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domenica 21 agosto 2016

Preparate la via del Signore

"Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". 
Essi ragionavano così tra di loro: «Se diciamo: "dal cielo", egli dirà: "Perché dunque non gli credeste?" Diremo invece: "dagli uomini"?» Essi temevano il popolo, perché tutti pensavano che Giovanni fosse veramente profeta.
Marco 11:30-32

INTRODUZIONE

Il vangelo secondo Marco viene ritenuto da tutti i moderni studiosi il più antico dei quattro vangeli e, in un modo o nell'altro, una delle principali fonti letterarie utilizzate per la redazione dei vangeli secondo Matteo e Luca1. La maggior parte dei commentatori sostiene che sia stato scritto intorno all'anno 70 d.C. e, considerando i dati interni e gli indizi esterni all'opera, viene ritenuta probabile una redazione in Italia, e più precisamente a Roma2. Depone a favore di questa localizzazione il fatto che le citazioni più antiche di Mc. si trovano in opere collegate a Roma, nella I Clem. (15:2) e in Erma (Sim. 5:2)3. Il testo è stato pubblicato in forma anonima, ma una antichissima tradizione risalente alla fine del I secolo attribuisce l'opera ad un certo Marco, che la tradizione cristiana ha individuato in Giovanni Marco, il parente di Barnaba e compagno di Paolo di cui parlano gli Atti degli Apostoli e Paolo stesso4

Dal punto di vista cristologico, questo vangelo si appoggia su due importanti confessioni di fede in cui Gesù è proclamato Messia (8:27-30) e Figlio di Dio (15:39); queste due scene perciò dividono l'insieme in due grandi parti, l'una orientata al messianismo (1:1-8:30) e l'altra alla figliolanza divina di Gesù (8:31-16:8)5. Soffermandoci nella prima parte, quella iniziale, possiamo rilevare che il primo versetto costituisce di fatto la tesi che l'autore intende dimostrare nel corso dell'opera, alla quale segue un trittico introduttivo in cui vengono presentate alcune premesse per comprendere il vangelo: 
- Giovanni Battista e il suo messaggio, 
- Gesù unto dallo Spirito, e 
- Gesù vincitore di Satana fin dal principio6

L'intenzione del presente approfondimento è quella di soffermarsi in modo particolare sulla prima componente del trittico introduttivo del vangelo secondo Marco, ossia sui primi sette versetti (successivi al primo) dedicati alla persona e alla predicazione di Giovanni il Battista, per comprendere meglio l'identità e lo scopo di questa importante figura così strettamente legata a quella di Gesù. Raggiunta questa comprensione, in un secondo momento, si cercherà di alzare lo sguardo per comprendere come questa conoscenza può edificare i credenti d'oggi, che in una posizione analoga rimangono nella vibrante attesa della (seconda) venuta del Messia.

1. VENNE GIOVANNI IL BATTISTA

Inizio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio.

Secondo quanto è scritto nel profeta Isaia:
«Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
"Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri"».
Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di pelo di cammello, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi, e si nutriva di cavallette e di miele selvatico. E predicava, dicendo: «Dopo di me viene colui che è più forte di me; al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari. Io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Marco 1:1-8

Il primo versetto, come abbiamo già visto, presenta l'inizio del vangelo di Gesù, proclamato sin da subito come il Cristo (ossia il Messia), e il Figlio di Dio. Etimologicamente, il termine evangelo deriva da εὖ, "bene", e ἀγγέλλω "annunzio"7. Nell'Antico Testamento, il verbo ebraico analogo a "evangelizzare" è bissar, un verbo che solo alla fine dell'esilio babilonese assunse un preciso significato religioso, ossia l'annuncio di una notizia in particolare: la promessa escatologica secondo cui Dio starebbe per regnare nonostante tutti gli eventi che sembrano contraddirne la potenza8. Questa notizia nel libro del profeta Isaia viene portata da un messaggero in particolare (mebasser), un araldo che ha il compito specifico di evangelizzare, di annunciare la buona notizia dell'imminente prossimità del regno di YHWH:

Tu che porti la buona notizia a Sion,
sali sopra un alto monte!
Tu che porti la buona notizia a Gerusalemme,
alza forte la voce!
Alzala, non temere!
Di' alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!»
[...]
Io per primo ho detto a Sion: "Guardate, eccoli!"
A Gerusalemme ho inviato un messaggero di buone notizie.

