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giovedì 28 febbraio 2013

La lode e adorazione alla luce della Scrittura

Il concetto di lode è molto diffuso e conosciuto sia dentro che fuori la chiesa. Fin da tempi più antichi, infatti, ogni celebrazione aveva una componente musicale, sia che fosse con l'organo o con altri strumenti più moderni. I più grandi compositori di musica classica sono stati condotti alla composizione di musica sacra, affermata in tutto il mondo. Il genere "Gospel", poi, ha contribuito alla diffusione degli inni spirituali anche fuori dalle chiese, trovando parecchio successo in quasi ogni nazione, soprattutto nel periodo di Natale. Esistono seminari di lode e adorazione sia in ambito protestante che cattolico. Esistono corsi più o meno riconosciuti a livello nazionale e non è raro trovare nelle varie chiese locali corsi per il coro o per strumenti musicali.  Sicuramente la musica ha un'influenza molto grande negli uomini e, di certo, anche nella spiritualità. Quello che a mio avviso è più raro, invece, è lo studio di questo tema nella Parola di Dio. Il suo significato nella Bibbia, il suo scopo, i contesti coinvolti....insomma, quello che possiamo apprendere dalle Scritture per vivere questa realtà allineandoci al modo in cui Dio l'ha voluta. Ben lungi dallo scrivere uno studio biblico approfondito su questo tema, è invece mio desiderio soffermarmi su alcuni passi biblici per apprendere delle lezioni fondamentali a riguardo, e poter iniziare a valutare ogni pensiero in base a all'opinione di Colui che è l'oggetto stesso della lode e dell'adorazione.
Iniziamo quindi questo percorso, affacciandoci al primo concetto biblico che può portarci alla scoperta di una realtà davvero importante.

LA LODE E ADORAZIONE APPARTIENE AD OGNI CREDENTE

Colossesi 3:16 La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali. 

Efesini 5:18 Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito, Efesini 5:19 parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; Efesini 5:20 ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; Efesini 5:21 sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

I primi brani che leggiamo sono stati scritti dall'Apostolo Paolo alla comunità di Colosse e di Efeso. Dopo aver insegnato circa la Grazia di Dio, Paolo mostra come sia naturale che da essa sgorghi il ringraziamento espresso con cantici spirituali. Ribadisce il concetto nella Lettera agli Efesini, chiarendo che la dimensione della lode e adorazione appartiene ad ogni credente, senza distinzione di classi o ministeri. Ogni cristiano è chiamato ad essere ricolmo di Spirito Santo, così ricolmo da esplodere in canti di gioia al nostro Signore! Questa è la lode! Questa è l'adorazione! Essere alla presenza di Dio e vivere una gioia così perfetta da non poterla contenere. Non è un optional, un supplemento alla vita cristiana standard. Anzi, al contrario, è legata a doppio filo alla Grazia di Dio, perno della vita spirituale senza il quale nulla avrebbe significato. Senza la Sua grazia, infatti, nessun uomo potrebbe essere salvato e il fine ultimo di tutta la creazione sarebbe soltanto l'inferno. Lode a Dio che non è così!

LA LODE E ADORAZIONE E' LEGATA ALLA PROFEZIA

Dopo aver appreso l'importanza per ogni figlio di Dio di vivere questa realtà, continuiamo il nostro cammino addentrandoci questa volta nell'Antico Testamento. Il libro biblico più rilevante su questo argomento, infatti, si trova proprio qui: mi sto riferendo al libro dei Salmi. Leggendo nelle nostre Bibbie questi meravigliosi versi, possiamo essere portati a pensare che i Salmi siano delle poesie rivolte a Dio. Nella realtà, però, non è così! I Salmi sono per la maggior parte testi di inni di lode e adorazione, laddove la musica che li accompagnava si è persa nel tempo. Molto spesso troviamo ancora indicazioni di questo tipo: "Al direttore del coro", "Per strumenti a corda", "Salmo di Davide" o altre indicazioni musicali come il termine "Sela", che stava ad indicare il momento del canto in cui stare in silenzio per lasciare spazio ai brani strumentali. Leggendo con attenzione non si può non notare che una gran parte di salmi contiene delle profezie di fondamentale importanza. Vediamo insieme alcuni esempi:

(1)
Salmi 110:1 Il SIGNORE ha detto al mio Signore: «Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi». 

Cfr. 

