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domenica 28 novembre 2021

Il terzo segno

Sito archeologico della piscina di Betesda

INTRODUZIONE 

Una delle caratteristiche peculiari del Vangelo secondo Giovanni è quella di raccogliere un piccolo numero di miracoli di Gesù definendoli in modo specifico come suoi segni (semeia). Nei Vangeli sinottici, il significato del termine segno è prevalentemente negativo, in quanto viene usato dagli oppositori di Cristo per chiedergli di convincere i dubbiosi sulla sua identità, ricevendo come risposta quasi sempre un rimprovero. Negli Atti degli Apostoli apprendiamo che Gesù compì opere potenti, prodigi e segni (2:22), incontrando per la prima volta questo termine in senso positivo, anche se generico. Nel quarto Vangelo invece, il significato di questa parola assume una dimensione molto più profonda, costituendo di fatto nelle sue ricorrenze una sorta di percorso che conduce il lettore da una superficiale apertura alla fede ad una piena consapevolezza dell'identità di Gesù Cristo, che non necessita più di miracoli per essere sostenuta.

Questi segni raccolgono l'eredità teologica dei segni che Dio ha compiuto per il suo popolo nell'esodo verso la libertà, proiettandoli nella persona di Gesù e nella pienezza della rivelazione salvifica del Padre in lui. Essi testimoniano quindi dell'identità e dello scopo di Cristo, non per far ristagnare i credenti nel deserto della continua necessità di miracoli (come accadde a Israele per la sua incredulità), ma per portarli subito nella maturità di una fede capace di vivere ancorata a lui e portare molto frutto (Gv. 15:5). Una fede capace di entrare subito nella terra promessa per conquistarla. Una terra che questa volta è estesa a tutto il mondo, per una conquista che questa volta è spirituale: mediante la proclamazione del Vangelo e la preghiera, continuando attraverso lo Spirito Santo (con l'autorità di Cristo risorto) l'opera iniziata da Gesù durante il suo ministero terreno (Gv. 17:18). 

Osservando il Vangelo secondo Giovanni nella sua interezza, è possibile ora definire con precisione quali siano i segni specifici presentati dall'opera, e la loro esatta successione. Abbiamo dunque questi sette principali segni, più uno conclusivo: 

  • trasformazione dell'acqua in vino (2:1-11);
  • guarigione del figlio dell'ufficiale reale (4:46-54);
  • guarigione dell'uomo paralizzato da trentotto anni (5:1-9);
  • moltiplicazione dei pani (6:1-14);
  • Gesù cammina sul mare (6:15-25);
  • guarigione del cieco nato (9:1-8);
  • risurrezione di Lazzaro (11:1-46) 
  • + la pesca miracolosa (21:1-14).

Ognuno di questi segni ha un preciso significato circa l'identità di Gesù, e la pienezza della rivelazione relativa alla salvezza di Dio.

Dopo aver approfondito il primo e secondo segno, passiamo adesso al terzo. Dopo la rivelazione su Gesù come Sommo Sacerdote e Sposo, oltre che come Colui che guarisce, andiamo a vedere questa nuova rivelazione cristologica. 

IL TERZO SEGNO

Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua; perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l'acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l'acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito. Là c'era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?» L'infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». In quell'istante quell'uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare.
Vangelo secondo Giovanni 5:1-9

Dopo i primi due segni miracolosi avvenuti a Cana di Galilea, ritroviamo Gesù che torna una seconda volta (cfr. 2:13) nella capitale. I giudei erano obbligati ad andare a Gerusalemme nelle tre feste principali, ossia Pasqua, Pentecoste e Tabernacoli. Gesù ci era stato a Pasqua, era ritornato in Galilea attraverso la Samaria in maggio (cfr. 4:35, i campi maturi) e possibilmente è stato pochissimo tempo nella sua regione prima di dover tornare a Gerusalemme forse proprio per la festa di Pentecoste che ricorre sette settimane (50 giorni) dopo la Pasqua, intorno al nostro mese di giugno. Il fatto che ci fossero delle persone inferme sotto i portici della vasca di Betesda conferma il fatto che doveva esserci una temperatura possibilmente mite. Durante la festa di Pentecoste si celebrava la consegna della Legge a Mosè sul Monte Sinai, e possiamo trovare un’altra conferma tematica nei successivi accenni a Mosè nel discorso di Gesù (cfr. 5:45-47).

La porta delle Pecore era a nord-est del Tempio, e veniva chiamata in questo modo perché da qui entravano le pecore che venivano introdotte in città per il sacrificio.

La piscina di Betesda è stata scoperta solo nel secolo scorso, presso l’attuale Chiesa di Sant’Anna a Gerusalemme. Il ritrovamento archeologico ha permesso di scoprirne le dimensioni: di forma trapezoidale larga da 50 a 67 metri per una lunghezza di 96 metri, con una separazione centrale e dei colonnati sui quattro lati. L’acqua proveniva da un drenaggio sotterraneo e, forse, da sorgenti intermittenti. 

Sotto i portici vi erano numerosi infermi che aspettavano un segno miracoloso per poter essere guariti, e tra questi un uomo infermo da ben 38 anni, e questo conferma l’atto realmente miracoloso che sta per verificarsi. Diverse volte nei vangeli, anche sinottici, si utilizza la descrizione di Gesù che vede qualcuno (e implicitamente o esplicitamente ne prova pietà) come mezzo per introdurre un miracolo. Alla domanda di Gesù sul desiderio di essere guarito quest’uomo risponde in modo immaturo e rassegnato, incolpando gli altri del fatto di non essere mai riuscito a entrare nella piscina per ricevere guarigione. Gesù non fa caso a nulla di tutto questo e gli comanda semplicemente di alzarsi, cosa che riesce a fare in modo miracoloso. In seguito quest’uomo parlerà ai Giudei del fatto di essere stato guarito e il tema che li scandalizzerà sarà il fatto che questa guarigione sia avvenuta in giorno di sabato. 

