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mercoledì 29 febbraio 2012

Ermeneutica biblica

Che cosa significa “ermeneutica”?

La parola “ermeneutica”, derivante dal greco antico significa letteralmente “l'arte di interpretare”. Rappresenta quindi la metodologia di interpretazione di un testo. E' un concetto nato in ambito religioso proprio per spiegare la Sacra Scrittura.
Con il passare del tempo però, questa accezione si è definita meglio come “ermeneutica biblica”, in quanto il termine semplice ha preso un senso comune più generale: la spiegazione di qualsiasi testo di difficile comprensione. Oggi infatti si parla anche – per esempio - di ermeneutica giuridica ed ermeneutica artistica.
L'ermeneutica biblica si avvale dell'opera di esegesi biblica e di critica testuale per raggiungere gli obiettivi di chiarimento e spiegazione. La prima è lo studio e l'investigazione relativa al contesto in cui è stato scritto un testo. Da chi è stato scritto e per quale destinatario. Si interessa anche del testo stesso, analizzando il significato delle parole e il modo in cui sono state usate.
La seconda invece è la scienza che cerca di ravvicinare il più possibile un testo alla sua forma originaria, ossia quella voluta dall'autore. Coinvolge una ricognizione della tradizione dell'epoca dello scritto; l'incrocio con commenti, citazioni, imitazioni e traduzioni presenti in altre opere e la definizione dei vari stati di modifica del testo avvenuta durante la trasmissione.

Alcune leggi relative all'interpretazione biblica

Per una corretta interpretazione biblica, si devono seguire alcune regole fondamentali, per evitare di giungere a conclusioni sbagliate.

E' fondamentale, per esempio, approfondire gli usi e costumi del tempo a cui si riferisce il brano. Studiare i luoghi descritti, la dinamica degli eventi narrati e l'obiettivo stesso del testo. In poche parole, interpretare in modo accurato.

Rut 4:7 C'era in Israele quest'antica usanza, per render valido un contratto di riscatto o di cessione di proprietà: uno si toglieva la scarpa e la dava all'altro; era il modo di testimoniare in Israele.

Possiamo vedere come in questo caso il brano ci venga in aiuto spiegando da solo un passaggio che altrimenti sarebbe oscuro e persino bizzarro. Molte volte però non è così, in quanto lo scrittore dà per scontato che chi legge sia vicino alla sua cultura. L'evangelista Matteo per esempio, destinando il suo Vangelo principalmente agli Ebrei, dà per scontato che molte pratiche nominate si conoscano per esperienza quotidiana. Per questo motivo non scende in nessuna spiegazione o descrizione, che invece concedono altri autori biblici con differenti destinatari. Ne consegue l'enorme importanza di questo approfondimento per comprendere il significato stesso dello scritto.

Un altro parametro da tenere sempre in considerazione, è lo studio del contesto.
Prendere versetti biblici ed estrapolarli dal loro contesto per scopi devozionali, può facilmente condurre a delle conclusioni estranee al messaggio biblico originale.

Osea 4:6a Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza.

Molte volte ho sentito parlare di questa frase per esempio, trasmettendo il messaggio che se non si frequenta la scuola biblica della comunità, si incorrerà sicuramente nell'aridità spirituale.
Ora: sicuramente l'insegnamento biblico è di enorme importanza per la chiesa. Ma in questo brano non si parla di questo e non si parla neanche di semplice ignoranza o mancanza di voglia di studiare la Bibbia.

Osea 4:6 Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza.
Poiché tu hai rifiutato la conoscenza,
anch'io rifiuterò di averti come mio sacerdote;
poiché tu hai dimenticato la legge del tuo Dio,
anch'io dimenticherò i tuoi figli.


Leggendo il versetto per intero infatti, apprendiamo che la profezia è rivolta a Israele, che ha mostrato la propria mancanza di conoscenza rifiutando e dimenticando la legge e la parola di Dio.
La ribellione del popolo scelto da Dio, e il suo rifiuto a pentirsi della propria idolatria e ingiustizia sociale. Mancanza di conoscenza non come mancanza di informazione quindi, ma piuttosto come aperta disubbedienza.
Un destinatario e un messaggio molto diverso.

