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mercoledì 27 maggio 2015

Sacerdoti, profeti e re (parte I): l'istituzione dei sacerdoti

1.INTRODUZIONE 

Leggendo i primi libri della Bibbia, ben presto incontriamo tre ruoli di guida fondamentali per il popolo di Dio: sacerdoti, profeti e re. Ciascuno di questi profili ha delle caratteristiche proprie molto importanti, e dei contributi unici per il popolo, essenziali tanto a livello spirituale quanto a livello sociale. Nelle Scritture, i destini delle persone che hanno ricoperto questi uffici si sono incrociati tra di loro più e più volte per mano del Signore, guidati per portare guarigione laddove vi era peccato, guidati per portare soccorso laddove vi era pericolo. L'intervento di Dio quindi, raramente è avvenuto nella storia attraverso un'unica istituzione; ma, al contrario, si è spesso realizzato sotto forma di provvidenza in un modo che onorasse la natura multiforme di Israele prima e della Chiesa poi, riservando l'autorità assoluta all'unica persona che dovesse realmente averla: ossia il Signore stesso. 

Lo scopo di questa serie di approfondimenti, è quello di evidenziare le caratteristiche del sacerdozio, del profetismo e della monarchia; per poterle successivamente comprendere al meglio nella persona di Cristo e di conseguenza spostare lo sguardo ancora più in là, fino al presente tempo della Chiesa, e al significato che questi uffici possono avere per noi credenti del XXI secolo.

Come anticipato dal titolo, in questo studio ci accosteremo alla testimonianza delle Scritture sull'istituzione sacerdotale, consolidando la prima parte di questo nuovo ed entusiasmante percorso di ricerca e scoperta del Signore e delle caratteristiche del rapporto con il suo popolo.

2.AARONNE E I SUOI FIGLI

Tu farai accostare a te, tra i figli d'Israele, tuo fratello Aaronne e i suoi figli con lui perché siano sacerdoti: Aaronne, Nadab, Abiu, Eleazar e Itamar, figli di Aaronne. A tuo fratello Aaronne farai dei paramenti sacri, in segno di dignità e di gloria. Parlerai a tutti gli uomini sapienti, che io ho riempito di spirito di sapienza, ed essi faranno i paramenti di Aaronne perché sia consacrato e mi serva come sacerdote. Questi sono i paramenti che faranno: un pettorale, un efod, un manto, una tunica lavorata a maglia, un turbante e una cintura. Faranno dunque dei paramenti sacri per Aaronne tuo fratello e per i suoi figli perché mi servano come sacerdoti. Si serviranno d'oro, di filo violaceo, porporino, scarlatto e di lino fino.
Esodo 28:1-5 

 
Dopo essere stato liberato dall'oppressione egiziana, il popolo di Israele è arrivato nel deserto del Sinai, sostenuto dalla guida di Mosè. Proprio sul monte Sinai, Mosè ha parlato con Dio ed ha ricevuto la legge e i precetti da osservare in questo patto, un'insieme di indicazioni necessarie per vivere in modo santo verso il Signore e in modo giusto verso il prossimo. In questi capitoli centrali del libro dell'Esodo, troviamo il brano che abbiamo appena letto, nel quale Dio stesso sceglie Aaronne fratello di Mosè e la sua discendenza come sacerdoti. Nel libro del Levitico, leggiamo invece come è stata successivamente celebrata la loro consacrazione:  

Mosè fece avvicinare Aaronne e i suoi figli, e li lavò con acqua. Poi rivestì Aaronne della tunica, lo cinse della cintura, gli mise addosso il manto, gli mise l'efod e lo cinse della cintura artistica dell'efod, con la quale gli fissò l'efod addosso. Gli mise pure il pettorale, e sul pettorale mise l'urim e il tummim. Poi gli mise in capo il turbante e sul davanti del turbante pose la lamina d'oro, il santo diadema, come il SIGNORE aveva ordinato a Mosè. Poi Mosè prese l'olio dell'unzione, unse il tabernacolo e tutte le cose che vi si trovavano e le consacrò. Fece sette aspersioni sull'altare, lo unse con tutti i suoi utensili, la conca e la sua base, per consacrarli. Versò dell'olio dell'unzione sul capo d'Aaronne e unse Aaronne, per consacrarlo. Poi Mosè fece avvicinare i figli d'Aaronne, li vestì di tuniche, li cinse di cinture e legò sul loro capo delle mitre, come il SIGNORE aveva ordinato a Mosè.

