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lunedì 9 settembre 2013

A causa della vostra poca fede...

Quando tornarono tra la folla, un uomo gli si avvicinò, gettandosi in ginocchio davanti a lui, e gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio, perché è lunatico e soffre molto; spesso, infatti, cade nel fuoco e spesso nell'acqua. L'ho condotto dai tuoi discepoli ma non l'hanno potuto guarire». Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me». Gesù sgridò il demonio e quello uscì dal ragazzo, che da quel momento fu guarito.

Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché non l'abbiamo potuto cacciare noi?» Gesù rispose loro: «A causa della vostra poca fede; perché in verità io vi dico: se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: "Passa da qui a là", e passerà; e niente vi sarà impossibile. Matteo 17:14-21


Questo famoso brano del vangelo di Matteo è sicuramente stato letto, meditato e predicato un numero incalcolabile di volte. E' così celebre che probabilmente il detto finale di Gesù risulta essere conosciuto anche al di fuori dell'ambiente cristiano, essendo entrato nel linguaggio comune:

"Se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: "spostati", ed esso si sposterà."

Stranamente, il parallelo negli altri due vangeli sinottici (Mr 9:14-29; Lc 9:37-43) non riprende questa famosa frase. E' presente piuttosto un'altra frase importante, assicurata in tutte e tre le versioni:

Matteo 17:17 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me».

Marco 9:19 Gesù disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me».

Luca 9:41 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Porta qui tuo figlio».


Osservando i vangeli in modo sinottico infatti, ossia con uno sguardo d'insieme, si evidenzia come questa frase sia l'unica mantenuta in una forma quasi identica da tutti e tre gli evangelisti. 
Tutti e tre, narrando questo racconto si sono premurati di conservare questo "detto di Gesù" quasi come se fosse il nucleo, il centro del brano in questione. Analizzando la situazione in un quadro più ampio, questa pericope è stata inclusa in un punto dei vangeli in cui il tema dominante risulta essere il conflitto di Gesù con il mondo che lo respinge ma anche la tensione con i suoi discepoli che non comprendono la croce e la rifiutano (Mt 16:22).

In Mt 17:20 diventa interessante a questo riguardo anche il termine "poca fede", che Gesù attribuisce ai discepoli. Sebbene molti manoscritti originali (come riportato da Strong's NASBriportino il greco oligopistia tradotta correttamente in questo caso, altri manoscritti (come riportato da Strong's KJV) presentano invece il termine apistia  traducibile però con "assenza di fede". Entrambe le parole ricorrono in più punti nel Nuovo Testamento, in contesti che credo sia importante approfondire.




APISTIA: L'INCREDULITA' NELLA PERSONA DI CRISTO

Romani 3:1-3 Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? Qual è l'utilità della circoncisione? Grande in ogni senso. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio?

L'apostolo Paolo, scrivendo alla comunità di Roma, utilizza la parola apistia per descrivere l'incredulità dei Giudei nei riguardi dell'identità di Gesù Cristo.
Essi sono stati increduli, ma questo non ha annullato la fedeltà di Dio, poiché in futuro "tutto Israele sarà salvato". Il significato in questo contesto riguarda quindi l'assenza di fede (non pochezza, ma assenza) nella persona e nell'identità di Cristo.

Si può trovare lo stesso significato nel vangelo stesso di Matteo, qualche capitolo prima:

Matteo 13:57-58 E si scandalizzavano a causa di lui.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti.

Le persone che conoscevano Gesù anche prima del suo ministero, e che probabilmente lo videro crescere, non riuscivano a credere nel suo messaggio e nella sua identità. Erano incredule nei suoi confronti, non credevano in lui. E per questo motivo Gesù addirittura "non fece molte opere potenti" in quel luogo. Non credo che la loro incredulità fosse un serio problema per il Signore, ma probabilmente il loro mormorio risultava negativo per tutti coloro che invece lo seguivano. Continuando a ministrare in quella regione, le persone sarebbero state confuse dall'incredulità di alcuni. Da lì la decisione di passare altrove. 


APISTIA: L'INCREDULITA' NELLE PROMESSE DI DIO

Nella lettera ai Romani è presente un'altra volta questa parola, ma in questo caso con un significato leggermente diverso:

Romani 4:20-21 davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo.

Abramo infatti non fu incredulo nelle promesse di Dio ma fortificato nella fede. Quello che Dio ha promesso infatti è anche in grado di compierlo. In questa accezione, il fulcro del termine apistia non è più sulla identità ma sulla fedeltà di Dio. Quindi sulla fiducia che Dio manterrà la sua promessa, una fiducia basata su un'aspetto del carattere di Dio.

APISTIA: L'INCREDULITA' DOVUTA ALL'IGNORANZA

1Timoteo 1:12-14 Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulitàe la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù.

La terza sfumatura differente di questo termine la troviamo nella prima epistola a Timoteo. L'apostolo Paolo, parlando del suo passato, riconosce di essere stato un violento in quanto agiva nell'incredulità dovuta all'ignoranza. 



Passiamo ora ai contesti in cui viene usato il termine oligopistia/oligopistos per comprendere il significato di questa parola vicina alla precedente ma con sfumature sicuramente differenti. Prenderemo in esame i brani in cui la parola compare all'interno del vangelo di Matteo.


OLIGOPISTOS: LA MANCANZA DI FEDE NELLA PROVVIDENZA

Matteo 6:30 Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede?

In questo caso non siamo di fronte a una vera e propria incredulità ma ad una "poca fede" nella provvidenza di Dio. Una fragilità nel credere che il Signore provveda ai suoi figli, in modo concreto e continuativo. 
Un conto è credere in Dio, ed un altro è credere nel suo aiuto quotidiano.
Credere che ogni giorno, in ogni momento, Egli conosca la nostra necessità e abbia a cuore la nostra sussistenza.

