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domenica 2 gennaio 2022

Il quarto segno




INTRODUZIONE 


Una delle caratteristiche peculiari del Vangelo secondo Giovanni è quella di raccogliere un piccolo numero di miracoli di Gesù definendoli in modo specifico come suoi segni (semeia). Nei Vangeli sinottici, il significato del termine segno è prevalentemente negativo, in quanto viene usato dagli oppositori di Cristo per chiedergli di convincere i dubbiosi sulla sua identità, ricevendo come risposta quasi sempre un rimprovero. Negli Atti degli Apostoli apprendiamo che Gesù compì opere potenti, prodigi e segni (2:22), incontrando per la prima volta questo termine in senso positivo, anche se generico. Nel quarto Vangelo invece, il significato di questa parola assume una dimensione molto più profonda, costituendo di fatto nelle sue ricorrenze una sorta di percorso che conduce il lettore da una superficiale apertura alla fede ad una piena consapevolezza dell'identità di Gesù Cristo, che non necessita più di miracoli per essere sostenuta. Possiamo dunque schematizzare tale percorso nel seguente modo: 



Questi segni raccolgono l'eredità teologica dei segni che Dio ha compiuto per il suo popolo nell'esodo verso la libertà, proiettandoli nella persona di Gesù e nella pienezza della rivelazione salvifica del Padre in lui. Essi testimoniano quindi dell'identità e dello scopo di Cristo, non per far ristagnare i credenti nel deserto della continua necessità di miracoli (come accadde a Israele per la sua incredulità), ma per portarli subito nella maturità di una fede capace di vivere ancorata a lui e portare molto frutto (Gv. 15:5). Una fede capace di entrare subito nella terra promessa per conquistarla. Una terra che questa volta è estesa a tutto il mondo, per una conquista che questa volta è spirituale: mediante la proclamazione del Vangelo e la preghiera, continuando attraverso lo Spirito Santo (con l'autorità di Cristo risorto) l'opera iniziata da Gesù durante il suo ministero terreno (Gv. 17:18).  


Osservando il Vangelo secondo Giovanni nella sua interezza, è possibile ora definire con precisione quali siano i segni specifici presentati dall'opera, e la loro esatta successione. Abbiamo dunque questi sette principali segni, più uno conclusivo: 

  1. trasformazione dell'acqua in vino (2:1-11);

  2. guarigione del figlio dell'ufficiale reale (4:46-54);

  3. guarigione dell'uomo paralizzato da trentotto anni (5:1-9);

  4. moltiplicazione dei pani (6:1-14);

  5. Gesù cammina sul mare (6:15-25);

  6. guarigione del cieco nato (9:1-8);

  7. risurrezione di Lazzaro (11:1-46) 

  •  + la pesca miracolosa (21:1-14)5.

Ognuno di questi segni ha un preciso significato circa l'identità di Gesù, e la pienezza della rivelazione relativa alla salvezza di Dio. 


Dopo aver approfondito il primo, secondo e terzo segno, passiamo adesso al quarto. Dopo la rivelazione su Gesù come Sommo Sacerdote e Sposo, oltre che come Colui che guarisce e che elargisce la Grazia di Dio attraverso la Nuova Alleanza, andiamo a vedere questa nuova rivelazione cristologica. 


LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI


Gv 6:1 Dopo queste cose Gesù se ne andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè il mare di Tiberiade. 2 Una gran folla lo seguiva, perché vedeva i segni miracolosi che egli faceva sugli infermi. 3 Ma Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

4 Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina.

5 Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una gran folla veniva verso di lui, disse a Filippo: «Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?» 6 Diceva così per metterlo alla prova; perché sapeva bene quello che stava per fare. 7 Filippo gli rispose: «Duecento denari di pani non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto». 8 Uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?» 10 Gesù disse: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. La gente dunque si sedette, ed erano circa cinquemila uomini. 11 Gesù, quindi, prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, quanti ne vollero. 12 Quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda». 13 Essi quindi li raccolsero e riempirono dodici ceste di pezzi che di quei cinque pani d'orzo erano avanzati a quelli che avevano mangiato.

14 La gente dunque, avendo visto il segno miracoloso che Gesù aveva fatto, disse: «Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo». 


Nella narrazione del Vangelo di Giovanni che stiamo seguendo, Gesù è già tornato due volte (cfr. 2:13) nella capitale per le festività religiose. I giudei erano obbligati ad andare a Gerusalemme nelle tre feste principali, ossia Pasqua, Pentecoste e Tabernacoli. Gesù ci era stato a Pasqua, era ritornato in Galilea attraverso la Samaria in maggio (cfr. 4:35, i campi maturi) e possibilmente è stato pochissimo tempo nella sua regione prima di dover tornare a Gerusalemme forse proprio per la festa di Pentecoste che ricorre sette settimane (50 giorni) dopo la Pasqua, intorno al nostro mese di giugno, quando ha guarito l’uomo paralitico alla piscina di Betesda, la piscina della “grazia”.