Levitico 8:6-13 

L'unzione di Aaronne e dei suoi figli come sacerdoti, è avvenuta contestualmente all'unzione del tabernacolo rappresentante la presenza stessa di Dio in mezzo al suo popolo. L'identità e il ruolo sacerdotale infatti si identificano proprio nel servizio esclusivo a Dio: questa è la chiamata e la responsabilità, questo è lo scopo da perseguire. Guardando ai tempi successivi in cui Israele entrerà nella terra promessa, il Signore ordinerà che i sacerdoti (e tutta la tribù di Levi) non abbiano alcuna parte né eredità con Israele (De 18:1), perché la loro eredità è rappresentata da Dio stesso. Il loro mantenimento è a carico delle altre tribù, chiamate ad offrire la decima parte della propria ricchezza; e la decima parte di questa decima sarà a sua volta istituita come l'offerta per il Signore da parte dei Leviti (Nu 18:26). I sacerdoti (e i Leviti) raccolgono quindi l'incarico di consacrarsi alla sfera spirituale e religiosa della nazione di Israele, e per questo motivo sono tenuti a santificarsi ad un livello superiore rispetto al resto del popolo. Non possono venire a contatto con i morti, radersi la barba, farsi incisioni nella carne, sposare donne disonorate (Le 21); il loro obbligo è quello di conservare in modo irreprensibile il proprio spirito, la propria anima e il proprio corpo come sacrificio vivente gradito a Dio. Questo è il cuore della loro identità e della loro missione, che si ripresenterà in futuro nell'intera Chiesa di Cristo e non più solo in una parte del popolo. Come abbiamo appena visto, però, la maggior parte delle indicazioni riguardavano tanto i sacerdoti (della discendenza di Aaronne), quanto l'intera tribù di Levi. Anche se la scelta iniziale concerneva unicamente la famiglia del fratello di Mosè infatti, un evento specifico ha cambiato le cose, portando alla necessità di fare una modifica nell'ordine sacro. Questo evento è avvenuto proprio mentre il Signore stava descrivendo a Mosè sul monte Sinai la sua volontà di mettere a parte Aaronne e i suoi figli come sacerdoti, prima della loro consacrazione e delle successive indicazioni. Questo evento, possiamo identificarlo come la prima corruzione spirituale del popolo di Israele.


3.LA PRIMA CORRUZIONE SPIRITUALE

Il popolo vide che Mosè tardava a scendere dal monte; allora si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: «Facci un dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto». E Aaronne rispose loro: «Staccate gli anelli d'oro che sono agli orecchi delle vostre mogli, dei vostri figli e delle vostre figlie, e portatemeli». E tutto il popolo si staccò dagli orecchi gli anelli d'oro e li portò ad Aaronne. Egli li prese dalle loro mani e, dopo aver cesellato lo stampo, ne fece un vitello di metallo fuso. E quelli dissero: «O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!» Quando Aaronne vide questo, costruì un altare davanti al vitello ed esclamò: «Domani sarà festa in onore del SIGNORE!» L'indomani, si alzarono di buon'ora, offrirono olocausti e portarono dei sacrifici di ringraziamento; il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi. [...]
Quando Mosè vide che il popolo era senza freno e che Aaronne lo aveva lasciato sfrenarsi esponendolo all'obbrobrio dei suoi nemici, si fermò all'ingresso dell'accampamento, e disse: «Chiunque è per il SIGNORE, venga a me!» E tutti i figli di Levi si radunarono presso di lui. 
Esodo 32:1-6/25,26 