[...]
Quanto sono belli, sui monti,
i piedi del messaggero di buone notizie,
che annuncia la pace,
che è araldo di notizie liete,
che annuncia la salvezza,
che dice a Sion:
«Il tuo Dio regna!» 

Isaia 40:9-41:27-52:7

Ed infatti è proprio il profeta Isaia che l'autore di Mc. cita nella prima parte del suo prologo, nonostante i versetti presentati  - come vedremo a breve - costituiscano una combinazione di passi derivati da tre contesti diversi, dei quali solo uno è presente nel libro di questo profeta. Queste citazioni delle Scritture ebraiche, in ogni caso, rappresentano un primo e fondamentale esempio del complicato rapporto di continuità/discontinuità dei discepoli di Cristo con la religiosità e la cultura ebraica. Continuità, perché le Scritture considerate sacre sono le stesse dei Giudei, e di fatto la maggior parte di cristiani inizialmente erano giudeocristiani. Discontinuità, perché il fondamento religioso è stato allargato prima e cambiato poi. Per gli ebrei il fondamento è la Torah, e tanto gli altri libri sacri quanto la propria devozione personale e le proprie opinioni religiose vengono allineate a questi preziosi libri e alle indicazioni che essi contengono. Per i discepoli di Gesù però questa priorità subì un cambiamento fin da subito. Il giudeocristianesimo gerosolomitano infatti affiancò al fondamento della Torah quello di Gesù Cristo, considerandosi come un ellisse tra questi due fuochi9. Il giudeocristianesimo antiocheno invece, proiettato verso la missione ai gentili, comprese che non poteva esservi altro centro che Cristo, diventato per noi sapienza di Dio (sapienza che quindi non veniva più identificata con la Torah come in Sir. 24:3 e 23, ma appunto con la persona di Cristo, come affermato in 1 Cor. 1:30)10. Questa visione si affermò gradualmente sempre di più, tanto che le Scritture veterotestamentarie passarono per essere comprese e studiate quasi esclusivamente nella loro funzione di testimonianze profetiche o tipologiche di Cristo stesso. Questa direzione si ravvisa proprio nella citazione iniziale di Mc., ma andrà a consolidarsi sempre di più con l'andare del tempo. Secondo Ignazio, vescovo di Antiochia a cavallo tra il I e II secolo - per esempio - la comprensione adeguata dei profeti si può raggiungere soltanto grazie alla fede in Gesù Cristo11

Tornando ora alla citazione specifica di Mc. (tratta dalla traduzione greca dei Settanta12), come già accennato è da constatare il fatto che derivi da tre brani differenti fusi insieme: 

Io mando un angelo davanti a te per proteggerti lungo la via, e per introdurti nel luogo che ho preparato.
Esodo 23:20

La voce di uno grida:
«Preparate nel deserto la via del SIGNORE,
appianate nei luoghi aridi
una strada per il nostro Dio!
Isaia 40:3

«Ecco, io vi mando il mio messaggero,
che spianerà la via davanti a me
e subito il Signore, che voi cercate,
l'Angelo del patto, che voi desiderate,
entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene»,
dice il SIGNORE degli eserciti.
Malachia 3:1