Fin dai Padri della Chiesa come Tertulliano e Crisostomo si è pensato a un motivo battesimale per questo racconto. Nella Chiesa primitiva, questo racconto insieme alla storia di Nicodemo al c.3 e a quella del cieco nato del c.9, veniva utilizzato nella preparazione dei catecumeni al battesimo. Lo studioso Blight pensa che la piscina, agitata da un angelo, sia un simbolo della Legge data da un angelo. Questo significato costituirebbe un rafforzamento della festa di Pentecoste. In più, altri studiosi vedono nei “cinque portici” un ulteriore simbolo del Pentateuco, della Torah. La parola Betesda, per ultimo, significa in ebraico “casa di grazia”.

Tutti questi elementi messi insieme portano alla naturale comprensione simbolica di questo evento: quello che la Legge divina non è riuscita a fare (e neanche i sacrifici ovini nel Tempio) è stato compiuto da Gesù, Figlio di Dio, manifestando in sé la potenza della grazia del Padre. Uno dei significati del battesimo cristiano sarebbe in effetti mostrare visibilmente questa stessa realtà spirituale.

Nel nostro racconto, dopo la descrizione del miracolo, come anticipato prima incontriamo l’ostilità dei giudei al sapere che è avvenuto di sabato, giorno nel quale è vietato dalla Legge di Mosè compiere qualsiasi tipo di lavoro. Questa discussione però permette a Gesù di introdurre un suo nuovo discorso. 

GESU’ FIGLIO DI DIO

Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato. Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero». Per questo i Giudei più che mai cercavano d'ucciderlo; perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù quindi rispose e disse loro: «In verità, in verità vi dico che il Figlio non può da se stesso fare cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente. Perché il Padre ama il Figlio, e gli mostra tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché ne restiate meravigliati. Infatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figlio vivifica chi vuole. Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
Vangelo di Giovanni 5:16-24

I giudei di Gerusalemme, come abbiamo visto anche nei segni precedenti, sono stati sin da subito critici nei confronti di Gesù. Con questo segno, però, troviamo esplicitamente che essi perseguitavano Gesù e cercavano addirittura di ucciderlo. Perché? Per i due motivi che troviamo da introduzione a questo suo suo discorso: egli violava il sabato guarendo (e quindi compiendo un lavoro) in questo giorno sacro e, chiamando Dio suo Padre, si faceva uguale a lui.

La risposta di Gesù non nega questi due elementi ma rivela un aspetto importantissimo: la relazione che egli ha, per l’appunto, con Dio Padre. È il momento di sottolineare queste affermazioni. 

Nel simbolismo di questo segno abbiamo visto che Gesù manifesta colui che oltrepassa la Legge di Mosè offrendo un nuovo e definitivo dono divino: la Grazia. Ma come può farlo? Dalle sue parole comprendiamo che non può farlo da sé stesso ma può farlo perché lo ha visto dal Padre. In questo senso quindi, la cristologia giovannea presenta Gesù in modo specifico come rivelatore del Padre. Egli non rivela però perché riceve degli oracoli profetici ma perché è stato unito in modo intimo con lui, tale da avere visto e sentito quello che egli ha voluto fare e dire. Quello che fa il Padre, quindi, lo fa in modo speculare anche il figlio con questo tipo unico di relazione. 

  • Il Padre ama il Figlio, e per questo gli mostra tutto quello che fa
  • Il Figlio ama l’umanità e gli rivela l’amore del Padre
  • Il Padre vuole mostrare opere maggiori della guarigione dello zoppo
  • Il Figlio mostrerà queste opere per fare meravigliare l’umanità
  • Il Padre risuscita i morti e li vivifica
  • Il Figlio vivifica chi vuole
  • Il Padre affida il giudizio al Figlio
  • Il Figlio riceve onore esattamente come il Padre
  • Chi crede al Padre che ha mandato il Figlio ascolta le parole del Figlio
  • Chi ascolta le parole del Figlio passa dal giudizio della morte alla grazia della vita

Questo discorso, nella dinamica della progressione dei segni miracolosi di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni, è fondamentale perché costruisce sulle fondamenta della cristologia abbozzata in precedenza per definirla in modo molto più preciso. 

Gesù si è sovrapposto alle immagini di sacerdote, sposo, guaritore, ma ora possiamo sapere perché lo ha potuto fare. Egli non è solo un profeta o un uomo di Dio ma è il Figlio unigenito di Dio. In virtù di questo rapporto filiale e di questa intimità egli può operare e mostrare ciò che ha precedentemente visto e udito da lui, senza intervenire in modo autonomo ma camminando costantemente in ubbidienza a Dio Padre. 

CONCLUSIONE

La narrazione di una guarigione miracolosa, simile a altre raccontate dai Vangeli sinottici, si trasfigura nel nostro contesto prefigurando Gesù come promotore e garante di una nuova alleanza fondata non più sulla Legge ma sulla Grazia del Padre attraverso di lui. 

Il segno introduce poi un discorso grazie al quale possiamo comprendere come tutto questo può succedere: il rapporto unico di figliolanza tra Gesù e Dio Padre. I credenti sono figli adottati da Dio ma Gesù è il Figlio unigenito di Dio. L’intimità e la vicinanza con il Padre sono l’origine della sua autorità e la fonte delle sue opere e dei suoi insegnamenti. Una consapevolezza fondamentale per la vita cristiana e per la vita di Chiesa. 
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