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domenica 8 maggio 2022

Il sesto segno




INTRODUZIONE 

Una delle caratteristiche peculiari del Vangelo secondo Giovanni è quella di raccogliere un piccolo numero di miracoli di Gesù definendoli in modo specifico come suoi segni (semeia). Nei Vangeli sinottici, il significato del termine segno è prevalentemente negativo, in quanto viene usato dagli oppositori di Cristo per chiedergli di convincere i dubbiosi sulla sua identità, ricevendo come risposta quasi sempre un rimprovero. Negli Atti degli Apostoli apprendiamo che Gesù compì opere potenti, prodigi e segni (2:22), incontrando per la prima volta questo termine in senso positivo, anche se generico. Nel quarto Vangelo invece, il significato di questa parola assume una dimensione molto più profonda, costituendo di fatto nelle sue ricorrenze una sorta di percorso che conduce il lettore da una superficiale apertura alla fede ad una piena consapevolezza dell'identità di Gesù Cristo, che non necessita più di miracoli per essere sostenuta. Possiamo dunque schematizzare tale percorso nel seguente modo: 




Questi segni raccolgono l'eredità teologica dei segni che Dio ha compiuto per il suo popolo nell'esodo verso la libertà, proiettandoli nella persona di Gesù e nella pienezza della rivelazione salvifica del Padre in lui. Essi testimoniano quindi dell'identità e dello scopo di Cristo, non per far ristagnare i credenti nel deserto della continua necessità di miracoli (come accadde a Israele per la sua incredulità), ma per portarli subito nella maturità di una fede capace di vivere ancorata a lui e portare molto frutto (Gv. 15:5). Una fede capace di entrare subito nella terra promessa per conquistarla. Una terra che questa volta è estesa a tutto il mondo, per una conquista che questa volta è spirituale: mediante la proclamazione del Vangelo e la preghiera, continuando attraverso lo Spirito Santo (con l'autorità di Cristo risorto) l'opera iniziata da Gesù durante il suo ministero terreno (Gv. 17:18). 

Osservando il Vangelo secondo Giovanni nella sua interezza, è possibile ora definire con precisione quali siano i segni specifici presentati dall'opera, e la loro esatta successione. Abbiamo dunque questi sette principali segni, più uno conclusivo: 

1. trasformazione dell'acqua in vino (2:1-11);
2. guarigione del figlio dell'ufficiale reale (4:46-54);
3. guarigione dell'uomo paralizzato da trentotto anni (5:1-9);
4. moltiplicazione dei pani (6:1-14);
5. Gesù cammina sul mare (6:15-25);
6. guarigione del cieco nato (9:1-8);
7. risurrezione di Lazzaro (11:1-46)
+ la pesca miracolosa (21:1-14).

Ognuno di questi segni ha un preciso significato circa l'identità di Gesù, e la pienezza della rivelazione relativa alla salvezza di Dio. 

LA LETTURA DEL SESTO SEGNO

Passando vide un uomo, che era cieco fin dalla nascita. I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» Gesù rispose: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo».

Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco, e gli disse: «Va', làvati nella vasca di Siloe» (che significa «mandato»). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva.

Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: «Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?» Alcuni dicevano: «È lui». Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Egli diceva: «Sono io». Allora essi gli domandarono: «Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?» Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: "Va' a Siloe e làvati". Io quindi sono andato, mi sono lavato e ho ricuperato la vista». Ed essi gli dissero: «Dov'è costui?» Egli rispose: «Non so».

Condussero dai farisei colui che era stato cieco. Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Perciò alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato». Ma altri dicevano: «Come può un peccatore fare tali segni miracolosi?» E vi era disaccordo tra di loro. Essi dunque dissero di nuovo al cieco: «Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?» Egli rispose: «È un profeta».

I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, e li ebbero interrogati così: «È questo vostro figlio che dite esser nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?» I suoi genitori risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Egli è adulto, domandatelo a lui».

Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Egli rispose: «Se egli sia un peccatore, non so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo». Essi allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?» Egli rispose loro: «Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare suoi discepoli anche voi?» Essi lo insultarono e dissero: «Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia». L'uomo rispose loro: «Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe fare nulla». Essi gli risposero: «Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?» E lo cacciarono fuori.

Gesù udì che lo avevano cacciato fuori; e, trovatolo, gli disse: «Credi nel Figlio dell'uomo?» Quegli rispose: «Chi è, Signore, perché io creda in lui?» Gesù gli disse: «Tu l'hai già visto; è colui che parla con te, è lui». Egli disse: «Signore, io credo». E l'adorò.

Gesù disse: «Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni farisei, che erano con lui, udirono queste cose e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?» Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane.
Giovanni 9:1-41

IL COMMENTO

Non abbiamo indicazioni temporali rispetto ai due capitoli precedenti, questo episodio potrebbe essere accaduto comunque vicino alla festa dei Tabernacoli (7:2). Il racconto vero e proprio di questo segno è molto breve in quanto l’evangelista vuole tracciare il tema della luce e dell’oscurità con una parabola che comprenda i dialoghi e i confronti con i farisei. 

I discepoli chiedono a Gesù se il cieco visto per la strada fosse tale per un peccato suo o dei genitori. Nonostante il libro di Giobbe, evidentemente al tempo era ancora radicato l’arcaico principio teologico della retribuzione, ossia il pensiero che i peccati fossero puniti da Dio nella misura di distrette, sofferenze o malattie nella vita attuale. Ne troviamo traccia anche nel Vangelo secondo Luca, dove Gesù si pronuncia in merito:

Lc 13:1 In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici. 2 Gesù rispose loro: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? 3 No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro».

Egli nega questo tipo di rapporto causa-effetto ma rinforza invece la necessità di una risposta all’appello del Vangelo. Anche nella nostra narrazione egli nega che la cecità sia stata causata da peccati suoi o dei suoi genitori affermando invece la casualità di un bene superiore: affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Questo dettaglio ha conseguenze anche nella fede comunitaria e nelle relazioni cristiane di oggi, laddove si imputano malattie e disgrazie alla colpa dei credenti per mancanza di fede o atteggiamenti peccaminosi. È Gesù stesso a smentire questa lettura della realtà.

Fin da subito viene introdotto il tema del giorno e della notte, della luce e delle tenebre. Il giorno, la luce, è la presenza di Gesù e la notte, il buio, è la sua assenza. Abbiamo qui l’eco di un canto del servo sofferente di YHWH in Isaia:

Is 49:6 Egli dice: «È troppo poco che tu sia mio servo
per rialzare le tribù di Giacobbe
e per ricondurre gli scampati d'Israele;
voglio fare di te la luce delle nazioni,

lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra».

L’immagine sottesa è quella di un’oscurità, un impedimento alla vista che copre gli occhi delle nazioni

Is 25:7 Distruggerà su quel monte il velo che copre la faccia di tutti i popoli
e la coperta stesa su tutte le nazioni.


Indicando proprio questa immagine, presentandosi proprio come la luce del mondo Gesù formando un po’ di fango (con una possibile allusione alla creazione dell’uomo avvenuta usando il terriccio) e applicandolo sugli occhi del cieco lo guarisce restituendogli la vita. Se in altri segni miracolosi il tema era proprio la guarigione in sé, qui invece appare come il potere di essere e portare luce. 

L’ordine di andare a lavarsi nella piscina costituisce probabilmente un eco di 2 Re 5:10-13, dove Eliseo non guarisce Naaman sul posto ma lo manda a lavarsi nel Giordano:

Ed Eliseo gli inviò un messaggero a dirgli: «Va', làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro»

La piscina di Siloe, in modo interessante, era utilizzata nelle processioni dell’acqua alla festa dei Tabernacoli, cornice temporale del c.7.