Alcuni manoscritti per tentare di armonizzare l'affermazione della provenienza di questi oracoli da Isaia con la loro effettiva molteplice derivazione, hanno variato il secondo versetto riportando "secondo quanto scritto nei profeti", ma questa è comunque una modifica operata da alcuni scribi in un secondo momento13. Questa imprecisione invece può essere derivata:
- da una logica di attribuzione al profeta più noto, 
- dall'esistenza di un corpus cristiano di profezie dell'A.T. dedicate appunto a Giovanni Battista come all'Elia che doveva venire (Mc. 9:12,13)
- dal fatto che i versi di Esodo e Malachia fossero inseriti in realtà come una glossa (spiegazione) del brano di Isaia14

Nel culto sinagogale infatti era consuetudine che la prima lettura (tratta dalla Torah) venisse commentata da una lettura profetica in qualche modo legata alla precedente, secondo uno schema di composizione che costituisce una prima forma di haggadah15

Dopo la citazione del messaggero e della sua buona notizia tratta da questi passi veterotestamentari, il testo introduce invece ora la figura di Giovanni e del suo messaggio: la necessità di ravvedersi ed essere battezzati per il perdono dei propri peccati. A quel tempo vi era in Giudea una varietà di movimenti di risveglio religioso che coinvolgevano principalmente le fasce popolari, e intendevano annunciare a tutti - inclusi i pagani e i "peccatori" - la salvezza attraverso il rito di immersione in acqua16. Giovanni è sicuramente il più noto esponente di questi movimenti battisti, e la sua importante figura appare in tutto il Nuovo Testamento con l'importante incarico di anticipare il ministero di Gesù, presentandolo come colui che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo, colui al quale egli non sarebbe stato degno neanche di chinarsi a sciogliere il legaccio dei calzari. Alla complessa e misteriosa figura di Giovanni viene dedicato l'intero prossimo capitolo.

2. GIOVANNI IL BATTISTA: UN IDENTIKIT






















Tutte le informazioni che abbiamo su Giovanni Battista derivano principalmente dai quattro vangeli e dagli scritti di Giuseppe Flavio17. Confrontando le informazioni che troviamo nei vangeli, possiamo individuare la sua data di nascita a distanza di pochi mesi da quella di Gesù, poco prima della morte di Erode il Grande (4 a.C.)18. Giovanni doveva essere di discendenza sacerdotale (cfr. Lc. 1), e doveva avere di conseguenza anche una formazione teologica di un certo livello, un'istruzione sulle leggi che regolavano il Tempio e i sacrifici; magari avendo anche lui officiato, quando era il suo turno, all'interno del Tempio stesso19. La sua predicazione di un battesimo di ravvedimento acquista un tono esplicito di critica del sacrificio: forse il fatto di non appartenere al sommo sacerdozio, bensì a quello "minore" delle campagne, lo rese ancora più critico nei confronti dei sacerdoti che governavano Gerusalemme e il suo Tempio20. Egli crebbe proprio in prossimità della capitale, in "luoghi deserti" che non devono far pensare necessariamente alle desolate immensità del Negev, ma con maggiore probabilità ai luoghi aspri e incolti che circondavano le zone abitate21. Intorno al 29 d.C.22 egli iniziò a predicare il suo messaggio di ravvedimento in tutta la regione intorno al Giordano (Lc. 3:3), un luogo carico di significato per più di un motivo, ben noto ai giudei suoi contemporanei. Il Giordano infatti è stato attraversato dal popolo di Israele guidato da Giosuè per entrare nella terra promessa. E in prossimità del Giordano un importante profeta "salì al cielo in un turbine":

