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domenica 13 dicembre 2020

Andò loro incontro, camminando sul mare











INTRODUZIONE LETTERARIA


Il Vangelo secondo Marco offre senza dubbio, nel quadro dei Sinottici, un punto di vista particolarmente interessante data la sua precedenza cronologica, il suo dono di sintesi e la sua peculiare teologia. 

La tesi di fondo viene espressa nella sua primissima frase e tutto lo svolgimento ha lo scopo ultimo di dimostrarne la veridicità: dimostrare quindi che Gesù è il Cristo - ovvero il Messia - (1:1-8:30) e il Figlio di Dio (8:31-16:8). All’interno della prima parte del libro, orientata verso i temi del messianismo e del Regno di Dio, troviamo la triplice ripetizione di una sequenza formata da un annuncio, una scena di discepolato, uno sviluppo e una reazione. Le reazioni riguardano i tre gruppi di interlocutori di Gesù: i dirigenti, il popolo e i discepoli. 

Nel sesto capitolo di questo Vangelo abbiamo di fatto la terza ripetizione di questa sequenza con un annuncio “Gesù andava attorno per i villaggi circostanti, insegnando” (v. 6b), un momento di discepolato “Poi chiamò a sé i dodici e cominciò a mandarli a due a due; e diede loro potere sugli spiriti immondi” (v. 7) e uno sviluppo che inizia al v. 14 ma che si dilunga parecchio. In questa sezione troviamo l’interesse di Erode e il racconto del martirio di Giovanni il Battista, l’insegnamento di Gesù alle folle e la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Incontriamo poi un episodio immediatamente successivo, proprio il brano che ho scelto di approfondire in questo contesto.

GESÙ CAMMINA SULLE ACQUE


Subito dopo Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe congedato la folla. Preso commiato, se ne andò sul monte a pregare.

Fattosi sera, la barca era in mezzo al mare ed egli era solo a terra. Vedendo i discepoli che si affannavano a remare perché il vento era loro contrario, verso la quarta vigilia della notte, andò incontro a loro, camminando sul mare; e voleva oltrepassarli, ma essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono che fosse un fantasma e gridarono; perché tutti lo videro e ne furono sconvolti. Ma subito egli parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!» Salì sulla barca con loro e il vento si calmò; ed essi più che mai rimasero sgomenti, perché non avevano capito il fatto dei pani, anzi il loro cuore era indurito.

Vangelo secondo Marco 6, 45-52


Immediatamente dopo il miracolo della moltiplicazione dei pesci e dei pani accade una cosa particolare: Gesù inverte la logica della sequela, secondo la quale egli precede i discepoli che lo seguono, obbligando quindi i discepoli - al contrario - ad anticiparlo nel viaggio e nella navigazione verso Betsaida. Non era la prima volta che i discepoli avanzavano da soli: poco tempo prima erano già stati inviati a predicare il ravvedimento accompagnati dal potere ricevuto da Gesù di scacciare gli spiriti immondi. In questo momento però l’attitudine dei loro cuori è diversa, e il Signore lo sa bene. 


I discepoli ubbidiscono e Gesù congeda la folla che era appena stata sfamata, salendo sul monte a pregare. La preghiera crea in questo modo lo sfondo dell’incontro che avverrà in seguito, nel quale egli si manifesterà attraverso la sua azione potente come Signore della creazione e liberatore dei discepoli. Il tempo passa, si fa sera, e nell’oscurità i discepoli si trovano “in mezzo al mare”. Nel greco originale non viene utilizzato il termine più generico che ci si poteva aspettare qui ma thalassa, ossia specificatamente “mare”, proprio per evocare il luogo nel quale si scatenano le forze caotiche del male. Ricordiamo solo alcuni esempi: 


Giobbe 7:12 Sono io forse il mare o un mostro marino

che tu ponga intorno a me una guardia?


Salmo 89:9 Tu domi l'orgoglio del mare;

quando le sue onde s'innalzano,

tu le plachi.