Dall’avvenuta guarigione e dalla rivelazione di Gesù come “luce del mondo”, colui che avrebbe rotto il velo di impedimento che copre la faccia di tutti i popoli, inizia adesso la tensione con i farisei che a più riprese interrogano il cieco guarito. Il loro problema era il giorno in cui è avvenuta questa guarigione, ossia il sabato, giorno nel quale vigeva il divieto mosaico di compiere qualsiasi lavoro. Nei Sinottici troviamo altri indizi su questa diatriba farisaica e sulla risposta e soluzione offerta da Gesù: il sabato è stato creato per l’uomo (per il suo riposo e la sua salute) e non l’uomo per il sabato (per osservare una prescrizione vuota e senza significato), come troviamo in Marco 2:27.. 

Abbiamo quindi il climax di questa tensione: da una parte il cieco ora vedente, dopo aver acquisito fisicamente la vista prende sempre più una posizione di fede nei confronti di Gesù. Prima lo chiama profeta, poi sottolinea il frutto miracoloso e divino delle sue azioni e infine esclama la sua piena confessione di fede: «Signore, io credo» seguita da una sincera adorazione. Dall’altra parte, e in direzione opposta, i farisei all’inizio dubitano dell’autorità di Gesù in quanto espressa in giorno di sabato, poi vogliono delle prove e vanno a interrogare i genitori del cieco. Infine, pur avendo certificato la genuinità della guarigione, chiamano di nuovo il miracolato istigandolo a ripudiare Gesù come peccatore. Anche in questo caso non troveranno però una risposta ma solo l’evidenza del miracolo e la coerenza dell’uomo che, ricevendolo, non può che riconoscerlo e riconoscerne la fonte. In seguito a questo lo cacciano. 

Abbiamo quindi il cieco nato che:

- È nelle tenebre
- Riceve miracolosamente la vista
- Riconosce Gesù come profeta
- Riconosce Gesù come uomo pio e inviato di Dio
- Riconosce Gesù come figlio dell’uomo e come Signore

Dal buio fisico e spirituale egli progressivamente raggiunge la vista fisica e spirituale. 
Abbiamo poi invece i farisei che: 

- Affermano di vedere meglio di altri, di essere luce per il popolo
- Contestano il miracolo avvenuto in giorno di sabato, ma discutono tra di loro in quanto alcuni pensavano ci potesse essere un’origine divina
- Dubitano che il miracolo sia genuino, avvenuto davvero
- Screditano Gesù con i protagonisti
- Cacciano il cieco guarito perché non vuole associarsi al loro pensiero

Chi non cerca un segno, lo riceve: vede!

Chi cerca polemicamente un segno, lo ha davanti ai propri occhi ma questo viene rifiutato insieme al suo autore e al suo beneficiario: cade nella cecità spirituale!

Quest’ultima traettoria costituisce un vero e proprio giudizio come nell’Esodo, come per il faraone:

Esodo 7:3 Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d'Egitto. 4 Il faraone non vi darà ascolto e io metterò la mia mano sull'Egitto; farò uscire dal paese d'Egitto le mie schiere, il mio popolo, i figli d'Israele, mediante grandi atti di giudizio.

CONCLUSIONE

Il percorso dei sette segni miracolosi di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni trova qui la sua penultima tappa, e si avvicina alla conclusione. 

Gesù è il Sacerdote e lo Sposo, colui che guarisce, il ratificatore della Nuova Alleanza, il pane del cielo e la manifestazione di Dio. Ma, come abbiamo visto in questa lettura e in questo approfondimento, egli è anche la luce del mondo: il Figlio dell’uomo che è incaricato da Dio di squarciare il velo di ottusità che ostacola la vista delle nazioni tenendole nelle tenebre. 
Ecco quindi che una guarigione miracolosa e i retroscena sulla sua considerazione diventa simbolo di qualcos’altro: della luce portata da Cristo che è portatrice di vista e liberazione per alcuni, e di rifiuto, tenebre e giudizio per altri. 

L’appello del Regno di Dio sta diventando sempre più urgente e il cieco nato, i discepoli, i farisei e i lettori stessi sono portati a prendere una posizione e decidere a quale delle due categorie di persone voler appartenere.
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