Bisogna inoltre leggere le Scritture distinguendo cosa è letterale e cosa è allegorico.
Sebbene la “scuola simbolica”si accosta alla narrazione superficiale di qualsiasi brano dell'Antico Testamento per scoprirvi un significato “spiritualizzato” e nascosto, questo modo di interpretazione è stato respinto dai riformatori protestanti perchè pregiudicherebbe la forza e l'impatto del testo. Nonostante questo però, i riformatori stessi riconoscono che un'interpretazione simbolica sia legittima in determinati contesti come per esempio il libro dell'Apocalisse.
Un altro esempio riguarda le parabole di Gesù. Ci sono situazioni in cui è indicato chiaramente che il messaggio è morale oppure allegorico, e non letterale. Situazioni da studiare e tenere in considerazione se non si vuole stravolgere il senso del testo.

Che cosa significa “contesto”?

Il contesto è l'insieme di elementi di un testo, presenti o sottintesi, messi in correlazione fra loro.
Rappresenta quindi l'intero brano che parla di un determinato argomento, il discorso completo.
Possiamo immaginare un'intervista televisiva basata su alcune domande e risposte che seguono un filo logico. La diretta integrale comprende il contesto delle risposte date. Operando un montaggio atto a isolare delle frasi pronunciate dall'intervistato, invece, vediamo una mancanza del contesto stesso che porta a una comprensione parziale se non addirittura completamente errata.
Sebbene sia meglio analizzare un determinato brano biblico studiando l'intero libro che lo contiene, a volte il suo contesto riguarda semplicemente un testo precedente e/o successivo molto più breve, che parla dello stesso argomento.

1Corinzi 7:1 Or quanto alle cose di cui mi avete scritto, è bene per l'uomo non toccar donna.

Per esempio, il contesto di questo versetto si può considerare l'intero capitolo settimo della lettera, che spiega in modo esaustivo quello che l'Apostolo Paolo voleva dire alla comunità di Corinto circa l'argomento del matrimonio. E' meglio però approfondire l'intera lettera, in modo da avere un chiaro quadro d'insieme.

Alcune figure di linguaggio presenti nella Bibbia.

La Bibbia è una collezione di libri differenti fra di loro per genere, stile narrativo, contesto storico e, molto spesso, autore. In questa grande varietà, troviamo una ricchezza di figure di linguaggio diverse.

Per fare alcuni esempi, abbiamo dei testi di cronaca storica che riportano con dovizia di particolare degli eventi accaduti in un determinato momento:

2Samuele 13:23 Due anni dopo, Absalom faceva tosare le sue pecore a Baal-Asor presso Efraim, e invitò tutti i figli del re.
2Samuele 13:24 Absalom andò a trovare il re e gli disse: «Ecco, il tuo servo ha i tosatori; ti prego, venga anche il re con i suoi servitori a casa del tuo servo!»
2Samuele 13:25 Ma il re disse ad Absalom: «No, figlio mio, non andiamo tutti, affinché non ti siamo di peso». Sebbene Absalom insistesse, il re non volle andare; ma gli diede la sua benedizione.


Lo scopo di questo genere è principalmente quello di raccontare una storia, di informare circa alcuni fatti.

Ma possiamo leggere anche delle figure di linguaggio poetico:

Cantico 2:3 Qual è un melo tra gli alberi del bosco,
tal è l'amico mio fra i giovani.
Io desidero sedermi alla sua ombra,
il suo frutto è dolce al mio palato.


Un linguaggio molto diverso dal precedente che mira a comunicare delle emozioni, più che delle informazioni.

Troviamo inoltre brani dal linguaggio allegorico:

Apocalisse 9:7 L'aspetto delle cavallette era simile a cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano come delle corone d'oro e la loro faccia era come viso d'uomo.
Apocalisse 9:8 Avevano dei capelli come capelli di donne e i loro denti erano come denti di leoni.
Apocalisse 9:9 Il loro torace era simile a una corazza di ferro e il rumore delle loro ali era come quello di carri tirati da molti cavalli che corrono alla battaglia.
Apocalisse 9:10 Avevano code e pungiglioni come quelli degli scorpioni, e nelle code stava il loro potere di danneggiare gli uomini per cinque mesi.


Questi testi appaiono criptici. Sono di fatto incomprensibili per chi non conosce il significato dei simboli utilizzati, e di difficile interpretazione anche per chi si applica al loro studio, come dimostra la varietà di interpretazione dell'Apocalisse presso le varie denominazioni della Chiesa Cristiana. E' verosimile che questo espediente si utilizzi per far comprendere un messaggio ad alcune persone e renderlo invece irraggiungibile per altre. Un esempio di questo utilizzo possiamo trovarlo nella spiegazione che Gesù dà al significato del suo parlare in parabole:

Marco 4:10 Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole.
Marco 4:11 Egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché:
Marco 4:12 "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati"».

Introduzione agli Atti degli Apostoli

Chi è l'autore degli Atti degli Apostoli?