Apocalisse 13:1 Poi vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi blasfemi.


In mezzo al mare il vento soffia contrario, Gesù manca dalla barca e i discepoli si affannano, traducendo in questo modo un verbo che si potrebbe tradurre meglio con “tormentare, disturbare”. È notte fonda, tra le tre e le sei, quando Gesù decide di avvicinarsi ai suoi discepoli camminando sull’acqua del lago di Galilea. La doppia descrizione di questo miracolo non può che rievocare i grandi eventi salvifici di Dio nel passato. I discepoli però, presi dal loro tormento, non riconoscono Gesù ma, anzi, gridano e ne sono sconvolti pensando sia un fantasma. L’incomprensione contraddistingue questa manifestazione della divinità e del potere di Cristo, collegandosi a quella già manifestata nel discorso parabolico (4:13) e in tutti gli annunci della passione, morte e risurrezione. La ragione di questa incomprensione è trovata dal narratore nella loro durezza di cuore, ovvero nella loro mancanza di fede o fede immatura. In altre parole, nella mancata fiducia in Gesù. Nonostante loro avessero già visto e vissuto la potenza di scacciare gli spiriti impuri, e fossero appena stati partecipi della moltiplicazione dei pani e dei pesci non avevano ancora compreso il significato di tutto questo. Serve quindi, oltre alla presenza di Gesù, anche la sua parola che rassicura: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!». Proprio alla sua parola e alla sua presenza il vento si calma - egli è il Cristo che sottomette il caos e il tumulto delle nazioni (cfr. Salmo 2) - lasciando comunque i discepoli ancora sgomenti prima di tornare tutti insieme sani e salvi a terraferma. 


Questo evento, nella sua cornice letteraria, fotografa la situazione specifica del momento conseguente a un nuovo annuncio e momento di discepolato. Nonostante queste attività, infatti, i discepoli erano ancòra intrappolati ancora dalla loro mancanza di fede. Nell’incomprensione causata dalla durezza di cuore il caos si è scatenato, essi non hanno superato questa prova, ma Gesù si è potuto manifestare pienamente come il Signore che salva, mostrandosi come Cristo e Figlio del Dio vivente.


CONCLUSIONE


Dopo le considerazioni introduttive sul contesto letterario e quelle esegetiche sul brano scelto possiamo trarre adesso le conclusioni di carattere ermeneutico, applicativo e pratiche. Questo testo evangelico evidenzia i limiti che possono avere i discepoli di Gesù, anche quelli che dopo determinate esperienze dovrebbero avere una fede matura. In quanto cristiani ci possiamo immedesimare quindi nei Dodici seduti nella barca in mezzo al mare. Il male è ben presente nel mondo e pur non essendo del mondo ne siamo molto ben circondati. A volte la confusione può oscurare il seme di fede nei nostri cuori e il ricordo delle esperienze salvifiche di Dio nella storia della nostra vita e della nostra famiglia. Il vento tira in direzione opposta alla nostra mèta e siamo terrorizzati. La svolta però è nel fatto che, pur con tutti i nostri limiti e durezza di cuore, Dio non ci ha abbandonati ma ci ha salvati in Cristo:


Romani 5:10 Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.


Anche le avversità possono essere utili: per svelare a noi stessi la nostra debolezza e per rivelarci l’immenso amore di Dio e la sconfinata potenza salvifica del nostro Signore Gesù Cristo. Nel momento più buio e drammatico della nostra vita, dunque, abbiamo un faro di speranza. Poche parole che le nostre orecchie possono sentire: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!».


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE


  • Rafael Aguirre Monasterio, Antonio Rodriguez Carmona, Vangeli Sinottici e Atti degli Apostoli, Paideia Editrice, Brescia, 1995.

  • Santi Grasso - nuova versione, introduzione e commento, Vangelo di Marco, Figlie di San Paolo, Milano, 2003.

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