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domenica 5 marzo 2017

Il settimo segno

Farai forse qualche miracolo per i morti?
I defunti potranno risorgere a celebrarti? [Pausa]
Salmo 88:10  

INTRODUZIONE

Una delle peculiarità del Vangelo secondo Giovanni, è quella di aver selezionato  un numero molto limitato di miracoli di Gesù (rispetto al gran numero di miracoli dei Vangeli sinottici) operando in questo modo una riduzione intenzionale con una finalità ben precisa.1 In questo Vangelo , ai miracoli viene dato il nome di "segni" (semeion), caricandoli di un duplice significato: da un lato infatti essi rimandano ai segni miracolosi compiuti da Jahvé per il suo popolo in partenza dall'Egitto, dall'altro invece vi è come significato la palese testimonianza che Gesù è la pienezza della rivelazione salvifica di Dio.2 I segni miracolosi di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni sono sette (più uno conclusivo), e possono essere individuati nel seguente schema:
  1. trasformazione dell'acqua in vino (2:1-11);
  2. guarigione del figlio di un'ufficiale reale (4:46-54);
  3. guarigione dell'uomo paralizzato da trentotto anni (5:1-9);
  4. moltiplicazione dei pani (6:1-14);
  5. Gesù cammina sul mare (6:15-25);
  6. guarigione del cieco nato (9:1-8);
  7. risurrezione di Lazzaro (11:1-46) 
  •  + la pesca miracolosa (21:1-14)3.
Ogni segno custodisce un significato specifico, una particolare sfumatura dell'identità e della missione di Cristo. Il primo, per esempio, riguarda la trasformazione miracolosa dell'acqua in vino operata da Gesù ad una festa nuziale, ed il suo significato teologico riguarda la figura di Gesù come Sposo e l'invito rivolto a tutti i credenti - in virtù della Nuova Alleanza stabilita mediante il suo sangue - di partecipare al banchetto di nozze che si terrà al suo ritorno, alla fine dell'età presente.4 I segni sono strettamente legati alla fede, ma sebbene a prima vista sembra che essi abbiano proprio lo scopo di condurre alla fede, una lettura più attenta non può evitare di rilevare che essi non hanno in realtà intento apologetico (2:18, 6:30), non generano una fede che riscuote la fiducia di Gesù (2:23, 3:2, 6:26), né conducono per forza ad essa (6:26, 12:37).5 Poco dopo la descrizione del primo segno, leggiamo infatti:

Mentre egli era in Gerusalemme, alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome, vedendo i segni miracolosi che egli faceva. Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull'uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell'uomo.
Giovanni 2:23-25

In questo caso, Gesù non si fidava di coloro che credevano nel suo nome vedendo i segni che egli faceva. Anche più in generale in effetti, il segno in sé non è mai indispensabile per la fede (20:29): non è necessario "vedere" per credere, anzi, sono beati coloro che credono senza aver visto (20:29). Ma allora, che scopo hanno questi miracoli? I segni hanno lo scopo di manifestare la gloria di Dio per quanti sono disposti a penetrare il mistero di Gesù.6 Una fede nata dall'aver assistito ad un evento miracoloso è immatura e incapace di cogliere il vero significato di quel che ha visto. Per questo motivo ha bisogno di essere condotta in un percorso di crescita, verso una conoscenza e comprensione sempre maggiore di Gesù. I sette segni del Vangelo di Giovanni hanno proprio questo compito: condurre il lettore in un percorso che veda crescere e maturare la propria fede sino al punto di poter riconoscere e contemplare la gloria di Dio in Cristo, e non avere più bisogno di altri interventi per affidarsi completamente a lui.7 

In tale ottica, il proposito del presente approfondimento è quello di comprendere al meglio, nello specifico, l'ultimo segno di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni - ossia la resurrezione di Lazzaro - per scoprire il significato teologico di questo segno e lo slancio verso una fede beata, una fede che crede anche senza aver visto. 