Nel libro biblico degli Atti degli Apostoli non c'è menzione del suo autore. Nonostante questo, è chiaro il fatto che sia il secondo libro scritto da Luca per Teofilo.

Il Vangelo di Luca infatti si apre con lo scopo e il destinatario di questo scritto:
Luca 1:3 è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo,
Luca 1:4 perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.


Allo stesso modo, il libro degli Atti degli Apostoli inizia riprendendo la narrazione dove si era interrotta nel Vangelo di Luca, specificando nuovamente lo stesso destinatario:
Atti 1:1 Nel mio primo libro, o Teofilo, ho parlato di tutto quello che Gesù cominciò a fare e a insegnare,
Atti 1:2 fino al giorno che fu elevato in cielo, dopo aver dato mediante lo Spirito Santo delle istruzioni agli apostoli che aveva scelti.


I padri della Chiesa come Ireneo, Clemente da Alessandria, Tertulliano, Origene, Eusebio e Girolamo, riconoscono in modo unanime nei loro scritti la paternità di Luca, così come il Canone Muratoriano (170 d.C.). Anche dubitando di ciò, bisogna riconoscere che Luca appare solo tre volte nel Nuovo Testamento. Un eventuale falsario avrebbe quindi sicuramente preferito associare il libro a qualche Apostolo più in vista.
Luca era amico intimo di Paolo, suo compagno di viaggio e medico personale (Cl 4:14).

Chi è il destinatario? Quando e dove è stato scritto?

Come scritto in precedenza, il destinatario degli Atti degli Apostoli viene individuato dallo stesso libro con la persona di Teofilo. In greco, questo nome significa “amato da Dio” o “che ama Dio”.
Probabilmente non è un nome proprio ma un termine generico per una persona ben precisa di fede cristiana. Il Vangelo di Luca lo nomina con il titolo di “illustre” o “eccellentissimo”, traducendo il termine greco “kratistos”. Questo termine lo troviamo altre volte negli scritti biblici neotestamentari, anche negli stessi Atti degli Apostoli. Entrando nel dettaglio, è interessante notare l'uso del termine un questo contesto:
Atti 23:26 Claudio Lisia, all'eccellentissimo governatore Felice, salute.

Questa citazione biblica della lettera scritta dal tribuno rivela l'utilizzo di questo titolo in relazione ad un governatore. Scopriamo dunque la correlazione del titolo con un elevato ruolo e grado sociale. Poiché il libro termina la narrazione con Paolo a Roma, e cita la profezia della distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. senza alcuna menzione del suo adempimento, possiamo dedurre che sia stata scritta nel periodo della prigionia di Paolo a Roma, intorno al 62 d.C. Sulla base di questi (ed altri) indizi, il Dr. David Pawson giunge alla conclusione che Teofilo doveva essere probabilmente un avvocato o un giudice coinvolto nel processo di Paolo.

2Timoteo 4:11 Solo Luca è con me. Prendi Marco e conducilo con te; poiché mi è molto utile per il ministero.Dalla seconda lettera scritta da Paolo (mentre era agli arresti domiciliari a Roma) a Timoteo, apprendiamo che Luca era con lui durante questo periodo. E' quindi certo che anche il libro degli Atti degli Apostoli, così come il Vangelo di Luca, siano stati scritti a Roma.

La suddivisione del libro.

Possiamo suddividere il libro degli Atti degli Apostoli in molti modi differenti. Credo però che sia particolarmente interessante vedere una suddivisione in base al seguiente versetto:
Atti 1:8 Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra».

1. TESTIMONI IN GERUSALEMME

Pentecoste (cap 2)
Miracoli a Gerusalemme (cap. 3-5)
La chiesa inizia a strutturarsi (cap 6:1-7)
Stefano, il primo martirio (cap 6:8-7:60)
Il persecutore perseguitato: la prima testimonianza di Saulo (cap. 9:23-31)
La conferenza di Gerusalemme (Atti 15:1-29)
Paolo è arrestato nel tempio, appello a Cesare (Atti 21:17-26:32)

2. TESTIMONI IN SAMARIA

Filippo in Samaria (cap. 8:4-25)
La rivelazione di Pietro, lo Spirito Santo ai gentili (Atti 10)

3. TESTIMONI IN GIUDEA

Filippo in Giudea, sulla strada per Gaza (cap 8:26-40)
Miracoli in Giudea (Atti 9:32-43)

4. TESTIMONI FINO ALL'ESTREMITA' DELLA TERRA

La chiesa in Antiochia (Atti 11:19-30)
Primo viaggio missionario (Atti 13-14)
Secondo viaggio missionario (Atti 15:36-18:22)
Terzo viaggio missionario (Atti 18:23-21:16)
Quarto viaggio missionario di Paolo in prigionia verso Roma (Atti 27-28)

Atti degli Apostoli: una lettura essenziale per comprendere le Epistole.