 Matteo 22:43 Ed egli a loro: «Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: Matteo 22:44 "Il SIGNORE ha detto al mio Signore: 'Siedi alla mia destra finché io abbia messo i tuoi nemici sotto i tuoi piedi'"? Matteo 22:45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?» Matteo 22:46 E nessuno poteva replicargli parola; da quel giorno nessuno ardì più interrogarlo. 

(2) 
Salmi 45:6 Il tuo trono, o Dio, dura in eterno; lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia. Salmi 45:7 Tu ami la giustizia e detesti l'empietà. Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto d'olio di letizia; ti ha preferito ai tuoi compagni. 

Cfr.

Ebrei 1:8 parlando del Figlio dice: «Il tuo trono, o Dio, dura di secolo in secolo, e lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia. Ebrei 1:9 Tu hai amato la giustizia e hai odiato l'iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni». 

(3) 
Salmi 89:26 Egli m'invocherà, dicendo: "Tu sei mio Padre, mio Dio, e la rocca della mia salvezza". 

Cfr. 

Matteo 11:26 Sì, Padre, perché così ti è piaciuto.

(4) 
Salmi 22:1 Al direttore del coro. Su «Cerva dell'aurora». Salmo di Davide. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito! 

Cfr.

Matteo 27:46 E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

Solo quattro esempi, per mostrare una meravigliosa verità biblica.
Per ragioni di spazio non posso continuare questo elenco, che sarebbe infatti davvero lungo.

I Salmi, dunque, sono testi di canti che venivano accompagnati dalla musica e molti di essi ricoprono un importante ruolo profetico. Questa associazione può essere casuale?
Penso proprio di no.
Lode, adorazione e profezia sono infatti strettamente legati tra di loro.
Ricordiamoci anche la vicenda del profeta Eliseo:


2Re 3:15 Ma ora conducetemi qua un sonatore d'arpa». E, mentre il sonatore arpeggiava, la mano del SIGNORE fu sopra Eliseo,
2Re 3:16 che disse: «Così parla il SIGNORE: Fate in questa valle delle fosse!

Eliseo poteva pregare tra se' e se', invocare Dio ad alta voce o in altro modo.
Nella Bibbia, del resto, troviamo innumerevoli modi per invocare il Signore. Ma non ha fatto nulla di tutto questo. Ha chiesto invece un suonatore d'arpa. E mentre il suonatore arpeggiava, ha iniziato a profetizzare.
Credo che la relazione tra queste due realtà spirituali sia incontestabile. Ma c'è un ulteriore passo che dobbiamo fare: è così anche al presente, anche per noi?
Su questa domanda la Chiesa è divisa.
Dottrinalmente, molti fratelli e sorelle pensano che la profezia sia cessata con la redazione del canone del Nuovo Testamento. A livello personale, però, non trovo argomentazioni bibliche valide in accordo con questa interpretazione. Non trovo versetti che confermano la cessazione della profezia, dei cinque ministeri e dei doni dello Spirito Santo con il primo secolo dopo Cristo. Al contrario, sono testimone oculare della manifestazione di queste realtà che confermano la veridicità del messaggio biblico.
Sì, è così anche al presente. Sì, è così anche per noi. Sì, ogni istante passato alla presenza di Dio, a lodare e adorare il nostro Signore, è anche un momento che deve essere speso ad ascoltare la Sua voce.


Salmi 95:1 Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE,
acclamiamo alla rocca della nostra salvezza!
Salmi 95:2 Presentiamoci a lui con lodi,
celebriamolo con salmi!
Salmi 95:3 Poiché il SIGNORE è un Dio grande,
un gran Re sopra tutti gli dèi.
Salmi 95:4 Nelle sue mani sono le profondità della terra,
e le altezze dei monti sono sue.
Salmi 95:5 Suo è il mare, perch'egli l'ha fatto,
e le sue mani hanno plasmato la terra asciutta.
Salmi 95:6 Venite, adoriamo e inchiniamoci,
inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti.
Salmi 95:7 Poich'egli è il nostro Dio,
e noi siamo il popolo di cui ha cura,
e il gregge che la sua mano conduce.
Salmi 95:8 Oggi, se udite la sua voce,
non indurite il vostro cuore come a Meriba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
Salmi 95:9 quando i vostri padri mi tentarono,
mi misero alla prova sebbene avessero visto le mie opere.

