Efesini 2:14-16
La lettera agli Efesini viene attribuita dalla tradizione cristiana all'apostolo Paolo, individuando nella sua prigionia a Roma, intorno al 62 d.C., il tempo della sua stesura. Per questo motivo, viene associata alle "lettere della prigionia", assieme a Filippesi, Colossesi e Filemone. La chiesa di Efeso fu incoraggiata dall'apostolo Paolo durante il suo terzo viaggio missionario, come leggiamo in Atti 19.
In questa lettera troviamo, nel secondo capitolo, un approfondimento sul fulcro della vita cristiana: la salvezza per grazia offerta tanto ai Giudei quanto agli stranieri.
Tutto inizia però dalla morte, una morte vinta dalla resurrezione del Signore, vinta da colui che è la nostra pace, colui che è riuscito ad abbattere la causa dell'inimicizia dell'uomo con Dio e la causa della separazione tra Giudei e gentili. Con un'unico sacrificio, Gesù ha riconciliato entrambi con Dio e posto in comunione gli uni con gli altri. Per questo motivo ora non vi è più Giudeo o Greco (Gal 3:28), per lo stesso motivo la Via per la salvezza è comune ed è rappresentata da una nuova cittadinanza comune a tutti i santi (Ef 2:19).
Questi pochi versetti ben riassumono quello che Paolo descrive nella lettera come un "mistero", un decreto di Dio che per lungo tempo è restato segreto (Ef 3:5). Questo mistero, è il vangelo stesso. La legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità per mezzo di Gesù Cristo (Gv 1:17): l'Antico Testamento è il riflesso dell'autorità di Dio, della sua giustizia e della sua legislazione; ma il Signore non ha voluto rivelare soltanto questo di sé, manifestando attraverso Cristo anche la grazia e la verità, nuovi riflessi della sua sovranità. E proprio la grazia e la verità diventano nel Nuovo Testamento il volto di una nuova rivelazione. Da una parte la legge del Padre, dall'altra l'assolvimento della legge adempiuto da Cristo, e la partecipazione a questa famiglia spirituale per mezzo dello Spirito Santo (Ef 2:22). Con il Nuovo Testamento, inizia a comparire una fresca completezza. Il Figlio mostra il Padre (Gv 14:7), che manda lo Spirito Santo (14:26) che conduce le persone nella nuova famiglia spirituale che è la Chiesa. In questo processo vi è la perfezione di Dio, la perfezione della sua rivelazione, della sua salvezza, della sua sovranità. Tutto il cristianesimo si appoggia su questi presupposti spirituali, ricevendo la potenza di adempiere al grande mandato; portando la parola del regno di Dio attraverso i millenni e fino alle estremità della terra, una parola creatrice, fonte di vita. Un avanzamento del regno di Dio costante e inesorabile, che realizza la preghiera insegnata proprio da Gesù: "Padre nostro, sia fatta la tua volontà in terra come è fatta nel cielo".
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