Procediamo quindi ora con la lettura del testo in questione. 

LA LETTURA





















C'era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che unse il Signore di olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; Lazzaro, suo fratello, era malato. Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato». Or Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro; com'ebbe udito che egli era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava. 

Poi disse ai discepoli: «Torniamo in Giudea!» I discepoli gli dissero: «Maestro, proprio adesso i Giudei cercavano di lapidarti, e tu vuoi tornare là?» Gesù rispose: «Non vi sono dodici ore nel giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Così parlò; poi disse loro: «Il nostro amico Lazzaro si è addormentato; ma vado a svegliarlo». Perciò i discepoli gli dissero: «Signore, se egli dorme, sarà salvo». Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ma essi pensarono che avesse parlato del dormire del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto, e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo da lui!» Allora Tommaso, detto Didimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi, per morire con lui!» 

Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo». 

Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: «Il Maestro è qui, e ti chiama». Ed ella, udito questo, si alzò in fretta e andò da lui. Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma era sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Quando dunque i Giudei, che erano in casa con lei e la consolavano, videro che Maria si era alzata in fretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro a piangere. Appena Maria fu giunta dov'era Gesù e l'ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: «Dove l'avete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!» Gesù pianse. Perciò i Giudei dicevano: «Guarda come l'amava!» Ma alcuni di loro dicevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?» 

Gesù dunque, fremendo di nuovo in se stesso, andò al sepolcro. Era una grotta, e una pietra era posta all'apertura. Gesù disse: «Togliete la pietra!» Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno». Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?» Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Perciò molti Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto le cose fatte da Gesù, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e raccontarono loro quello che Gesù aveva fatto.
Giovanni 11:1-46

COMPRENDERE IL SETTIMO SEGNO

























La risurrezione di Lazzaro, come ultimo e più grande segno, conclude la prima metà del Vangelo secondo Giovanni (nominata abitualmente dagli studiosi come "libro dei segni") anticipando i temi che verranno sviluppati nella seconda metà costituita dal "libro dell'esaltazione" (13:1-20:31).8 Il racconto si articola in questi sei passaggi principali9:
  • La famiglia di Betania (vv. 1-6)
  • Dialogo di Gesù con i discepoli (vv. 7-16)
  • Dialogo di Gesù con Marta (vv. 17-27)
  • Il pianto di Maria e di Gesù (vv. 28-37)
  • Davanti alla tomba di Lazzaro (vv. 38-44)
  • Reazioni contrapposte (vv. 45-53, brano non incluso in queste considerazioni)
Il primo passaggio introduce la cornice narrativa, presentando gli elementi di questa famiglia che Gesù amava (agapaō10), e che frequentava quando si trovava a Betania. Egli tornerà da loro anche in seguito, sei giorni prima della sua passione (12:1-8). Conosciamo qualcosa in più del carattere di Marta e Maria grazie al Vangelo secondo Luca:

Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».
Luca 10:38-42

Il nome Marta in aramaico significa "padrona", lei è la sorella maggiore e la padrona di casa che provvede all'ospitalità in modo generoso.11 Maria invece è introdotta come quella che unse il Signore di olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli, nonostante questo avvenimento venga raccontato soltanto nel capitolo seguente. Perché dunque questa anticipazione? Evidentemente traspare qui un sapere affermato nella comunità dell'evangelista, dove Maria è ormai identificata con questo gesto di amore che prefigura la vicina unzione del corpo morto di Gesù.12 Infine troviamo Lazzaro. Maria e Marta mandano a chiamare Gesù dicendo solamente: «Signore, ecco, colui che tu ami (phileō13) è malato». L'affetto e l'amicizia che vi era tra Gesù e Lazzaro era così forte da non permettere alcun fraintendimento. Il nome Lazzaro è il corrispondente del nome ebraico Eleazar14, che significa letteralmente "Dio ha aiutato".15 Lazzaro è stato aiutato da Dio nel modo più eclatante, ed il suo stesso nome ne avrebbe portato testimonianza in ogni luogo. Marta dunque era colei che serviva in casa con solerzia, Maria era quella che unse il Signore di olio profumato asciugando i piedi con i suoi capelli, mentre Lazzaro sarebbe stato conosciuto da lì a poco come colui che venne addirittura risuscitato dal Signore Gesù. A questo punto iniziale del testo però, con Lazzaro malato e le sue sorelle in apprensione, il brano inserisce un elemento di tensione riportando che Gesù dopo aver ascoltato il messaggio della malattia del suo amico si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava. Una scelta che stride con il grande affetto provato per loro e con la situazione di emergenza, ma che viene spiegata con la conoscenza soprannaturale che questa malattia rappresentava in realtà un mezzo affinché il Figlio di Dio fosse glorificato.  

La seconda parte del brano si svolge, non a caso, il terzo giorno dopo aver appreso la notizia. Gesù si trattiene due giorni nel luogo in cui si trova con i suoi discepoli, poi - ossia il giorno seguente16 - li informa della sua volontà di tornare in Giudea. I discepoli si lamentano, vista l'opposizione che avevano in questo territorio, ma egli risponde con l'immagine di un cammino: spedito di giorno grazie alla luce, e insidioso durante la notte a causa del buio. Questa allusione verrà poi ripresa nell'annuncio della sua morte in 12:30-36, lasciando intendere che la sua presenza stava illuminando il mondo (cfr. Gv. 1), ma che da lì a poco sarebbero arrivate le tenebre della notte. Successivamente, spiega loro che Lazzaro si era addormentato, e che stava andando a svegliarlo. I discepoli capiscono questa frase nel suo senso letterale, e ne fraintendono il vero significato. Questo tipo di fraintendimento rappresenta una caratteristica stilistica del quarto Vangelo, e viene usata nei dialoghi per approfondire gradualmente i temi proprio per mezzo del malinteso.17 Abbiamo altri chiari esempi nei dialoghi con Nicodemo e con la samaritana. Secondo questo schema dunque, egli è costretto a spiegarsi meglio, ed esplicita il fatto che Lazzaro nel frattempo era morto, e che stavano andando da lui. Le sue parole sottintendono un velo positivo che non può ancora essere compreso a questo punto (per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate), ma lo sarà a breve. Alla spiegazione di Gesù, l'apostolo Tommaso risponde con il lamento: «Andiamo anche noi, per morire con lui!». Questa battuta viene identificata dalla studiosa Elaine Pagels come il primo di tre aneddoti di Giovanni che imprimono su Tommaso il marchio di dubbioso, per motivi polemici e pratici nati dal confronto con il gruppo dissidente legato al Vangelo apocrifo di Tommaso.18 In ogni caso, in questo brano Tommaso dubita della decisione di Gesù, accentuando l'incomprensione condivisa da tutti i discepoli. Anche il dialogo tra Gesù e i discepoli dunque si conclude con un'atmosfera disarmonica.