Cantiamo con gioia al Signore, acclamiamo, presentiamoci con lode, adoriamo, inchiniamoci, inginocchiamoci.....ma oggi ascoltiamo la Sua voce.
Ogni relazione ed ogni dialogo è basato sul duplice aspetto del parlare e dell'ascoltare.
La nostra relazione con Dio non è differente. Lodiamo, inneggiamo, ringraziamo...ma dopo ascoltiamo. Altrimenti ci perderemo la parte migliore.

LA TENDA DI DAVIDE E L'ETERNA LODE E ADORAZIONE CELESTE 



Esodo 25:40 Vedi di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte. 

Quando il Signore volle istituire il Tabernacolo per dimorare con il Suo popolo, fece vedere a Mosè una realtà celeste da rappresentare sulla Terra.

Ebrei 8:5 Essi celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: «Guarda», disse, «di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte».

Questo Tabernacolo era una tenda che conteneva un cortile e due stanze, di cui quella più interna - il luogo Santissimo - proteggeva l'arca dell'alleanza, dove dimorava la presenza di Dio.
Ombra del luogo celeste che vide l'Apostolo Giovanni:


Apocalisse 4:2 Subito fui rapito dallo Spirito. Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c'era uno seduto.
Apocalisse 4:3 Colui che stava seduto era simile nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo.
Apocalisse 4:4 Attorno al trono c'erano ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti bianche e con corone d'oro sul capo.

Apocalisse 4:8 E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt'intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene».
Apocalisse 4:9 Ogni volta che queste creature viventi rendono gloria, onore e grazie a colui che siede sul trono, e che vive nei secoli dei secoli,


Apocalisse 4:10 i ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo:
Apocalisse 4:11 «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono».

Qualsiasi cristiano di ogni tempo geme in attesa della redenzione del corpo (Ro8:23) e della piena manifestazione del regno di Dio. Ogni credente è in attesa di vivere il tempo visto da Giovanni.
Un tempo di lode e adorazione perenne, di fronte al trono di Dio.

Adorazione continua, che però è stata anticipata per la prima volta proprio dinanzi all'Arca dell'Alleanza, in un tempo successivo a quello di Mosè.
Intorno al 1000 a.C., infatti, il re Davide riuscì a riconquistare l'Arca, a lungo tenuta in mano dai nemici di Israele, e riportarla a Gerusalemme dove istituì qualcosa di completamente nuovo.



1Cronache 15:1 Davide si costruì delle case nella città di Davide; preparò un luogo per l'arca di Dio e innalzò una tenda per essa. 1Cronache 16:4 Poi stabilì davanti all'arca del SIGNORE alcuni dei Leviti per fare il servizio, per invocare, celebrare e lodare il SIGNORE, Dio d'Israele. 

1Cronache 16:5 Erano: Asaf, il capo; Zaccaria, il secondo dopo di lui; poi Ieiel, Semiramot, Ieiel, Mattitia, Eliab, Benaia, Obed-Edom e Ieiel. Sonavano saltèri e cetre, e Asaf sonava i cembali; 1Cronache 16:6 i sacerdoti Benaia e Iaaziel sonavano continuamente la tromba davanti all'arca del patto di Dio. 1Cronache 16:7 Allora, in quel giorno, Davide diede per la prima volta ad Asaf e ai suoi fratelli l'incarico di cantare le lodi del SIGNORE. 

1Cronache 25:1 Poi Davide e i capi dell'esercito appartarono per il servizio quelli dei figli di Asaf, di Eman e di Iedutun che cantavano gli inni sacri accompagnandosi con cetre, con saltèri e con cembali; e questo fu il numero di quelli che furono incaricati di questo servizio: 1Cronache 25:2 dei figli di Asaf: Zaccur, Iosef, Netania, Asarela, figli di Asaf, sotto la direzione di Asaf, che cantava gli inni sacri, seguendo le istruzioni del re. 1Cronache 25:3 Di Iedutun: i figli di Iedutun: Ghedalia, Seri, Isaia, Casabia, Mattitia e Simei, sei, sotto la direzione del loro padre Iedutun, che cantava gli inni sacri con la cetra per lodare e celebrare il SIGNORE. 1Cronache 25:4 Di Eman: i figli di Eman: Bucchiia, Mattania, Uzziel, Sebuel, Ierimot, Anania, Canani, Eliatac, Ghiddalti, Romamti-Ezer, Iosbecasa, Malloti, Otir, Maaziot. 1Cronache 25:5 Tutti questi erano figli di Eman, veggente del re, secondo la promessa di Dio di accrescere la potenza di Eman. Dio infatti aveva dato a Eman quattordici figli e tre figlie. 1Cronache 25:6 Tutti questi erano sotto la direzione dei loro padri per il canto della casa del SIGNORE, e avevano cembali, saltèri e cetre per il servizio della casa di Dio. Erano sotto la direzione del re, di Asaf, di Iedutun e di Eman. 1Cronache 25:7 Il loro numero, compresi i loro fratelli istruiti nel canto in onore del SIGNORE, tutti quelli cioè che erano esperti in questo, era duecentottantotto. 1Cronache 25:8 Tirarono a sorte il loro ordine di servizio, tanto i piccoli quanto i grandi, tanto i maestri quanto gli allievi.