Cinquanta discepoli dei profeti andarono dietro a loro e si fermarono di fronte al Giordano, da lontano, mentre Elia ed Eliseo si fermarono sulla riva del Giordano. Allora Elia prese il suo mantello, lo arrotolò e percosse le acque, le quali si divisero in due. Così attraversarono il fiume a piedi asciutti. Quando furono passati, Elia disse a Eliseo: «Chiedi quello che vuoi che io faccia per te, prima che io ti sia tolto». Eliseo rispose: «Ti prego, mi sia data una parte doppia del tuo spirito!»  Elia disse: «Tu domandi una cosa difficile; tuttavia, se mi vedi quando io ti sarò rapito, ti sarà dato quello che chiedi; ma, se non mi vedi, non ti sarà dato». Essi continuarono a camminare discorrendo insieme, quand'ecco un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro, ed Elia salì al cielo in un turbine. 
2Re 2:7-11 

Le aspettative del popolo ebraico erano quelle del ritorno di Elia, prima dell'avvento del giorno del Signore (Mal. 4:5), ed è proprio questa eredità che viene raccolta da Giovanni nel suo ministero (esplicitata dai vangeli stessi, cfr. p.es. Lc. 1:17) svolto negli stessi luoghi in cui secoli prima il famoso profeta era salito al cielo. Anche l'abbigliamento di Giovanni richiama esplicitamente quello di Elia:

Quelli gli risposero: «Era un uomo vestito di pelo, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi». E Acazia disse: «È Elia il Tisbita!» 
2Re 1:8

Il vestito di pelo offriva la possibilità di essere fabbricato autonomamente, in modo grezzo, per avere la certezza che non avesse nulla di impuro.  Era dunque una scelta assolutamente sensata in questo contesto tanto sul piano pratico quanto su quello spirituale. Il brano di apertura del vangelo di Marco riporta un aspetto fondamentale della sua predicazione, oltre a quello della conversione e del battesimo, ossia la sua attesa di colui che sarebbe stato più forte di lui. Nel mediogiudaismo fiorirono una nutrita schiera di figure messianiche, attese - nella maggior parte dei casi - proprio per portare alla liberazione dalla dominazione romana23. Ma Giovanni non intendeva schierarsi apertamente contro gli occupanti, non era questa figura di messia che egli aspettava. Inizialmente scelse quindi di restare nel vago, pur poggiandosi sulla certezza che un messia sarebbe arrivato. Che la scure ormai era posta alla radice degli alberi (Mt. 3:10). Che gli ultimi giorni stavano per iniziare. 

Sappiamo che la sua denuncia della condotta illegittima di Erode Antipa (sposato con l'ex moglie di suo fratello, che era pure sua nipote in quanto figlia del suo fratellastro Aristobulo24) gli procurò una morte prematura e ingiusta (cfr. Mc. 6:14-29) avvenuta molto probabilmente nel corso del 32 d.C., intorno ad un anno prima della crocifissione di Cristo25. Sappiamo che alcuni suoi discepoli scelsero di seguire Gesù, in quanto Giovanni lo riconobbe come colui che doveva arrivare (Giov. 1:29-39). Sappiamo che altri suoi discepoli continuarono il suo ministero, predicando il ravvedimento e il battesimo per il perdono dei peccati, incrociandosi decenni dopo con i primi missionari cristiani (Atti 18:24-26). 

E sappiamo che per questo suo servizio, Giovanni Battista è entrato nella storia come il prezioso araldo di Cristo, colui che gli ha preparato la strada vivendo in modo irreprensibile e morendo per la sua integrità. La sua predicazione ha scosso le coscienze degli israeliti preparandole per l'arrivo di Gesù. E Gesù stesso, parlando con i suoi discepoli, riconobbe che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista.  

Eppure, il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui (Mt. 11:11). Un paradosso che rilancia l'anticipazione escatologica propria del messaggio cristiano, nell'attesa che ogni speranza si manifesti apertamente, e che giunga definitivamente la piena realizzazione del Regno di Dio (Rom. 8:24,25).