La narrazione continua, e nella terza scena Gesù e i suoi discepoli arrivano finalmente a Betania. Il testo specifica che a questo punto Lazzaro era già morto da quattro giorni, e lo fa probabilmente in considerazione della credenza giudaica di allora secondo cui l'anima del morto rimaneva nelle vicinanze del cadavere per tre giorni prima di andarsene definitivamente.19 L'indicazione quindi conferma l'ineluttabilità della morte, aumentando il senso drammatico. Appena Marta riceve la notizia dell'arrivo di Gesù, gli corre incontro alle porte del villaggio, dove si svolge questo dialogo. I quindici stadi che separano Betania da Gerusalemme corrispondono a meno di tre chilometri, e i "tanti Giudei" venuti dalla capitale riflettono la stima che Lazzaro godeva in città.20 Appena Marta arriva da Gesù, gli rivolge la parola con un rimprovero: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma questa sua prima frase continua, mostrando anche la speranza di un intervento persino in questa situazione ormai inesorabile: e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà. In questa espressione di delusione, ma anche di fede, Gesù fa leva sulla fede rispondendo: «Tuo fratello risusciterà». Per la seconda volta in questo racconto particolare, la risposta di Gesù viene fraintesa. Marta infatti comprende questa frase nell'ottica della risurrezione generale alla fine dei tempi, ma il Signore ha in mente qualcos'altro e procede spiegando: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Dopo aver detto questo, egli incalza chiedendole: Credi tu questo? L'intensità del dialogo raggiunge qui il suo apice, tutta l'attenzione è ora rivolta verso la risposta di Marta, che acquisisce a questo punto un'importanza risolutiva nella dinamica di queste battute e del testo nel suo insieme. Gesù desidera portarla ad un nuovo livello di fede, ad un nuovo livello di comprensione della sua persona, del suo ruolo e del suo potere. E Marta risponde in modo mirabile dicendo: Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo. La portata di questa dichiarazione è pari soltanto a quella di Pietro:

Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Giovanni 6:68,69  

Marta riconosce in Gesù non solo il Messia, ma anche il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo, così come Pietro riconosce in lui il Santo di Dio. E lo fa prima di aver visto il miracolo, rappresentando in questo modo la stessa comunità credente formata da coloro che "credono senza aver visto".21 Questa affermazione di Gesù, e la confessione di Marta,  rappresentano "il centro del centro" di tutto il racconto, adombrando se possibile anche il miracolo che avverrà da qui a breve.22 Dopo le prime due chiusure avvenute nella penombra, il racconto prosegue con questa luminosa proclamazione, concludendo la terza scena e protendendosi verso i due quadri seguenti.
 
Il quarto passaggio si svolge nello stesso luogo in cui è avvenuto il dialogo tra Marta e Gesù. Il Signore chiede di Maria, e Marta va a chiamarla in segreto. Lei, che era rimasta a casa, sapendo che Gesù la stava cercando, si alza e lo raggiunge immediatamente. Il testo racconta che gli amici che la stavano consolando, vedendola uscire in fretta e pensando che stesse andando al sepolcro, la seguono preoccupati. Maria raggiunge Gesù, e in questo momento avviene un incontro dall'impatto emotivo ancora più forte di quello appena avvenuto con Marta. Il dolore della perdita si esprime in Maria con la prostrazione, e con l'affermazione che se egli fosse stato presente Lazzaro non sarebbe morto. Maria scoppia a piangere, piangono anche i suoi amici Giudei, e Gesù vedendo questa sofferenza viene profondamente turbato, fremendo nello spirito. Il termine "turbato" traduce la parola greca tarassō23, che sarà usata anche nel capitolo seguente, nel momento in cui Gesù annuncia la sua crocifissione:

Ora, l'animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest'ora.
Giovanni 12:27


Il turbamento per la sofferenza di Maria e dei suoi amici per la morte di Lazzaro dunque anticipa il turbamento la sua stessa morte ("la sua ora"), ormai sempre più vicina. Gesù chiede dove Lazzaro è stato deposto. I presenti lo invitano a seguirli. Gesù piange, coinvolto da queste emozioni e dalla sua stessa tristezza umana, e i Giudei si chiedono - proprio come Marta e Maria - come mai non è arrivato prima per guarire Lazzaro così come aveva già guarito l'uomo cieco. Se il dialogo con Marta risolve questa tensione con la fede, l'incontro con Maria esprime tutta la sofferenza emotiva ribadendo come Gesù con il suo ritardo ha deluso proprio coloro che egli amava e che lo amavano di più. La domanda "perché?" scuote tutti i presenti. Ma la risposta a questa domanda c'è, esiste, e sta per essere rivelata.