Duecentottantotto persone a tempo pieno nel servizio di lode e adorazione davanti all'Arca del patto di Dio.
Duecentottantotto persone che mostravano davanti a tutto Israele una realtà celeste, giorno e notte, anno su anno. Ebbene, la tensione verso questa lode continua non è terminata tremila anni fa. E' una tensione che deve essere condivisa dalla Chiesa di oggi, perché tutti noi stiamo camminando verso un'unica direzione celeste. La lode non è un momento di canto. Non è un momento di musica. E' un'attitudine spirituale che dev'essere coltivata continuamente, in attesa di compiersi pienamente.
La lode e adorazione celeste è rappresentata al meglio dal modello davidico ed è ciò che la Chiesa deve sperimentale per vivere appieno questa realtà!

CONCLUSIONI

Riepiloghiamo questi tre punti sulla lode e adorazione....elementi semplici, ma di fondamento per la vita cristiana.

1) Ogni cristiano deve vivere una vita di lode e adorazione.

2) Ogni momento vissuto nella lode e adorazione deve essere vissuto nell'ascolto della voce di Dio.

3) La lode e adorazione sono realtà espresse dinanzi al trono di Dio, in eterno. Non sono qualcosa da vivere pochi minuti alla settimana. E' responsabilità di ogni credente avvicinarsi il più possibile ad una attitudine di vita di continua adorazione a Dio. Portare in terra ciò che è già nel Cielo.

sabato 16 febbraio 2013

La speranza del credente

1Pietro 1:1-5 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate. Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi.

 A ridosso dalla prima grande persecuzione dei cristiani a causa dell'incendio di Roma, l'Apostolo Pietro scrive questa lettera cattolica, cioè universale, indirizzata in modo circolare a tutti i credenti di diverse regioni dell'Asia minore. A differenza della maggior parte delle lettere di Paolo, in questo caso l'autore non conosceva personalmente coloro che avrebbero letto la missiva, non tutti perlomeno. Le indicazioni quindi sono di carattere generale e non rispondono a esigenze di singole comunità locali, quanto a quelle un determinato periodo storico di espansione e consolidamento della Chiesa, che stava avvenendo non senza problemi. Nei primissimi versetti, leggiamo una presentazione teologica della salvezza, quasi come se fosse una confessione di fede che i lettori potevano riconoscere immediatamente. Troviamo infatti la prescienza di Dio padre che ha eletto a salvezza i credenti, la santificazione dello Spirito Santo, e il sangue purificatore del Signore Gesù. I ruoli di ogni Persona della Trinità nel piano di salvezza dell'uomo. Probabilmente neanche l'Apostolo stesso sapeva che proprio questo tema – che per lui e per la stessa fede cristiana è di fondamento – sarebbe stato causa di una sofferta controversia fino alla risoluzione finale nel Concilio Costantinopolitano del 381 d.C. O forse proprio per averne avuto sentore, o rivelazione, ci tiene a mostrarlo in primissimo piano. Continuando la lettura, leggiamo un approfondimento di questo stesso tema: la nuova nascita dei credenti a una speranza viva, mediante la resurrezione di Cristo per un'eredità incorruttibile e celeste. Questa è una vera e propria chiave di volta. Anzi, per usare dei termini biblici, la pietra angolare su cui è stata edificata la Chiesa: la divinità di Cristo e la Sua resurrezione. La speranza dei credenti di ogni tempo, la nostra stessa speranza, è basata sulla persona di Gesù Cristo, il vivente. Questo rende la nostra speranza viva! Una speranza che ha la prova empirica, evidente e testimoniata da molteplici persone. Non è una speranza appoggiata alla parola di qualcuno, ma su di un fatto: Gesù Cristo è risorto! Senza questo fatto, nulla avrebbe senso, come sta scritto:

 1Corinzi 15:19 Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini. 
1Corinzi 15:32 Se soltanto per fini umani ho lottato con le belve a Efeso, che utile ne ho? Se i morti non risuscitano, «mangiamo e beviamo, perché domani morremo».