Mentre Mosè era davanti alla presenza di Dio, sul monte Sinai, il popolo di Israele a valle non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo, e presto scelse Aaronne per sostituire Mosè. La presente situazione iniziale può da sola insegnarci molto sull'importanza di una genuina vita spirituale e sull'immaturità di chi invece vive secondo la carne. Questo argomento è stato trattato dall'apostolo Paolo nella lettera ai Galati, descrivendo a partire dalla vicenda della nascita di Ismaele e Isacco le dinamiche che portano continuamente i figli della carne a perseguitare i figli dello Spirito. La generazione di Israele che ha vissuto l'esodo, pur essendo stata salvata dalla schiavitù, rappresenta una generazione carnale, destinata a perire nel deserto per la propria incredulità (Nu 14:32). In questa cecità spirituale, il popolo andò da Aaronne, chiedendo la possibilità di costruire una statua che rappresentasse il dio che li aveva fatti uscire dall'Egitto. Questo racconto è in realtà più complicato di quanto possa apparire, infatti la festa che viene proclamata dopo aver costruito il vitello di metallo fuso, è in onore del Signore (YHWH), e non di altre divinità. C'è chi pensa che questo vitello dovesse essere soltanto il basamento per una più grande statua rappresentante YHWH stesso, come era in uso nel Vicino Oriente antico1. La moderna critica biblica invece vede in questo brano una successiva aggiunta introdotta per giustificare la condanna del culto istituito dal re Geroboamo a Dan e a Betel (1 Re 12:28)2. Cercando una possibile spiegazione all'interno dello stesso testo, emerge in modo significativo l'ombra del sincretismo religioso: ossia della confusione religiosa di Israele che avrebbe potuto portare effettivamente ad unire caratteristiche della divinità egizia del Toro Apis con altre di YHWH, che in questo momento restava ancora abbastanza sconosciuto. La mancanza di conoscenza personale del Signore porta a confusione, e la confusione porta all'idolatria. Anche in questo caso possiamo trarre una lezione valida senz'altro anche per i nostri giorni. L'aspetto più grave in questa narrazione, resta però comunque il coinvolgimento di Aaronne. Egli era già stato scelto dal Signore per essere suo sacerdote ma non dimostra di avere alcun discernimento spirituale, e cede immediatamente alle pressioni fatte dal popolo. Ancora una volta, la Scrittura mostra la pericolosità di accondiscendere ai desideri della maggioranza. Solo per il fatto che qualcosa sia richiesto da un gran numero di credenti non significa che sia automaticamente qualcosa di giusto, ed è per questo che le guide spirituali sono chiamate a prestare attenzione e ad esercitare il giusto giustizio e discernimento. Aaronne cade nella concessione, ma Mosè ottiene immediatamente il supporto dei figli di Levi; e questo può essere un ultimo e fondamentale insegnamento per tutti noi.

Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. Infatti, se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo e cade senz'avere un altro che lo rialzi! Così pure, se due dormono assieme, si riscaldano; ma chi è solo, come farà a riscaldarsi? Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto.
Ecclesiaste 4:9-12 

La risposta divina a questa crisi spirituale è stata quella di accettare l'intercessione di Mosè e rendere disponibile un'intera tribù del popolo di Israele, restata irreprensibile. La Bibbia è chiara nel mostrare il vantaggio di un governo collegiale, anche nel solo Pentateuco: Mosè ha potuto avvalersi dell'aiuto di diversi giudici per amministrare la giustizia (Esodo 18:21,22), ed ora Aaronne può avere l'aiuto di un'intera tribù per amministrare l'ordine sacro. Molti israeliti periranno per la loro colpa, ma il resto di Israele sarà perdonato dal Signore, compreso Aaronne. Da qui in avanti, però, non si parlerà più solo di sacerdoti, ma di sacerdoti e Leviti. Questi sono adesso i servitori del Signore incaricati di svolgere l'ordine sacro, a loro è affidato il compito di vegliare sulla reciproca condizione spirituale e su quella del popolo di Israele, per garantire l'ubbidienza alla volontà di YHWH. 

4.SACRO E PURO, IMPURO E PROFANO












Il SIGNORE disse a Mosè: «Fa' avvicinare la tribù di Levi e mettila a disposizione del sacerdote Aaronne, affinché sia al suo servizio. Essi avranno la cura di tutto ciò che è affidato a lui e a tutta la comunità davanti alla tenda di convegno e faranno così il servizio del tabernacolo. Avranno cura di tutti gli utensili della tenda di convegno e di quanto è affidato ai figli d'Israele, e faranno così il servizio del tabernacolo. Tu darai i Leviti ad Aaronne e ai suoi figli; tra i figli d'Israele sono essi quelli che si dedicheranno completamente al suo servizio. Tu stabilirai Aaronne e i suoi figli, perché esercitino le funzioni del loro sacerdozio; l'estraneo che si accosterà all'altare sarà messo a morte». Il SIGNORE disse a Mosè: «Ecco, tra i figli d'Israele io ho preso i Leviti al posto di ogni primogenito che nasce da donna israelita; i Leviti saranno miei; poiché ogni primogenito è mio; il giorno in cui colpii tutti i primogeniti nel paese d'Egitto, io mi consacrai tutti i primi parti in Israele, tanto degli uomini quanto degli animali; saranno miei: io sono il SIGNORE».
Numeri 3:5-13