3. TESTIMONI CON LA POTENZA DELLO SPIRITO

Trovandosi con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'attuazione della promessa del Padre, «la quale», egli disse, «avete udita da me. Perché Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni». Quelli dunque che erano riuniti gli domandarono: «Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?» Egli rispose loro: «Non spetta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità. Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra».
Atti 1:4-8

Il libro degli Atti descrive questo dialogo tra Gesù risorto e gli apostoli.  Qui troviamo l'ordine di non lasciare Gerusalemme e attendere qui il battesimo in Spirito Santo. Ma troviamo anche l'incognita del momento in cui verrà ristabilito il regno in Israele, e lo scopo di questo battesimo: essere testimoni di Gesù in ogni luogo, fino all'estremità della terra. Incontriamo anche il nome di Giovanni, in relazione al battesimo da lui predicato. Come abbiamo visto, egli predicò la necessità di un ravvedimento e di un battesimo in acqua per il perdono dei peccati, ma tutto questo era in vista di colui che sarebbe stato più importante; colui che con la propria morte e resurrezione avrebbe garantito dopo la sua ascensione l'arrivo dello Spirito Santo per conferire potenza di testimonianza. Considerando questi eventi storici/teologici comprendiamo lo sviluppo del piano di Dio per la salvezza dell'umanità. Da questo fulcro infatti è iniziato il tempo della Chiesa, che vanta ormai una storia bimillenaria. Il ministero di Giovanni è stato quindi precursore di un cambiamento epocale, che avrebbe diviso la storia mondiale in un "prima" e un "dopo". E Giovanni, in una certa misura, lo sapeva e lo aspettava. I cristiani di oggi si trovano in una posizione generalmente più agevole della sua, ma il loro compito rimane in ogni caso molto simile: rendere testimonianza. Tutto si riduce a questo. Giovanni ha reso testimonianza di Cristo (Gv. 1:15) adempiendo al suo incarico, ed i credenti di oggi sono chiamati a fare altrettanto in ogni luogo, adempiendo al proprio. Con la potenza dello Spirito Santo. Con la piena coscienza e consapevolezza della Nuova Alleanza nella quale stanno vivendo. 
Ma i parallelismi non finiscono qui. Giovanni infatti ha iniziato la sua predicazione prima della visita di Gesù, ed allo stesso modo anche i cristiani devono continuare a predicare e testimoniare prima che egli ritorni, in vista del suo ritorno! La Seconda lettera di Pietro esorta i suoi lettori ad attendere e affrettare la venuta del giorno di Dio restando santi e pietosi (3:12). Questo è il ministero corporativo della Chiesa, svolto di generazione in generazione, di età in età. Giovanni è stato la voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Mentre la Chiesa, oltre a continuare a proclamare l'appello ad essere riconciliati con Dio per mezzo di Cristo (2 Cor. 5:20),  rappresenta da tempo anche una voce che grida: "vieni!" (Ap. 22:17), invocando continuamente il ritorno del Signore. Persino la Chiesa trionfante dei martiri, in accordo, domanda: «Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?» (Ap. 6:10). Da un lato, quindi, la Chiesa testimonia, anche a costo della propria vita, e dall'altro invoca il ritorno di Gesù e l'affrettarsi di questo giorno. E, come accadde a Giovanni Battista, anch'essa vedrà questo momento arrivare. E potrà dire finalmente:
 
«Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi».

Apocalisse 19:6b-8  

Questo sarà il momento della piena realizzazione del Regno di Dio, il momento tanto atteso da Giovanni e da ogni successivo discepolo di Cristo.

CONCLUSIONE


Il vangelo secondo Marco inizia con l'affermazione che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e continua introducendo la figura di Giovanni Battista con il suo ministero profetico di ravvedimento e annuncio dell'imminente avvento del Messia. Sono versetti molto importanti perché costituiscono l'inizio di questa narrazione evangelica, dal quale si intreccerà ogni altro racconto culminante con la passione di Cristo, base della fede e della predicazione cristiana. 

