Traduttore


lunedì 15 giugno 2015

I quattro concili ecumenici dell'antichità (parte I): il concilio di Nicea [325 d.C.]

1. INTRODUZIONE  












Il termine concilio, deriva dall'espressione latina concilium, e significa letteralmente: unione, vincolo, convegno, adunanza1. Nell'ambito cristiano, viene utilizzato per indicare una riunione con rappresentanti di più chiese locali differenti, con lo scopo di discutere su vari temi e scegliere delle risoluzioni condivise2. Il termine ecumenico invece deriva dal greco oikoumenikòs, e significa "concernente la terra abitata", ossia di portata universale3. La Chiesa cattolica romana riconosce venti concili ecumenici, anche se il processo di riconoscimento non è stato ancora scientificamente vagliato nei singoli casi, permettendo quindi delle discrepanze nei vari conteggi effettuati nel corso della storia4. Nonostante questi riconoscimenti, soltanto le confessioni di fede dei primi due concili ecumenici sono di fatto accettate attualmente da tutte le realtà cristiane, sotto forma del Credo niceno-costantinopolitano 5 e 6. I primi quattro concili ecumenici (Nicea, Costantinopoli I, Efeso I, Calcedonia), ossia quelli dell'antichità, avvennero tutti tra il IV e il V secolo d.C., e cristallizzarono dottrine di enorme importanza come quelle sulla trinità o sulla natura di Gesù Cristo. Le decisioni prese in questi contesti sigillarono secoli di pensiero teologico, tracciando una linea di ortodossia (corretto insegnamento) mai più messa in discussione dal cristianesimo nel suo insieme, e accettata da tutte le Chiese cristiane (con l'eccezione di quelle di impronta monofisita per quanto riguarda la natura di Cristo7).

Possiamo trovare un precursore biblico dei concili ecumenici in quello che viene conosciuto come "concilio di Gerusalemme", avvenuto intorno al 48 d.C.8 e descritto nel libro degli Atti. Per meglio comprendere lo scopo e la portata di tale evento, è sicuramente opportuno approfondire prima di tutto questo brano specifico. Nei capitoli successivi passeremo invece ai secoli seguenti, fino ad arrivare al cuore di questo approfondimento, rappresentato dal concilio di Nicea.
2. DAL CONCILIO DI GERUSALEMME IN POI...













Alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: «Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati». E siccome Paolo e Barnaba dissentivano e discutevano vivacemente con loro, fu deciso che Paolo, Barnaba e alcuni altri fratelli salissero a Gerusalemme dagli apostoli e anziani per trattare la questione. Essi dunque, accompagnati per un tratto dalla chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione degli stranieri e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. Poi, giunti a Gerusalemme, furono accolti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono le grandi cose che Dio aveva fatte per mezzo di loro. Ma alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, si alzarono dicendo: «Bisogna circonciderli, e comandar loro di osservare la legge di Mosè». Allora gli apostoli e gli anziani si riunirono per esaminare la questione. Ed essendone nata una vivace discussione, Pietro si alzò in piedi e disse:
«Fratelli, voi sapete che dall'inizio Dio scelse tra voi me, affinché dalla mia bocca gli stranieri udissero la Parola del vangelo e credessero. E Dio, che conosce i cuori, rese testimonianza in loro favore, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna discriminazione fra noi e loro, purificando i loro cuori mediante la fede. Or dunque perché tentate Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare? Ma noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro». 
Tutta l'assemblea tacque e stava ad ascoltare Barnaba e Paolo, che raccontavano quali segni e prodigi Dio aveva fatti per mezzo di loro tra i pagani. Quando ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi: Simone ha riferito come Dio all'inizio ha voluto scegliersi tra gli stranieri un popolo consacrato al suo nome. E con ciò si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 
"Dopo queste cose ritornerò e ricostruirò la tenda di Davide, che è caduta;
e restaurerò le sue rovine, e la rimetterò in piedi, affinché il rimanente degli uomini e tutte le nazioni, su cui è invocato il mio nome, cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, a lui note fin dall'eternità".
Perciò io ritengo che non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dagli animali soffocati, e dal sangue.
Atti 15:1-20