Se i morti non risuscitano, se Cristo stesso non è risorto, la fede cristiana non ha più alcun senso. La speranza cristiana è morta, senza significato. E a questo riguardo, cosa dice la scrittura?

 1Corinzi 15:20 Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. 
1Corinzi 15:21 Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. 
1Corinzi 15:23 ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta

 Gloria a Dio! Cristo è stato risuscitato dai morti! La nostra speranza è vivente, ed ha un nome al di sopra di ogni altro nome! (Fil 2:9) Quando Egli tornerà infatti, sarà il nostro turno: il momento della nostra resurrezione dai morti, il momento di vivere la speranza che ci ha accompagnato per tutta la nostra vita. Sappiamo infatti che la nostra speranza non è solo viva, è anche salvifica.

1Tessalonicesi 5:8 Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza.

 Leggendo queste parole dell'Apostolo Paolo – probabilmente nella lettera più antica del Nuovo Testamento, datata intorno al 50 d.C. – troviamo una nuova descrizione della speranza che ci accomuna. Leggiamo infatti che, proprio perchè legata alla salvezza, è come un elmo di protezione per la parte più delicata dell'uomo: la testa. In ogni attività pericolosa compiuta dall'uomo – sia essa la guida di moto ad alta velocità, il lavoro in un cantiere, l'esplorazione di una grotta – c'è una sola costante, l'obbligo di indossare un casco o un elmetto di protezione. Le ferite alla testa infatti possono rivelarsi molto frequentemente mortali e per questo motivo è necessaria un'azione di protezione, di prevenzione. La vita cristiana non è da meno. Non è una vita senza problemi. La Bibbia stessa afferma che noi siamo in guerra, la più terribile e devastante attività dell'uomo (2 Tim 2:4). E anche noi abbiamo bisogno di una protezione che possa difenderci dagli attacchi del nemico, dalle ferite mortali. La speranza della salvezza! Fratelli, se viviamo una relazione con il nostro Padre Celeste, il nostro stesso spirito ci attesta che siamo figli di Dio. Non per meriti particolari o per una moltitudine di buone azioni, ma per volontà stessa del Signore e per il merito di Gesù Cristo. Siamo figli! Qualsiasi cosa succeda, sappiamo di essere eredi di Dio e coeredi del Signore Gesù (Ro 8:17). E' qualcosa che nessuno mai potrà toglierci. Nessuno mai potrà separarci dall'amore di Dio (Ro 8:39)! Questo ci porta a una speranza salvifica, una speranza che protegge la nostra stessa vita portandoci a vivere la vita di Dio e rendendoci per questo motivo intoccabili. Il nemico farà il possibile per farci soffrire, un giorno sicuramente moriremo ma la nostra speranza ci porta a una salvezza e una vita superiore e eterna, come infatti leggiamo nella Lettera a Tito:

Tito 3:7 affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna.

 Ma non finisce qui, la Parola di Dio infatti ci dà altre preziosissime indicazioni circa la nostra speranza.

 Ebrei 6:19 Questa speranza la teniamo come un'àncora dell'anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina,
Ebrei 6:20 dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Dio non ci ha donato infatti una speranza volatile. Suscettibile di continui cambiamenti o insicura. No di certo! Nella Lettera agli Ebrei infatti abbiamo conferma che la speranza che viviamo è sicura. E' ferma. E' come un'àncora che immobilizza la nave della nostra anima da ogni onda e marea di dubbio, incertezza, incredulità, prova, avversità. Non è infatti – lo ripeto ancora una volta – una speranza che poggia su noi stessi. Noi siamo incostanti, volubili, lunatici. Sarebbe un grave problema se la speranza della nostra salvezza dipendesse da noi. No, non è così. Questa speranza riesce ad essere come un'àncora dell'anima proprio perchè è fondata nell'opera di espiazione di Gesù. E' fondata su qualcosa che è già accaduto, pertanto qualcosa di certo! Per questo motivo possiamo dire di essere stabili e fermi in essa. Riepiloghiamo insieme queste preziose caratteristiche della nostra speranza. Una speranza vivente. Una speranza che salva. Una speranza sicura. Questo potrebbe bastare per esortarci in tutti i giorni della nostra vita. Ma Dio, ricco in misericordia, ha provveduto a mostrarci ancora altre caratteristiche di questa meravigliosa speranza.