A questo punto inizia la quinta parte del brano, quella risolutiva. E' un Gesù turbato quello che si reca al sepolcro, senza alcuna vergogna di provare emozioni così forti. Emozioni che tuttavia non hanno la meglio sulla sua determinazione di compiere la volontà del Padre e vedere la sua e la propria gloria manifestata ancora una volta. Giunto alla grotta, senza alcuna cerimonia egli comanda di togliere la pietra. E Marta, nonostante la recente dichiarazione di fede, interviene ricordando che Lazzaro era morto da quattro giorni e che puzzava di già. Una constatazione che mostra dubbio e tentennamento, proprio come alcuni degli undici discepoli che dubitarono vedendo Gesù risorto, secondo l'opera di Matteo:

Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono.
Matteo 28:16-17


Ancora una volta Marta (così come gli undici) rappresenta la comunità credente e i suoi dubbi che vengono dissolti dall'opera di Gesù, il creatore e perfezionatore della fede (Eb. 12:2). La risposta del Signore infatti riporta alla sua promessa: "Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?". Dopo questa risposta, Gesù ringrazia il Padre, prima ancora di qualsiasi evidenza di miracolo. Non domanda, perché evidentemente aveva già domandato nel segreto, ma palesa a tutti i presenti il perfetto accordo della loro volontà, dicendo: Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato. La perfetta unità tra il Padre e il Figlio viene testimoniata ancora una volta da un segno miracoloso. Gesù grida: Lazzaro, vieni fuori! E Lazzaro, ancora fasciato e con il viso coperto da un sudario, esce fuori da solo dal proprio sepolcro, risuscitando davanti a molti testimoni. Molti di questi testimoni credettero. Ma altri, invece di riconoscere l'evidente gloria di Dio in questa risurrezione, andarono dai farisei. Nei versetti successivi (47-57), viene riportata la discussione del sinedrio riunito - ossia la suprema autorità giudiziaria e amministrativa giudaica in Gerusalemme24 - e la relativa deliberazione di mettere a morte Gesù. L'ultimo e più grande segno miracoloso del Signore dunque, anticipa teologicamente il segno escatologico della sua stessa risurrezione25 (fondamento della fede cristiana) e mette in moto gli eventi che porteranno alla sua condanna e alla sua morte. La mancanza di fiducia di Gesù verso alcuni di coloro che vedevano i suoi segni miracolosi (2:23), viene dimostrata a questo punto come più che fondata, così come la necessità e l'urgenza di una fede che non creda solo alla manifestazione di un segno, ma che riesca a riconoscere la gloria di Dio nella salvezza di Cristo in modo maturo, così come riuscì a fare Marta in un primo momento.  

La decisione del sinedrio conclude la prima parte del Vangelo secondo Giovanni, mentre la sua seconda parte si aprirà nel tredicesimo capitolo (dopo il dodicesimo, con funzione di giuntura) in un'atmosfera sempre più di "conto alla rovescia" che punta direttamente all'ora di Gesù, ossia al momento della sua crocifissione coincidente con la sua esaltazione e glorificazione26, palesata tre giorni dopo con la risurrezione. Secondo questo Vangelo, i primi a vedere Gesù risorto saranno Maria Maddalena, Pietro e il discepolo che Gesù amava. Poi gli altri apostoli, tranne Tommaso che prenderà con incredulità il racconto dei suoi compagni. Successivamente, troviamo questa ulteriore apparizione:

Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» 
Giovanni 20:26-29 

Beati quelli che non hanno visto, e hanno creduto. Queste sono le ultime parole di Gesù a Tommaso, le parole che concludono il ventesimo capitolo. Una promessa di beatitudine per tutta la Chiesa, spronata ad avere piena fede in Gesù e nella sua salvezza, espressione della gloria di Dio. 