Con il racconto di oggi termina il primo anno di attività ministeriale di Gesù e sta iniziando il secondo, in prossimità con la nuova Pasqua ma lontano geograficamente dal percorso di pellegrinaggio a Gerusalemme. La successione delle festività religiose in concomitanza degli eventi principali raccontati non è sicuramente casuale ma voluto dall’evangelista nella costruzione del suo scritto. 


La folla vede i segni miracolosi che Gesù compie e questo, all’interno del Vangelo, ne costituisce il quarto. Gesù sale sul monte in Galilea, associato nei Sinottici a importanti eventi teologici (Discorso della Montagna Mt 5, chiamata dei Dodici Mc 3:13, apparizione dopo la risurrezione Mt 28:16). La montagna, come viene chiamata, rappresenta quindi una sorta di Sinai cristiano. Gv 6 contiene lo stesso tema del Discorso della Montagna di Matteo e cioè una contrapposizione tra Gesù e Mosè. 


La moltiplicazione dei pani è l’unico segno giovanneo che sia raccontato da tutti e quattro i Vangeli, e in modo molto simile, anche se Giovanni offre una sua peculiare chiave interpretativa dell’evento data da Numeri 11.


La domanda di Gesù a Filippo, infatti, riecheggia nella domanda di Mosè: 


Nu 11:13 Dove prenderei della carne da dare a tutto questo popolo? 


I paralleli tuttavia non finiscono qui, tanto che possiamo identificare un vero e proprio schema condiviso: 


  • Il popolo si lamenta (Nu 11:1 - Gv 6:41.43)

  • Descrizione della manna (Nu 11:7-9 - Gv 6:31)

  • Da mangiare carne (Nu 11:13 - Gv 6:51)

  • Raduneranno per loro tutto il pesce del mare in modo che ne abbiano abbastanza? (Nu 11:22 - Gv 6:9 e v.12)


Filippo risponde che non basterebbero duecento denari per comprare il cibo necessario. Considerando che in Mt 20:2 un denaro è la paga di un giorno, capiamo che è una cifra enorme. 


Andrea però dice che C'è un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci.


E questo dettaglio rappresenta l’anti-tipo di un episodio del profeta Eliseo:


2 Re 4:42 Giunse poi un uomo da Baal-Salisa, che portò all'uomo di Dio del pane delle primizie: venti pani d'orzo, e del grano nuovo nella sua bisaccia. Eliseo disse al suo servo: «Danne alla gente perché mangi». 43 Quegli rispose: «Come faccio a mettere questo davanti a cento persone?» Ma Eliseo disse: «Danne alla gente perché mangi; infatti così dice il SIGNORE: Mangeranno, e ne avanzerà». 44 Così egli mise quelle provviste davanti alla gente, che mangiò e ne lasciò d'avanzo, secondo la parola del SIGNORE.


Infine il pesce secco, in greco ichthys, è un termine altamente teologico in quanto le prime comunità cristiane costruirono attorno a questa parola un acronimo per “Cristo”. 


Gesù dunque è l’erede messianico di Elia ed Eliseo che rivela Dio Padre e sfama le folle riunite attorno a lui. Egli è la manna del cielo e la carne che offre per nutrire il popolo. Non a caso questo racconto presenta anche un forte motivo eucaristico in quanto segno messianico che adempie le promesse dell’Antico Testamento rispetto all’imminenza della cura di Dio per il suo popolo.


È Gesù stesso a dividere i pani, e questi miracolosamente saziano tutti i presenti che, vedendo il segno miracoloso, riconoscono Gesù come il profeta degli ultimi tempi, successore di Mosè, che sarebbe dovuto venire negli ultimi tempi. 


CONCLUSIONE


Il quarto segno miracoloso di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni è la moltiplicazione dei pani per sfamare la folla che lo aveva seguito sul monte. 


Questo racconto è denso di significati teologici: “il” monte ricorre così spesso nei Vangeli da rappresentare un monte Sinai cristiano. Come sul Sinai il popolo di Israele ricevette la Legge così su questo monte la folla che seguiva Gesù ascoltava le sue parole. 


La domanda di Filippo, invece, inaugura una seconda tipologia tra questo racconto e quello di Numeri 11 relativo alla manna e alle quaglie. Gesù si rivela come la manna del cielo e la carne che sfama, introducendo un tema eucaristico che tuttavia non troverà piena espressione in questo vangelo (l’ultima cena viene sostituita dal racconto della lavanda dei piedi).


Infine il ragazzo che aveva dei pani d’orzo costituisce un parallelo biblico con un episodio di Eliseo, costruendo un ponte tra Elia-Eliseo e il profeta escatologico che il popolo stava tanto aspettando.

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