2Tessalonicesi 2:16 Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, 
2Tessalonicesi 2:17 consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola.

Essa infatti è anche una speranza buona. Una speranza che fa la differenza, che è visibile dalle altre persone e che dà testimonianza della nostra fede. Una speranza legata a doppio filo con l'amore di Dio Padre, che non manca di consolarci ogni giorno, ogni momento, per ricreare e fortificare il nostro uomo interiore. Qualcosa che guarisce ogni ferita, ogni tristezza, ogni depressione. Una buona speranza che rallegra il cuore in momenti di sconforto e dona la forza di superare i tempi più difficili. Sono sicuro che molti di voi si sentiranno incoraggiati da queste parole. Certo, la nostra speranza è il motivo per cui viviamo, è la soluzione ad ogni problema! Ma, dopo aver visto e considerato tutto questo, voglio anche presentarvi una realtà a cui dobbiamo rendere conto in ogni momento.

Romani 8:24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?
Romani 8:25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza.

Ecco dunque la realtà che vi volevo presentare. Ciò che speriamo è invisibile. Non è possibile vederla, toccarla, stringerla. E' una speranza da aspettare con pazienza. Da coltivare giorno dopo giorno, perchè è destinata a trovare il proprio compimento nel giorno del Signore. Se fosse già realizzata e visibile, di fatto non sarebbe più speranza. Invece, non essendosi ancora pienamente realizzata (pur trovando radice come abbiamo visto nel fatto certo già compiuto della resurrezione di Cristo) dobbiamo aspettarla con pazienza. Ancora, ancora e ancora. Per tutti i giorni della nostra vita. Non è facile. Non è affatto una scorciatoia. E' una strada lunga e a volte tortuosa ma contemporaneamente sicura e certa. Vi ricordate di Giuseppe? Rammentate la sua storia? Quando era fanciullo Dio gli mostrò in sogno quello che sarebbe stato della sua vita. Tutta la sua famiglia si sarebbe inginocchiata a lui, sarebbe divenuto un principe. Era un sogno da parte di Dio, era un promessa certa. Qualcosa che sarebbe sicuramente avvenuto. Fu forse per questo motivo una vita facile la sua? Semmai il contrario. La Scrittura testimonia di tutte le sofferenze che dovette subire, ma alla fine, proprio nel momento di maggiore disperazione, questa profezia arrivò ad adempiersi. Probabilmente se non avesse tenuto ferma questa immagine nel suo cuore, Giuseppe si sarebbe dato allo sconforto. Si sarebbe allontanato da Dio e di conseguenza dal Suo meraviglioso piano. Ma proprio per aver ricevuto questa parola da parte del Signore, trovò la forza di andare avanti e superare ogni avversità. Questa è la promessa, il Signore ci mostra come andrà a finire! Non siamo già con un corpo di resurrezione, ma sapendo come andrà a finire possiamo trovare la forza in Dio di vivere la nostra vita nella pienezza di Dio. Un'altra chiave di vittoria, in un'altra caratteristica della speranza del nostro meraviglioso Signore.

Tito 2:11-13 Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, e ci insegna a rinunziare all'empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente,aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo.

Per concludere, consideriamo ancora una volta questa dicotomia biblica. Da una parte, la pazienza e moderazione con le quali viviamo in questo tempo, e dall'altra l'apparizione della gloria di Dio futura. E in mezzo, la nostra beata speranza. Una speranza che rende così felici da essere invidiati, se così potremmo parafrasare il versetto. Una speranza che ci dà la forza di andare avanti, di essere rassicurati e rafforzati dal Signore in ogni giorno della nostra vita. Che siamo in molti, o che siamo da soli, il Signore è sempre con noi e, come ha promesso, non ci abbandonerà mai (Eb13:5). Ringraziamo e rendiamo lode a Dio per questa meravigliosa speranza e per le caratteristiche che abbiamo visto quest'oggi...

1Cronache 16:34b ... perché egli è buono, perché la sua bontà dura per sempre.

Amen.
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