CONCLUSIONE
























Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.
Giovanni 20:30,31

Lo scopo dei segni è ormai raggiunto per i lettori del Vangelo secondo Giovanni. Il testo dichiara apertamente che Gesù fece molti altri miracoli, ma che questi in particolare sono stati scritti con un chiaro obiettivo. Le tappe di questo percorso spirituale sono state raggiunte, e siamo ora al traguardo: la fede piena e matura in Gesù come Messia e Figlio di Dio. Una fede che piace a Dio, e che consente di appropriarsi della "vita nel nome di Gesù". Egli ha dichiarato: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai." In questa dichiarazione ogni discepolo prende dimora. Nella fede in questa rivelazione ogni discepolo ha la vita. Vivendo questa realtà spirituale, ogni discepolo vedrà sconfitta la morte e il proprio stesso corpo corruttibile risuscitare a tempo debito come incorruttibile. Per la gloria di Dio. 

«La morte è stata sommersa nella vittoria».
«O morte, dov'è la tua vittoria?
O morte, dov'è il tuo dardo?»
 1 Corinzi 15:54b,55




Note:

[1] Josep-Oriol Tuni, Xavier Alegre, Scritti giovannei e lettere cattoliche (1997), Paideia, pp. 27,28.
[2] Id. Ibid. p. 35. 
[3] Kysar Robert, Giovanni - Il Vangelo indomabile, Ed. Claudiana, cit. p. 127. 
[4] http://www.davidegalliani.com/2016/06/il-primo-segno.html 
[5] J-O. Tuni, X. Alegre, Scritti giovannei e lettere cattoliche (1997), Paideia, p. 34.
[6] Id. Ibid.  
[7] Kysar R., Giovanni - Il Vangelo indomabile, Ed. Claudiana, cit. p. 134.
[8] Grande commentario biblico Queriniana (1974), p. 1375.
[9] Tratto da: Elena Bosetti, Vangelo secondo Giovanni - Capitoli 1-11 (2013), Edizioni Messaggero Padova, p. 239. 
[10] https://www.blueletterbible.org/kjv/jhn/11/5/t_conc_1008005 
[11] E. Bosetti, Vangelo secondo Giovanni - Capitoli 1-11 (2013), Edizioni Messaggero Padova, p. 240
[12] Id. Ibid.  
[13] https://www.blueletterbible.org/kjv/jhn/11/3/t_conc_1008003 
[14] Horst Baltz, Gerhard Schneider, Dizionario esegetico del Nuovo Testamento (2004), Paideia, II 145.
[15] https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=H499 
[16] E. Bosetti, Vangelo secondo Giovanni - Capitoli 1-11 (2013), Edizioni Messaggero Padova, p. 241  
[17] J-O. Tuni, X. Alegre, Scritti giovannei e lettere cattoliche (1997), Paideia, p. 44. 
[18] Elaine Pagels, Il Vangelo segreto di Tommaso (7a ristampa 2012), Oscar Mondadori, p. 60. 
[19] Grande commentario biblico Queriniana (1974), p. 1410. 
[20] E. Bosetti, Vangelo secondo Giovanni - Capitoli 1-11 (2013), Edizioni Messaggero Padova, p. 242. 
[21] Id. Ibid. p. 243. 
[22] Giancarlo Biguzzi, Il vangelo dei segni (2014), Paideia, p.127. 
[23] https://www.blueletterbible.org/kjv/jhn/11/33/t_conc_1008033 
[24] Horst Baltz, Gerhard Schneider, Dizionario esegetico del Nuovo Testamento (2004), Paideia, II 1479. 
[25] E. Bosetti, Vangelo secondo Giovanni - Capitoli 1-11 (2013), Edizioni Messaggero Padova, p. 246.  
[26] Josep-Oriol Tuni, Xavier Alegre, Scritti giovannei e lettere cattoliche (1997), Paideia, pp. 52,53. 
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