Nell'ultima piaga patita dagli egiziani, morirono tutti i loro primogeniti e furono invece consacrati al Signore tutti i primogeniti di Israele. In questo momento però, avviene uno scambio: al posto dei primogeniti del popolo, YHWH sceglie un'intera tribù: la tribù di Levi. I Leviti sono affiancati alla dinastia sacerdotale per essere al servizio del tabernacolo, venendo integrati nell'ordine sacro. Per questo motivo, come abbiamo visto precedentemente, essi non hanno parte all'eredità di Israele (Dio è la loro eredità) e sono mantenuti dalle decime del popolo. Nel tempo dell'Antico Testamento vigevano regole estremamente rigide su ciò che era sacro e ciò che era puro, ciò che era impuro e ciò che era profano. Il ventisettesimo capitolo del Levitico descrive nel dettaglio le procedure per consacrare al Signore una persona, un animale o altro (la propria casa, p.es.). Tutto quello che veniva consacrato non poteva successivamente essere né venduto, né riscattato. Tuttavia, la parte del popolo che non era consacrata, era chiamata ad essere e mantenersi pura: per questo motivo troviamo nel Pentateuco anche delle ulteriori regole per definire cosa è puro e cosa è impuro, e soprattutto come riacquistare lo stato di purità dopo essere scaduti nell'impurità per i motivi più disparati, tra i quali per esempio l'aver toccato il cadavere di un animale impuro (cfr. Le 5:2). Portare animali impuri e compiere riti impuri (di idolatria) in luoghi sacri (il tabernacolo e il futuro tempio), portava invece questi luoghi sacri ad essere immediatamente profanati. Questo è quello che è successo quando nel II secolo a.C. fu profanato il tempio per opera di Antioco IV:

Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine, inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti. L'altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi.
2 Maccabei 6:1-5 


Per questo motivo, il tempio si è dovuto successivamente riconsacrare, affinché dalla situazione di profanazione potesse tornare allo stato originario di sacralità. In molte occasioni, coloro che indegnamente si avvicinavano a luoghi ed oggetti sacri - anche con buone intenzioni - venivano colpiti immediatamente dal Signore (ben conosciuta è la triste morte di Uzza in 2 Samuele 6), ma anche senza l'intervento di Dio, l'indicazione era quella di mettere a morte chiunque si macchiasse di tali azioni. I giudei dell'epoca della profanazione di Antioco, spiegarono la possibilità di una tale abominazione della desolazione con le seguenti parole:

Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia.
2 Maccabei 5:18

Il popolo quindi era implicato in molti peccati, e per questo motivo la giustizia di Dio si era allontanata da Gerusalemme e dal suo tempio, permettendo la profanazione. L'equilibrio dell'intera relazione tra Dio e Israele, si manteneva infatti nelle condizioni di un vero e proprio patto, la cui ratificazione finale viene descritta nel ventinovesimo capitolo del libro di Deuteronomio. Benedizioni e maledizioni si alternavano a seconda dell'osservanza da parte del popolo delle regole di questo patto esclusivo, un patto nel quale proprio i sacerdoti e i Leviti svolgevano un ruolo essenziale, nella loro posizione di intermediari tra il Signore e il resto del popolo di Israele. I sacerdoti e i Leviti erano coloro che rendevano possibile l'iter di riacquisizione dello stato di purità (Levitico cc. 13-15), erano coloro che istruivano e guidavano Israele verso l'ubbidienza alle leggi di Dio e verso la ricerca della condizione di purità e di sacralità a lui gradite. Essi erano i custodi del tabernacolo e del futuro tempio, ma il loro ministero non è stato sufficiente a svolgere il compito, e la volontà di Dio si è mossa per chiamare alla collaborazione altri israeliti: altre sentinelle necessarie per suonare l'allarme alla vista della disubbidienza e del peccato, per risvegliare le coscienze e invitare al ravvedimento.