OLIGOPISTOS: LA MANCANZA DI FEDE NEL GOVERNO DI DIO SULLA NATURA

Matteo 8:24-26 Ed ecco si sollevò in mare una così gran burrasca, che la barca era coperta dalle onde; ma Gesù dormiva. E i suoi discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono dicendo: «Signore, salvaci, siamo perduti!» Ed egli disse loro: «Perché avete paura, o gente di poca fede?» Allora, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia.

Nel vangelo di Matteo osserviamo un crescendo di rimproveri del Signore. Prima Gesù rimprovera la mancanza di fede dei suoi discepoli sulla provvidenza di Dio ed ora sul suo potere sulla natura. E' come se ci fosse una progressiva rivelazione dell'identità di Cristo, ottenuta raggiungendo ripetutamente il limite massimo dei suoi discepoli per poi andare oltre. Possiamo vedere infatti questa situazione come se fosse un vero e proprio percorso a tappe. La tappa della fede nella provvidenza e la tappa della fede del governo di Dio sulla natura. 


OLIGOPISTOS: LA FEDE SOFFOCATA DALLA PAURA

Matteo 14:29-31 Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull'acqua e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!» Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»

In questo passo arriviamo invece alla tappa della fede che supera la paura. Ogni tappa è contraddistinta da una frustrazione iniziale ma che porta ad un avanzamento verso una situazione successiva. Mentre l'apistis, la mancanza di fede, indica una serie di situazioni statiche e a sé stanti, l'oligopistos invece presenta un percorso di crescita della fede. Una fede che c'è, che esiste, ma che è debole. E, partendo da questa debolezza, viene rinforzata di volta in volta. 


OLIGOPISTOS: LA MENTE DI CRISTO


Matteo 16:8 Ma Gesù se ne accorse e disse: «Gente di poca fede, perché discutete tra di voi del fatto di non aver pane?
Matteo 16:11 Come mai non capite che non è di pani che io vi parlavo? Ma guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei».

L'ultima tappa del "percorso della mancanza di fede" (prima del brano di apertura dell'articolo), riguarda questo fraintendimento che i discepoli hanno avuto con Gesù. Nel momento in cui Gesù parlò di lievito, essi iniziarono a pensare al cibo e a come procurarselo senza ricordarsi dei miracoli che il Signore aveva già fatto nella moltiplicazione del pane. Questa pochezza di fede sembrerebbe coinvolgere i miracoli che Gesù poteva fare. Il soggetto del brano però riguarda il fraintendimento su ciò che Cristo stava dicendo, ossia la pochezza di fede che ostacola l'ottenimento della mente di Cristo (cfr. 1Co2:16, Ef 4:23), e il pensiero rivolto alle cose spirituali. "Spirituali" non è sinonimo di "sovrannaturali" e questo caso ne è un esempio lampante. Il pensiero spirituale di Gesù infatti riguardava il peccato e l'ipocrisia dei farisei e sadducei, un aspetto molto concreto e visibile. 


CONCLUSIONI

Abbiamo visto che i due termini che sono riportati in differenti manoscritti nel versetto di Mt 17:20 hanno caratteristiche e significati diversi, seppur con delle somiglianze. Leggendo il brano con la parola apistia,e confrontandolo con gli altri contesti in cui questa parola è presente nel Nuovo Testamento, le parole di Gesù evidenziano una vera e propria mancanza di fede che potremmo definire in modo quasi statico. Una mancanza di fede nella sua identità, sebbene poco prima (Mt 16:16) Pietro avesse avuto la rivelazione di Gesù come il Cristo Figlio del Dio vivente. Sembrerebbe quindi un episodio in cui l'evangelista scelse di riprendere questo tema per rinforzarlo in modo vivace con una riprensione importante di Gesù seguita - sempre nel vangelo di Matteo - da una dichiarazione molto forte: "se avete fede quanto un granello di senape (ovvero se avete la fede: se ne avete un quantitativo microscopico ma pur sempre esistente, al contrario di ora) potrete dire a questo monte: "Passa da qui a là", e passerà; e niente vi sarà impossibile. Una fede però basata su Cristo stesso e non sui propri doni spirituali (Mt 10:1), enfatizzata con un modo letterario che potremmo quasi affiancare a quello iperbolico usato nella retorica. 

Leggendo il brano con la parola oligopistia/oligopistos invece, osserviamo come il vangelo di Matteo presenti un percorso di crescita della fede, scandito da alcune tappe che mostrano differenti "crisi" e culminano proprio con questo passo e la sua frase finale. La provvidenza, il governo di Dio sulla natura, la vittoria della fede sulla paura e la fede derivante dall'avere la mente di Cristo divengono passi verso una crescita spirituale della fede in Dio e in Gesù. 
Potremmo sintetizzare questo concetto con il desiderio stesso dei discepoli, quando rivolgendosi al Signore gli dissero:

Luca 17:5  «Aumentaci la fede!»

E non a caso, rispondendo a questa frase, Gesù rispose loro:

Luca 17:6 Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: "Sràdicati e trapiàntati nel mare", e vi ubbidirebbe.

Una frase da non assolutizzare ma da meditare nel suo giusto contesto e da vivere in prima persona attraverso una costante comunione con Cristo. Un percorso volto all'esercizio della fede e contraddistinto da una serie di rivelazioni e di insegnamenti del Signore. Non una situazione statica ma un percorso esperienziale contraddistinto da una crescita quotidiana, dinamica, fluida e vitale.

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