Senza un approfondimento degli Atti degli Apostoli è impossibile comprendere appieno le lettere neotestamentarie, e tra queste soprattutto quelle paoline. Scrivo di seguito tre esempi che mi vengono in mente, che mostrano molto chiaramente la stretta correlazione tra questi libri biblici e la necessità di studiarli ed insegnarli insieme al fine di ottenere una reale completezza.
Troppo spesso i credenti leggono le lettere del Nuovo Testamento estraendo ogni insegnamento dal loro contesto, per applicarle immediatamente nella loro vita personale. Agire in questo modo rischia di portare a false conclusioni, violando la vera natura della Bibbia. Essa infatti pur essendo un libro infallibile poiché Parola di Dio, è stata scritta da uomini che non hanno rinnegato la loro storia, le loro origini e la loro cultura. Sicuramente erano ispirati dallo Spirito Santo, ma è piaciuto a Dio evitare di “dettare” per rivelazione ogni cosa, per coinvolgere il più possibile l'umanità di ogni protagonista biblico. Per questo motivo possiamo affermare che la Bibbia non è un libro rivelato ma bensì ispirato divinamente. In questo contesto, tenendo conto delle forme letterarie di ogni libro biblico, ogni credente dovrebbe tenere a mente che una lettera è in primo luogo una lettera. Anche se è nel canone biblico, una lettera non smette di avere un mittente, un diretto destinatario e un motivo per la quale viene scritta.

PRIMO ESEMPIO
Filippesi 1:3-5 Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi;
e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia
a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino a ora.


Qual era il ricordo che Paolo serbava in cuore? Cosa lo spingeva a pregare con gioia per i credenti di Filippi? In che misura hanno partecipato al vangelo dal primo giorno?
Queste sono semplici domande, che sorgono dopo aver letto appena tre versetti della lettera di Paolo ai Filippesi. Appare evidente come alle spalle di questa lettera vi sia una storia importante. Importante e sconosciuta a chiunque inizi tale lettura. La prima sensazione infatti è quella di ascoltare la conversazione di una persona vicina a noi sul treno, che parla al cellulare. Stiamo attenti alle domande e alle risposte che pronuncia, immaginando chi sia la persona dall'altra parte della linea. Immaginiamo il grado di relazione con questa persona, poiché ignoriamo praticamente tutto. Ecco però che la scrittura ci viene in aiuto proprio con gli Atti degli Apostoli.

Atti 16:13 Il sabato andammo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove pensavamo vi fosse un luogo di preghiera; e sedutici parlavamo alle donne là riunite.
Atti 16:14 Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo.
Atti 16:15 Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, entrate in casa mia, e alloggiatevi». E ci costrinse ad accettare.


Da questo libro biblico infatti, ci facciamo trasportare ancora più indietro nel tempo, al secondo viaggio missionario dell'Apostolo Paolo. Iniziamo ad apprendere l'adesione di Lidia al Vangelo e la sua disponibilità ad accogliere gli apostoli fin da subito per aiutarli nel loro ministero. Nei versetti successivi poi, scopriamo come Paolo ha scacciato uno spirito di divinazione da una donna e, togliendo il suo guadagno, è stato arrestato insieme a Sila. E proprio in carcere, nel luogo più oscuro a cui possiamo pensare, l'intervento del Signore condusse alla libertà gli apostoli e alla conversione il loro carceriere con tutta la sua famiglia. Anche loro furono da subito pronti ad accoglierli in casa loro, offrendo vitto e alloggio. Ecco quindi che il quadro diventa un po' più ampio. Veniamo alla conoscenza delle due principali famiglie su cui è stata fondata la chiesa di Filippi e le esperienze che accomunavano questi fratelli con l'opera dell'Apostolo Paolo. Grazie al libro degli Atti degli Apostoli non dobbiamo immaginare tutto, ma conosciamo quel che serve per comprendere al meglio anche questa lettera.

SECONDO ESEMPIO
Efesini 6:17 Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio;
Efesini 6:18 pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi,
Efesini 6:19 e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo,
Efesini 6:20 per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.


Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una serie di interrogativi del tutto simili all'esempio precedente. Paolo chiede preghiera per la sua attuale condizione. Afferma di essere in catene e di avere la speranza di parlare apertamente del vangelo. Ma come è possibile evangelizzare se in carcere? A Filippi, l'intervento del Signore sotto forma di terremoto ha potuto aprire le celle e creare un'occasione di evangelizzazione. Ma in questo caso, è evidente che la condizione di carcerato di Paolo è permanente. Come può voler evangelizzare se in isolamento dalle altre persone? Sono domande lecite, domande che sorgono ancora una volta da una mancanza di informazioni circa il mittente, in primo luogo, e la sua condizione all'epoca di questa lettera.

Atti 28:16 E quando entrammo a Roma, a Paolo fu concesso di abitare per suo conto con un soldato di guardia.
Atti 28:30 E Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo,
Atti 28:31 proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.


Ecco che per una seconda volta il libro degli Atti degli Apostoli racconta ed insegna qualcosa di complementare a una lettera, offrendo una prospettiva più ampia. L'Apostolo Paolo infatti quando ha scritto la lettera agli Efesini non era in un carcere tradizionale ma in una casa presa in affitto, sorvegliato da un soldato di guardia con cui era probabilmente incatenato. Questa condizione però non gli dava limitazioni nel ricevere visite ed ecco che proprio per questo motivo ha avuto la possibilità di evangelizzare e discepolare un gran numero di persone senza impedimento. Queste informazioni sono preziose. Aiutano a comprendere lo stato d'animo che c'è dietro la stesura di questa lettera e accorgersi dell'efficacia della preghiera degli Efesini, visto che come dalla sua richiesta, l'Apostolo Paolo ha potuto senza dubbio “parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo”.

TERZO ESEMPIO
1Timoteo 1:1 Paolo, apostolo di Cristo Gesù per ordine di Dio, nostro Salvatore, e di Cristo Gesù, nostra speranza,
1Timoteo 1:2 a Timoteo, mio legittimo figlio nella fede: grazia, misericordia, pace, da Dio Padre e da Cristo Gesù nostro Signore.
1Timoteo 1:3 Ti ripeto l'esortazione che ti feci mentre andavo in Macedonia, di rimanere a Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse
1Timoteo 1:4 e di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le quali suscitano discussioni invece di promuovere l'opera di Dio, che è fondata sulla fede.


Iniziando la lettura della prima epistola di Paolo a Timoteo, apprendiamo di questo importante compito e di questo pericoloso problema. Le eresie non sono mancate neanche agli albori della Chiesa e lo scopo degli apostoli e dei dottori è stato fin da subito quello di preservare la sana dottrina nella forma più vicina possibile a quella trasmessa da Dio. In questo Paolo non aveva certo dubbi, avendo ricevuto la buona novella e la chiamata al ministero direttamente da Gesù, senza alcun intermediario umano (Come apprendiamo in Atti 9). Questo ha potuto realizzare una consapevolezza e decisione unica nella vita del “tredicesimo apostolo”. Ma queste caratteristiche non si sono fermate alla sua persona, sono state trasmesse infatti anche ai suoi discepoli e ai suoi collaboratori. Primo fra tutti a Timoteo, che in questo contesto acquisisce un'autorità apostolica delegata.
Senza il libro degli Atti però, si ignorerebbero molti avvenimenti che i credenti di Efeso avevano in comune con Paolo. Il pericolo dei falsi dottori all'interno di questa chiesa locale infatti, non erano nascosti all'apostolo già da molto tempo prima, prima che sorgesse alcun problema. Durante il terzo viaggio missionario infatti:

Atti 20:17 Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa.
[...] e disse loro
Atti 20:28 Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue.
Atti 20:29 Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge;
Atti 20:30 e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli.
Atti 20:31 Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime.
Atti 20:32 E ora, vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l'eredità di tutti i santificati.


Sicuramente nel cuore di Paolo non vi era ansietà, poiché la parola di conoscenza data dallo Spirito Santo lo aveva precedentemente preparato per contrastare le false dottrine che sarebbero sorte a partire proprio dagli anziani di questa chiesa. Dietro ogni filosofia e dottrina che porta lontano dalla conoscenza di Dio c'è il regno delle tenebre che combatte per seminare caos fuori e dentro le chiese. Non è questione di studio, non è questione di morale: è una guerra spirituale.
Questo è il motivo per cui proprio ai credenti di Efeso e non ad altri, Paolo rivolge queste parole:

Efesini 6:11 Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo;
Efesini 6:12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.


Un prezioso insegnamento che senza gli Atti degli Apostoli ancora una volta perderebbe la potenza di mostrare la sovranità di Dio, sopra ogni circostanza.
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