5.I PROFETI ANTERIORI

L'angelo del SIGNORE salì da Ghilgal a Bochim e disse: «Io vi ho fatto salire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: "Io non romperò mai il mio patto con voi"; e voi, dal canto vostro, non farete alleanza con gli abitanti di questo paese e demolirete i loro altari. Ma voi non avete ubbidito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch'io ho detto: "Io non li scaccerò davanti a voi; ma essi saranno tanti nemici contro di voi e i loro dèi saranno, per voi, un'insidia"». Appena l'angelo del SIGNORE ebbe detto queste parole a tutti i figli d'Israele, il popolo si mise a piangere ad alta voce.
Giudici 2:1-4

Sebbene nella Bibbia cristiana i libri di Giosuè, Giudici, Samuele, e Re vengano definiti come libri storici, nel canone ebraico sono invece considerati con il nome di "profeti anteriori"3. La profezia infatti, viene vista nel mondo ebraico soprattutto come la descrizione degli eventi storici dal punto di vista del Signore, piuttosto che esclusivamente come predizione di eventi futuri. Giosuè quindi da questo punto di vista apparirebbe come primo profeta, anche se il profetismo istituzionale sorgerà solo in seguito con Samuele: ultimo giudice e primo vero e proprio profeta. Dopo Samuele, i profeti si moltiplicheranno, portando alla nascita varie scuole profetiche e nuovi pensieri teologici, sedimentati successivamente nei rispettivi libri dell'Antico Testamento. 

Negli scorsi capitoli, abbiamo lasciato Israele con queste due importanti categorie di persone scelte per il servizio sacro: i sacerdoti e i Leviti. Da questo momento, come sappiamo, Israele vagherà quarant'anni nel deserto a causa della sua incredulità, infine attraverserà il fiume Giordano e si muoverà per conquistare la terra promessa sotto la guida di Giosuè, che nel frattempo avrà preso il posto di Mosè. Il libro dei Giudici però inizia con queste pesanti parole che abbiamo letto in apertura del capitolo. Israele diventa reo di non aver scacciato tutte le popolazioni nemiche ma di averle in larga parte lasciate nei rispettivi territori, disubbidendo all'ordine di Dio (Gd 1:22-36). Per questa disubbidienza, l'angelo del Signore comunica la risposta divina a questa disubbidienza: Egli non sarebbe più intervenuto a facilitare la conquista del territorio e gli idoli che il popolo non aveva bandito sarebbero finiti per diventare per loro un grave problema. Questa nuova battuta di arresto nella crescita spirituale (e materiale) del popolo gli costerà molto cara. Per un centinaio di anni infatti, Israele soffrirà ciclicamente per l'oppressione dei popoli vicini, ottenendo soltanto momentanee vittorie grazie ai vari giudici che il Signore susciterà durante le crisi peggiori4 (cfr. Gd 2:18,19). 

Come già detto, questi giudici possono essere visti come leader civili e militari, eredi di Mosè e Giosuè nella guida del paese, ma anche come precursori dei profeti nella loro chiamata divina alla sensibilizzazione del popolo e all'esortazione al pentimento e al ritorno verso le giuste condizioni richieste nel patto con YHWH. L'influenza dei sacerdoti e dei Leviti non è risultata sufficiente, e proprio per questo motivo - pur mantenendo i loro servigi - il Signore chiama all'azione una nuova categoria di servitori, privi dell'ascendenza sacerdotale o levitica, ma riempiti del suo Spirito (cfr. p.es. Gd 3:10). Lo scopo dei giudici/profeti anteriori non è mai stato quello di adempiere al mandato dei sacerdoti e dei Leviti, ma piuttosto di agire in sinergia per risvegliare le coscienze, chiamare il popolo al ravvedimento e alle armi per scacciare i propri nemici tanto con la sottomissione al Signore, quanto con la guerra vera e propria. Questo è stato l'inizio di una nuova forma di ufficio, slegato da precise dinastie tribali, ma non per questo meno importante per la salute di Israele come popolo speciale, scelto da Dio fra tutti i popoli della terra (De 7:6). Questo è stato un tempo di transizione, sofferto e tormentato, che ha portato lentamente verso la piena espressione di una nuova strategia di Dio, manifestata a tempo debito con la chiamata del profeta Samuele e di tutti i profeti successivi. In primo luogo YHWH scelse dei sacerdoti, in secondo luogo scelse una intera tribù, e in terzo luogo numerosi altri uomini, che avevano in comune soltanto l'appartenenza al popolo di Israele e la pienezza dello Spirito di Dio nella loro vita.  


Bibliografia: 

[1] M. Coogan, A Brief Introduction to the Old Testament: The Hebrew Bible in its Context, cit., 2009, p. 115.
[2] R.E. Brown, J.A. Fitzmyer, R.E. Murphy, Grande commentario biblico, Ed. Queriniana, cit. p. 84. 
[3] http://www.bibbiaedu.it/introduzione/v3_s2ew_consultazione.mostra_paginat?id_pagina=22332&target=0 
[4] Hans Küng, Ebraismo (Das Judentum), ed. BUR, Milano, 1995, p. 89. 
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