La situazione religiosa cristiana a metà del I secolo era sicuramente molto confusa, strattonata da una parte dalle pressioni giudeo cristiane che volevano rimarcare l'importanza delle leggi ebraiche, e dall'altra dalle seduzioni della società greco-romana. Il Nuovo Testamento racconta vari eventi e circostanze che hanno manifestato la tensione che vibrava nelle comunità a causa di queste influenze, e la difficoltà degli apostoli nel dover combattere tutta una serie di pensieri e filosofie che mettevano a rischio l'integrità del messaggio evangelico. La prima questione che il cristianesimo ha dovuto affrontare è stata proprio quella del suo rapporto con il giudaismo, discussa in modo ufficiale in questo incontro a Gerusalemme. Alcuni giudeo cristiani convertiti dall'ambiente farisaico sostenevano la dottrina di Mosè e la necessità della circoncisione e dell'osservanza della Torah anche da parte dei convertiti di origine gentile, ma tanto Paolo quanto Pietro avevano ricevuto nuove rivelazioni su questo argomento, e vissuto inequivocabili esperienze spirituali che avrebbero incontrato la comprensione e considerazione anche dell'apostolo Giacomo. Le due posizioni erano di per sé inconciliabili, e proprio per questo motivo si rese necessario convocare il "concilio": un prezioso tempo di confronto indispensabile per decidere quale fosse la linea di insegnamento in accordo con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo è probabilmente il più importante e il più chiaro esempio biblico sul tema, che mostra come addirittura in epoca apostolica, a meno di vent'anni dalla resurrezione del Signore, sia stata necessaria una riunione d'emergenza per poter stabilire la regola di corretto insegnamento su un argomento così importante e controverso per il mondo cristiano di allora. Da questo momento in poi, gli argomenti importanti e controversi si sono moltiplicati per secoli, minando al cuore della fede cristiana con dubbi e incertezze sulla natura di Cristo, sul rapporto tra il Padre e il Figlio, e sull'identità dello Spirito Santo (sebbene quest'ultimo argomento sia stato trascurato maggiormente). La tensione verso l'unicità e esclusività di YHWH dalla parte giudeo cristiana, e la tensione verso il disprezzo di tutto l'Antico Testamento da parte del marcionismo. La comprensione di Gesù Cristo come semplice uomo scelto da Dio, come uomo "posseduto" dallo Spirito di Dio, come uomo "adottato" da Dio, come essere divino subordinato al Padre, come essere pienamente uomo e pienamente Dio... Queste e altre soluzioni si sono alternate in diversi momenti grazie a vari esponenti del cristianesimo, sostenute dalle comunità di diverse regioni geografiche, generando inevitabilmente conflitti con ogni realtà cristiana dal pensiero differente. Ma fra tutti questi, quale era l'insegnamento corretto? Nel II secolo, il vescovo Ireneo di Lione scriverà dei libri per combattere "tutte le eresie", proteggendo le linee dottrinali che considerava pure e motivando la crescita della Chiesa cristiana attraverso i secoli secondo questa unica linea di ortodossia che affondava le sue radici nell'insegnamento degli apostoli stessi. Ma ad oggi appare impossibile l'idea che in questi secoli vi fosse un'unica linea di corretto insegnamento, avendo l'evidenza piuttosto della proliferazione di una moltitudine di insegnamenti diversi in antagonismo fra di loro e con la loro stessa evoluzione attraverso il tempo. Finché questi conflitti sono rimasti nella sfera di una religiosità minoritaria (e saltuariamente perseguitata), la società secolare è stata indifferente nel migliore dei casi e sarcastica/insofferente nel peggiore. Ma, superata la terribile ed estesa persecuzione del cristianesimo sotto l'imperatore Diocleziano tra il 303 e il 311 d.C., le cose cambiarono drasticamente. La crisi della tetrarchia romana condusse ad una serie di guerre civili che terminarono con la vittoria di Costantino il Grande: lo stesso imperatore che nel 313 d.C. promuoverà il famoso editto di Milano.
«Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità.»9
Poche parole che cambiarono per sempre la storia del cristianesimo e dell'intera società occidentale. Poche parole che sancirono un'irreversibile svolta circondata da un tradizionale alone di trionfo, che però rivelerà agli studiosi la presenza di parecchie sfumature volontariamente dimenticate.

