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martedì 25 dicembre 2018

Gloria in altissimis Deo, et in terra pax in hominibus bonae voluntatis

Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE,
con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio.
E quelli abiteranno in pace,
perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra.
Michea 5:3

1. LA LETTURA
Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L'angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia"».
E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce!»

Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». 
Vangelo secondo Luca 2:6-15
 2. INTRODUZIONE

Il Vangelo secondo Luca dipinge davanti ai nostri occhi l’immagine più accurata della nascita di Gesù tra i vangeli canonici. Tanti elementi entrati tradizionalmente nella nostra cultura (e nei nostri presepi) sono tratti infatti dal racconto in questione, il più completo. In questa occasione vorrei condividere alcune riflessioni basate proprio dall'eposodio della natività lucana, ma concernenti in modo più specifico il coro angelico riportato al v. 2:14 e sottolineato nell'estratto del testo che avete appena letto all'inizio di questo articolo. 

3. IL QUADRO NARRATIVO

La cornice narrativa la conosciamo tutti bene, sia che siamo familiari alla lettura del vangelo in questione o meno, tanto è famosa. Sappiamo che a causa di un decreto che ordinava un censimento, Giuseppe e Maria incinta sono stati obbligati a recarsi a Betlemme in quanto città originaria del re Davide, illustre avo di Giuseppe. Qui si compie il tempo del parto, la famiglia non trova alloggio in albergo ed ecco che Gesù nasce e viene coricato un una mangiatoia. La narrazione poi si sposta per includere in questa scena anche alcuni pastori. Con una sequenza parallela di promessa e adempimento, similmente a quanto avvenuto nell'annuncio della nascita di Gesù a Maria da parte dell'angelo Gabriele (Lc. 1:26-38)1, un angelo del Signore presenta loro la buona notizia di una grande gioia che il popolo avrà per la nascita di un Salvatore. Una concezione molto diffusa vede nella presenza stessa dei pastori l'indizio certo che non possiamo essere in un tempo invernale (come appunto il mese di Dicembre) ma in ultima analisi questo elemento non può essere conclusivo.2 In ogni caso, l'angelo porta la buona notizia ai pastori, corroborata da un segno di riconoscimento, e dopo queste parole in modo improvviso compare una moltitudine angelica che canta la sua lode a Dio. 

4. LA LODE ANGELICA
«Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce!»
Possiamo rilevare come questa frase sia costituita da due momenti distinti seppur interconnessi. Da una parte abbiamo infatti la Gloria (doxa) a Dio, espressa con un termine greco il cui senso di "divino splendore di potenza, gloria divina" è esclusivo della letteratura biblica ed estraneo al greco extrabiblico.3 Una parola peculiare dunque che viene associata a Dio nell'hypsistos, ossia nel luogo geografico e qualitativo al tempo stesso che per sua stessa definizione è il più alto. E proprio grazie alla Gloria di Dio nei luoghi altissimi (a causa della nascita di Cristo) deriva, sempre in virtù di questo evento, la pace in terra agli uomini che egli gradisce. Nel greco originale questo secondo elemento riporta letteralmente:4
ἐπί / epi (sulla)

γῆ / gē (terra)

εἰρήνη / eirēnē (pace)

εὐδοκία / eudokia (buono, scelta, buona volontà, delizia, piacere, soddisfazione)

ἐν / en (verso)

ἄνθρωπος / anthrōpos (uomini)
Nel IV secolo d.C., Girolamo tradurrà questa frase in latino nel seguente modo: et in terra pax in hominibus bonae voluntatis, espressione entrata proprio grazie alla traduzione Vulgata nel senso comune e che ha promosso la diffusione in italiano della traduzione cattolica "agli uomini di buona volontà".5 La traduzione più attinente però è proprio quella usata da Giovanni Diodati ("benivoglienza inverso gli uomini") aggiornata linguisticamente nella versione Nuova Diodati: pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore. La pace infatti oltre alla bontà, scelta, buona volontà, delizia, piacere e la soddisfazione sono quelle di Dio verso gli uomini, e non viceversa. Come ulteriore prova possiamo considerare l'unica altra ricorrenza nel Vangelo di Luca del termine eudokia6, che troviamo in 10:21:
In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! 
È dunque ai piccoli che è piaciuto al Padre rivelare la caduta di Satana (Lc 10:17-20), ed è agli uomini che egli rivolge la sua piacevolezza e la sua pace sulla terra attraverso Cristo Gesù.
La nascita del Signore Gesù è quindi espressione della Gloria di Dio nei luoghi altissimi e della sua pace e della sua scelta e delizia verso gli uomini. Questa è la buona notizia (l'evangelo) che viene prima di tutto annunciata dagli angeli e che trova proprio nei pastori i primi testimoni. Uomini che vedono la gloria del Signore (2:9), che ricevono l'annuncio evangelico (2:10-12), che assistono alla liturgia celeste (2:14) e che con l'ubbidienza della fede decidono di andare a Betlemme per vedere con i propri occhi quello che l'avvertimento angelico aveva annunciato. 

 5. CONCLUSIONE

Senza farne mistero, l'autore di questo vangelo esplicita fin da subito di essersi accuratamente informato sin dall'origine di ogni fatto riguardante Gesù dai testimoni oculari e dai suoi primi testimoni (1:1-3). Descrive quindi con numerosi dettagli l'evento della nascita del Signore e di come questo evento sia di una epocale rilevanza teologica. 

Sebbene la nascita di Gesù avvenga in sordina infatti, ossia nel silenzio e nell'isolamento, un angelo annuncia l'importanza del fatto ad alcuni pastori e questo annuncio viene confermato dall'apparizione di una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio. La lode celeste di Dio viene dunque trasmessa sulla terra come innesco di una nuova epoca, che il contenuto di questa lode definisce nella pace e benevolenza rivolta agli uomini. Questo è il significato della Natività, questo è il senso del Natale. Un evento storico con significato teologico avvenuto più di duemila anni fa, ma che ha inondato il mondo della benedizione del Padre fino ai giorni nostri, attraverso il Signore Gesù Cristo. 



Note:

[1] A.A.V.V., Grande commentario biblico Queriniana, Ed. Queriniana, Brescia, 1974, cit. p. 982.
[2] vedi: https://ilcristianoinformato.altervista.org/le-pecore-allaperto-a-betlemme-il-mese-di-dicembre-hendriksen-dice-perche-no/?fbclid=IwAR0U2Ewkz02kDETSZZVkyHlzhXWtnB9QO5mO6Yi6JLyJv36gCXhWEBcMJcI&doing_wp_cron=1545556454.8211090564727783203125
[3] Horst Balz, Gerhard Schneider, Dizionario Esegetico Del Nuovo Testamento, Ed. Paideia, Brescia, 2004 (ed. in unico volume) cit. I 915.  
[4] Cfr. https://www.blueletterbible.org/kjv/luk/2/14/p0/t_conc_975014 
[5] Cfr. https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2013/12/22/gloria-a-dio-negli-altissimi
[6] https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=G2107&t=KJV&bn=42#lexResults
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