In questo contesto, Giovanni il Battista resta un personaggio degno di particolare interesse: figlio del mediogiudaismo del suo tempo, ma con intuizioni e ispirazioni assolutamente uniche e inedite. Egli si è inserito nel solco della tradizione di attesa del profeta Elia svolgendo il suo ministero nei pressi del fiume Giordano, vestendosi come lui e profetizzando in accordo con quanto dichiarato da Malachia. Giovanni era consapevole che i tempi erano maturi per l'arrivo del Cristo, e che i sacrifici nel Tempio non erano più adatti per la vita spirituale del popolo di Dio. Lo storico Giuseppe Flavio descrive la sua persona in termini molto positivi, e questo testimonia della grande influenza e della buona reputazione che Giovanni aveva, a differenza di molti altri profeti popolari sorti prima e dopo di lui. Il Battista ha testimoniato di Cristo,  ed è rimasto integro nelle sue denunce fino alla morte. Alcuni suoi discepoli sono diventati discepoli di Gesù, "l'Agnello di Dio". Mentre altri hanno continuato a vivere coerentemente con i suoi insegnamenti e il suo messaggio di ravvedimento, anche per molto tempo.  

Dal momento della discesa dello Spirito Santo, la Chiesa è stata investita del mandato di testimoniare il Signore in ogni luogo, fino al suo ritorno. Un incarico simile a quello di Giovanni, ma diverso in quanto espressione di un diverso tempo nel piano di Dio. Similmente, i credenti sono chiamati a testimoniare e profetizzare di Gesù (Ap. 19:10), aspettando la sua venuta. Ma possono farlo con la potenza dello Spirito, annunciando il pieno vangelo di Cristo, fonte di salvezza per chiunque crede. Invocando: "Vieni Signore Gesù!", continuamente, fino al momento della sua apparizione.


 Note:

[1] Carmona Antonio Rodriguez, Monasterio Rafael Aguirre, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Ed. Paideia, cit. p. 90.
[2] Id. Ibid. cit. p. 147.
[3] Id. Ibid  
[4] Id. Ibid. cit. p. 146.   
[5] Id. Ibid. cit. p. 97. 
[6] Id. Ibid. cit. p. 101.   
[7] http://www.treccani.it/enciclopedia/vangelo_res-41c73644-8bb8-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/ 
[8] Carmona A. R., Monasterio R. A., Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Ed. Paideia, cit. pp. 114-115. 
[9] Etcheverrìa Ramòn Trevijano, La Bibbia nel cristianesimo antico, Ed. Paideia, cit. p. 34.
[10] Id. Ibid. 
[11] E. R. Trevijano, La Bibbia nel cristianesimo antico, Ed. Paideia, cit. p. 42. 
[12] http://www.famigliedellavisitazione.it/wp/wp-content/uploads/Lectio/Archivi/02-marco/VANGELO_MARCO_INTERLINEARE_GRECO_ITALIANO_LATINO.pdf, cit. p. 11.
[13] Id. Ibid   
Per approfondimenti sul tema e sul caso specifico leggere:

- Ehrman Bart D., Gesù non l'ha mai detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei Vangeli, Ed. Mondadori.
[14] Id. Ibid.  
[15] E. R. Trevijano, La Bibbia nel cristianesimo antico, Ed. Paideia, cit. p. 43. 
[16] Rinaldi Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, Ed. GBU, cit. p. 151.  
[17] Noffke Eric, Giovanni Battista. Un profeta esseno? L'opera e il messaggio di Giovanni nel suo contesto storico, Ed. Claudiana, cit. pp. 16,17. 
[18] Id. Ibid. cit. p. 22. 
[19] Id. Ibid. cit. p. 23.  
[20] Id. Ibid. 
[21] Id. Ibid. cit. p. 25.  
[22] Id. Ibid. cit. p. 28.   
[23] Id. Ibid. cit. p. 101. 
[24] Id. Ibid. cit. p. 28.    
[25] Id. Ibid. cit. p. 32.    
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