3. IL CONCILIO DI NICEA





Si è a lungo dibattuto sulle motivazioni che, al di là della leggenda, portarono Costantino vicino al cristianesimo. Se nella biografia redatta da Eusebio di Cesarea, Costantino viene dipinto entusiasticamente come un meraviglioso modello cristiano10 (tanto da essere considerato ancora oggi "simile agli apostoli" dalla Chiesa ortodossa), molti storici moderni invece leggono nelle sue mosse intenti meramente politici: lo scopo di preservare l'unità di un Impero sempre più cristiano ed esercitare un facile controllo religioso. Appare arduo, in ogni caso, considerare la sua conversione a Cristo come genuina a causa della crudele messa a morte di moglie, suocero, tre cognati e del suo stesso figlio Crispo, e la sua decisione di battezzarsi solamente in punto di morte11. L'imperatore Costantino ha giocato un ruolo chiave nel concilio di Nicea in quanto è stato il suo promotore principale. Il mondo cristiano di allora era diviso dal donatismo e dall'arianesimo, ma se il primo movimento era diffuso quasi esclusivamente nell'Africa romana, il secondo riuscì invece ad oltrepassare i confini di Alessandra d'Egitto per raggiungere tutta la cristianità, in special modo quella presente nelle regioni d'Oriente12. L'eredità teologica di Origene condusse i dibattiti alessandrini fino alla negazione della piena divinità di Gesù, e proprio in questa prospettiva si inserì il presbitero Ario, perfezionando il sistema di pensiero che sarebbe passato alla storia con il nome di "arianesimo"13. Ben presto, questo tema venne discusso non soltanto da teologi e vescovi, ma anche da tutto il popolo cristiano, minacciando di fatto l'identità che si era potuta formare nei secoli precedenti. Per ripristinare la pace religiosa, Costantino convocò quindi questo importante concilio, aperto ufficialmente il 20 maggio 325 nella località di Nicea, oggi conosciuta come İznik, città turca a 130 km dalla capitale Istanbul (l'antica Costantinopoli). 

La tradizione individua 318 partecipanti al concilio, ma questo sembra essere soltanto un numero simbolico, alludendo probabilmente ai 318 servi di Abramo (Ge 14:14); in realtà le personalità coinvolte non dovevano essere molte più di 220, Eusebio parla di 250 partecipanti provenienti da ogni parte del mondo14. Dall'Occidente vennero soltanto cinque vescovi, tra i quali non figurò neanche quello di Roma (Silvestro) a causa della sua tarda età15. Pur non essendoci pervenuti gli atti del concilio, possediamo una dichiarazione di fede (il "credo"), venti canoni e le testimonianze di alcuni dei partecipanti (p.es.: Eusebio, Eustazio di Antiochia, Atanasio), documenti che ci permettono una certa ricostruzione dei fatti e comprensione dell'accordo finale16. Sappiamo che parecchi vescovi portavano le cicatrici dovute alla recente persecuzione, come il vescovo Paolo di Neocesarea sull'Eufrate, o l'egiziano Pafnuzio17. La fazione di Ario promosse immediatamente una formulazione di fede in cui erano ufficialmente inseriti elementi di teologia ariana, sostenuta dal vescovo di corte Eusebio di Nicomedia, ma dopo "lunghe discussioni, molte lotte e attente riflessioni", il partito di quella che sarebbe divenuta l'ortodossia prese il sopravvento grazie alla guida dei vescovi Marcello di Ancira, Eustazio d'Antiochia e del diacono alessandrino Atanasio18. Eusebio propose allora di prendere come base il simbolo battesimale usato nella chiesa di Cesarea per elaborare la necessaria confessione di fede, ed in questo modo si procedette nel lavoro successivo fino alla formulazione di quello che conosciamo come Simbolo (o Credo) niceno:
Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore, Gesù Cristo, figlio di Dio, generato unigenito dal Padre, cioé dalla sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, secondo i greci consostanziale, mediante il quale tutto è stato fatto, sia ciò che è in cielo sia ciò che è in terra; per noi uomini e per la nostra salvezza egli è disceso dal cielo, si è incarnato, si è fatto uomo, ha sofferto ed è risorto il terzo giorno, è salito nei cieli e verrà per giudicare i vivi e i morti. Crediamo nello Spirito Santo. Ma quelli che dicono "ci fu un tempo in cui egli non esisteva", "prima che nascesse non era", "è stato creato dal nulla", o quelli che dicono che il Figlio di Dio è di un'altra sostanza o di un'altra essenza rispetto al Padre, o che il Figlio di Dio è sottomesso al combiamento o all'alterazione, questi la Chiesa cattolica e apostolica condanna.19
Secondo questa forma cristologica approvata al concilio, Gesù Cristo era della stessa sostanza del Padre, termine già in uso nel vocabolario degli gnostici per indicare "appartenenza allo stesso modo o grado di essere"; proprio per questo motivo tale espressione aveva suscitato perplessità già nel secolo precedente, per esempio, nel vescovo alessandrino Dionigi20. La confessione di fede venne ultimata il 19 giugno 325, venendo promulgata dall'imperatore come legge imperiale; per un altro mese il concilio discusse invece degli argomenti di minor importanza come la definizione della data pasquale (fissata nella domenica successiva al 14 di Nisan), la regola di accoglienza dei lapsi, il divieto di consacrare come presbiteri i credenti neobattezzati, i criteri necessari per la consacrazione episcopale, la preminenza del vescovo di Alessandria sulle regioni di Egitto, Libia e Tebaide, e altre questioni di ordine ecclesiastico ufficializzate successivamente nei venti canoni21. Ad oggi nel 2015, dopo 1690 anni dal concilio di Nicea, il pontefice attuale della Chiesa cattolica romana sta rivedendo la possibilità di stabilire una nuova data fissa per il festeggiamento della Pasqua, in accordo con il resto della cristianità, ma differenziandosi sempre dall'originale calendario ebraico22

