputa - andava oltre la necessità di guarigioni, oltre il desiderio di ascoltare la realtà di Dio. Il loro bisogno più profondo infatti era quello di una rigenerazione e di una nuova nascita attraverso lo Spirito Santo (Gv 16:7). Un bisogno che sarà potenzialmente soddisfatto da lì a poco con il sacrificio di Cristo e con la discesa dello Spirito a Pentecoste. Il tempo di questo racconto però non è ancora quello, e forse anche per questo motivo vediamo Gesù ritirarsi nei luoghi deserti a pregare. Non era il tempo della sua manifestazione come Messia, non era ancora il suo tempo. 

Contrapposta alla città, alla folla, troviamo dunque un luogo deserto, solitario. Un luogo dove Gesù poteva pregare il Padre in modo intimo e personale. Un luogo dove ricevere forza, indicazione, e riposo. Un luogo dove il Figlio poteva ascoltare la volontà del Padre per adempierla in modo perfetto.


Il secondo cerchio: la parola

Entrando nel secondo "cerchio concentrico", arriviamo all'ingresso nella narrazione di un personaggio malato, sofferente, abbandonato. 
C'erano i cittadini, c'erano i discepoli di Cristo e c'erano coloro che lo avevano ascoltato mentre insegnava. Nonostante il gran numero di persone presenti però, la scena si focalizza sul momento in cui questa persona malata di lebbra vede Gesù. Il lebbroso lo vede e, ignorando tutto quello che accade intorno, si prostra davanti a lui rivolgendogli la parola. Riconosce Gesù, e gli parla. Cosa gli dice? Una frase brevissima che denota il riconoscimento che questa persona aveva dell'autorità di Cristo. Egli sapeva che poteva guarirlo, e su questa certezza si appoggia la sua richiesta. Il lebbroso parla a Gesù.

In modo speculare, Gesù dopo averlo guarito gli comanda di non dirlo a nessuno. 

In questo livello, la contrapposizione è tra la parola di fede che il lebbroso rivolge a Gesù ed il comando del Signore di non dirlo a nessuno. Questo comportamento, molto presente nei vangeli sinottici, è spesso chiamato "segreto messianico", e riguarda proprio lo scrupolo che Gesù aveva di mostrare anzitempo la sua vera identità come Messia. Il lebbroso parla a Gesù, riconoscendo la sua identità, e Gesù che - dopo averlo guarito - parla al lebbroso comandandogli di non dirlo a nessuno. 
Una parola che denota una rivelazione, ed il comando di non divulgare questa stessa rivelazione e il miracolo che la testimonia. 

Giovanni 7:6 Gesù quindi disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo, invece, è sempre pronto. 


Il cuore del brano: la purificazione

Arriviamo ora al vero e proprio cuore del brano, il centro di tutto il racconto, che si appoggia sulla parola "purificato/purificazione". Il lebbroso dice a Gesù "se vuoi, puoi purificarmi", e Gesù gli risponde "lo voglio, sii purificato". Il desiderio di guarigione del malato incontra il desiderio di guarire del Signore, e da questo incontro nasce una guarigione miracolosa. 

In realtà il significato che si cela dietro a questa purificazione è ancora più profondo di una semplice guarigione da una malattia. 

Nel libro del Levitico, al capitolo 13, troviamo le regolamentazioni del popolo di Israele a riguardo della lebbra. Era compito dei sacerdoti diagnosticare la malattia, e dopo che essi l'avevano riconosciuta, dichiaravano quella persona impura. L'impurità comportava un'interdizione dal culto a Dio e dalle altre stesse persone.

Il lebbroso, affetto da questa piaga, porterà le vesti strappate e il capo scoperto; si coprirà la barba e griderà: "Impuro! Impuro!" Sarà impuro tutto il tempo che avrà la piaga; è impuro; se ne starà solo; abiterà fuori del campo.

Levitico 13:45,46 

Il lebbroso del racconto evangelico dunque era una persona separata da Dio e dal prossimo, oltre che vittima di una tremenda malattia fisica. Una persona lasciata a sé stessa, che poteva solo guarire o morire. In questa condizione, l'intervento di Gesù ha avuto ripercussioni sul piano fisico, spirituale e sociale della persona che ha riconosciuto in Lui colui che può operare miracoli.

Riflettendo su questo miracolo, è possibile pensare al fatto che lo scopo del Signore fosse quello di restaurare l'umanità nella sua interezza, su molteplici livelli. Fisicamente, alla resurrezione dei figli di Dio. Spiritualmente, grazie alla nuova nascita. Ma non solo, lo scopo del Signore è stato anche quello di ripristinare l'ordine sociale degli uomini creando la Chiesa. Una realtà fisica, spirituale e sociale, composta dall'insieme delle persone che hanno riconosciuto in Lui il proprio Signore e Salvatore. Una nuova società composta da uomini e donne di ogni lingua, tribù e nazione, accomunati dalla chiamata di Dio sulla loro vita, e dalla propria ubbidienza a "Colui che era, che è e che viene, l'Onnipotente". Un nuovo progetto di Dio visibile nella Scrittura, nella Storia, e in ogni vita incontrata da Gesù.

Il desiderio di ogni credente sarà sempre quello di prostrarsi davanti al Signore e dirgli: "se tu vuoi, puoi purificarmi, puoi restaurarmi".
E ogni volta, il desiderio di Gesù sarà quello di esclamare: "lo voglio, sii purificato!".

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