La pace raggiunta a Nicea ebbe una breve vita, venendo stravolta pochi anni più tardi, quando alcuni vescovi ritirarono la loro firma dalla confessione di fede sottoscritta, vedendo riaffiorare una litigiosità sopita. Una volta tornati alle loro sedi, ai vescovi venne difficile giustificare davanti ai credenti l'adozione di un credo religioso cristallizzato in una formula che aveva, per volere dell'imperatore, autorità di legge e che era inoltre incentrata su un riferimento a Gesù ("della stessa sostanza...") di sapore filosofico e che non si presentava come desunta dal testo biblico23. Già nel 328 si registrò un mutamento di atteggiamento da parte di Costantino in senso filoariano, mutamento che avrebbe portato ad un nuovo fiorente periodo ariano durante il regno di Costanzo II, figlio e successore di Costantino24. Nonostante questa instabilità però, il concilio di Nicea fu per i successori una pietra di fondamento alla quale tornare, per continuare a sistematizzare il pensiero cristiano in una forma chiara, solida, e definitiva. Solo 56 anni più tardi sarebbe stato indetto un nuovo concilio ecumenico nella città di Costantinopoli, proseguendo proprio per questo stesso sentiero, che si sarebbe dipanato attraverso la storia e la fede, per molto altro tempo ancora.  

Note:

[1] http://www.etimo.it/?term=concilio 
[2] http://www.treccani.it/enciclopedia/concilio/ 
[4] Jedin Hubert, Breve storia dei concili, Ed. Herder-Morcelliana, p. 9. 
[5] http://w2.vatican.va/content/osservatore-romano/it/editorials/documents/18_04_2010.html
[6] http://www.santabarbararoma.it/pdf/Lezione_7_%20I_primi_quattro_concili_ecumenici.pdf
[7] http://www.sapere.it/enciclopedia/monofisismo.html

[8] http://www.vatican.va/various/basiliche/san_paolo/it/san_paolo/concilio.htm 
[9] http://www2.treviso.chiesacattolica.it/treviso/allegati/3650/4%20Editto%20di%20Milano%20313.pdf - p.3. 
[10] Vedi l'opera "Vita di Costantino": http://www.ibs.it/code/9788817029063/eusebio-di-cesarea/vita-costantino-testo.html
[11] Rinaldi Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, Ed. GBU, p.652. 
[12] Id. Ibid. p.659.
[13] Id. Ibid.
[14] Jedin Hubert, Breve storia dei concili, Ed. Herder-Morcelliana, p. 20. 
[15] Id. Ibid.  
[16] R.Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, GBU, p.662. 
[17] J.Hubert, Breve storia dei concili, Herder-Morcelliana, p. 21. 
[18] Id. Ibid.  
[19] R.Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, GBU, p.662. 
[20] Id. Ibid.  
[21] J.Hubert, Breve storia dei concili, Herder-Morcelliana, pp. 22-23. 
[22] http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_giugno_12/chiesa-potrebbe-stabilire-data-fissa-la-pasqua-e6d22d0c-111a-11e5-b09a-9f9a058e6057.shtml 
[23] R.Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, GBU, p.663.
[24] R.Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, GBU, p.664.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...