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domenica 23 settembre 2012

Le Creazioni di Dio


Il termine “Genesi” deriva dal greco ghènesis, che significa “nascita, creazione, origine”. In effetti possiamo considerare questo termine come un riassunto dell'intero libro biblico a cui dà il nome. Già dal primo versetto, infatti, incontriamo l'atto creativo di Dio.

Nel principio Dio creò i cieli e la terra.
Genesi 1:1 

Questo versetto è molto speciale. Sebbene nella concezione ebraica non esista il pensiero di una creazione ex nihilo (dal nulla), acquisito solo in epoca ellenistica, in queste parole abbiamo quanto di più simile possa esserci ad una creazione dal nulla nei testi di questa epoca. All'inizio, infatti, prima che ci fosse qualsiasi cosa, quando c'era Dio stesso e null'altro, il Signore ha creato i cieli e la terra.Non ha creato solo il cielo, quello che vediamo alzando lo sguardo. Ha creato i cieli, dunque il mondo e gli esseri spirituali, oltre che la terra. Una terra però differente da quella che conosciamo oggi. Non un pianeta rigoglioso di vita, ma qualcosa di molto diverso.

La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. 
Genesi 1:2 

Questa terra era informe e vuota. Il dottor David Sheinkin spiega che in ebraico il termine Tohu – tradotto qui con “informe” – si riferisce al concetto di “confusione”. Credo pertanto che possiamo considerare questa condizione della prima creazione come una creazione confusa, disordinata. Dio poteva creare tutto in modo perfetto con un singolo pensiero, ma non l'ha fatto. Ha voluto invece creare una terra senza forma né contenuto. Alcuni teologi ipotizzano che tra i primi due versetti della Genesi sia accaduta la ribellione di Satana e degli altri angeli decaduti e che per questo motivo la creazione risulti devastata. In ogni caso, però, questa è la condizione da cui il Signore è partito per la Sua seconda creazione.
Già, perché da questo momento in poi, Dio interviene continuando la Sua opera creatrice. Ora non si tratta più di una creazione dal nulla, ma piuttosto di una creazione che parte da qualcosa di già esistente.

Dio disse: «Sia luce!» E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno.
Genesi 1:3-5 

Inizia, infatti, il primo dei sei giorni della creazione, nei quali Dio separa la luce dalle tenebre. Non presenterò tutti gli altri giorni della creazione in questo contesto, voglio però ricordare che nei sei giorni Dio opera tre separazioni (notte e giorno, cielo e terra, terra e mare) e tre riempimenti (gli astri, gli animali, l'uomo). Egli quindi interviene sul caos e sul disordine presente dandogli armonia, bellezza, ordine. Questi atti creativi si concludono con la creazione di Adamo, il primo uomo.

Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.
Genesi 2:7 

Adamo è un nome proprio con vari significati: umanità, uomo, uomo terreno, terroso, o della terra rossa.
Adam, Adamo ha infatti la stessa radice di Adamà, terra.

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.
Giovanni 1:1-3 

Veniamo ora al prologo del Vangelo di Giovanni. E' facile osservare come sia strettamente legato all'inizio della Genesi, rappresentando il significato teologico dell'incarnazione di Cristo e della Sua natura. Apprendiamo quindi la piena divinità di Gesù e il Suo coinvolgimento nella creazione. Senza Cristo, “neppure una delle cose fatte è stata fatta”. Alla luce di questa rivelazione, l'identità di Gesù, ma anche tutto l'Antico Testamento, appaiono sotto una luce completamente nuova; una chiave di lettura fondamentale per comprendere la profondità di ogni passo biblico. Forti di questi insegnamenti, è interessante analizzare ora un miracolo che Gesù ha compiuto, descritto ancora una volta nel Vangelo di Giovanni.

Passando vide un uomo, che era cieco fin dalla nascita. I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» Gesù rispose: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo». Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco, e gli disse: «Va', làvati nella vasca di Siloe» (che significa «mandato»). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva.
Giovanni 9:1-7 

In questo brano vediamo l'affermazione di Gesù che identifica sé stesso come “la luce del mondo”, come anche scritto all'inizio del Vangelo. Insegna, inoltre, che Egli deve compiere le Sue opere mentre è giorno, poiché durante la notte nessuno può operare. Ebbene, cosa significano queste parole? Quali sono queste opere? Sicuramente riguardano il miracolo che ha compiuto, ma c'è un significato più profondo?

Ora: il giorno è senz'altro rappresentato dalla presenza incarnata di Cristo sulla Terra, in quanto è Lui stesso a spiegarlo.Di contro, la notte è il periodo in cui Egli non è nel mondo. Il periodo che va dalla Sua ascensione al Suo ritorno. Acquista quindi un significato negativo. Abbiamo una conferma di questo nel seguente passo biblico: 

E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo. La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.  
Romani 13:11,12

Perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza.
1Tessalonicesi 5:2-8 

I credenti sono figli di luce e figli del giorno, per questo motivo devono svegliarsi nell'epoca presente che rappresenta la notte. Essi devono vegliare, perché la notte è avanzata e l'alba (il ritorno di Cristo) imminente.

Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino».
Apocalisse 22:16
 
Infatti il Signore, comunicando la rivelazione all'apostolo Giovanni, si presenta come la lucente stella del mattino.
Sebbene questo appellativo sia abbastanza chiaro, è interessante approfondire qualche aspetto astronomico.
L'oggetto celeste più luminoso nel cielo notturno dopo la luna, infatti, è il pianeta Venere. Una sua caratteristica interessante è quella di raggiungere la sua massima brillantezza poco prima dell'alba e poco prima del tramonto. Per questo è chiamato “Stella del mattino” e “Stella della sera”. Possiamo intravedere, grazie a tale usanza, una maggiore profondità in questo insolito nome di Gesù. Egli ha brillato con la Sua resurrezione e ascensione ed Egli brillerà al momento del ritorno glorioso, alla fine della notte. Ecco perché Egli è la lucente stella del mattino. Negli istanti precedenti al giorno, Egli brillerà più di tutti gli astri del cielo.

Il giorno, dunque, era il periodo in cui Gesù era presente fisicamente sulla Terra. Ma sono rimasti ancora degli interrogativi irrisolti. Quali sono le opere che Gesù doveva compiere durante il giorno? Tornando al passo evangelico, Gesù provvede a guarire miracolosamente il cieco nato. Leggiamolo, però, anche da un altro vangelo.

Giunsero a Betsaida; fu condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: «Vedi qualche cosa?» Egli aprì gli occhi e disse: «Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi che camminano». Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente.
Marco 8:22-25 

I due racconti si completano a vicenda, in quanto presentano dettagli assenti nell'altro vangelo.

Come abbiamo visto precedentemente, il Signore Gesù ha creato ogni cosa. Egli è la luce del mondo e nel suo ministero terreno era la luce del mondo, era il giorno. Nel giorno doveva compiere delle opere. Dopo aver spiegato questo ai discepoli...

...sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco. Egli aprì gli occhi e disse: «Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi che camminano». Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente.

Gesù prese della terra e con la sua saliva fece del fango che applicò sugli occhi del cieco. Egli poteva guarirlo con un solo gesto, con un solo pensiero, come era accaduto altre volte. Ma questa volta ha voluto compiere un gesto profetico. Prendere della terra – lo stesso materiale con cui ha creato l'uomo – e usarlo per ricreare gli occhi, i nervi mal funzionanti di questa persona. E' come se avesse ripreso a creare, guarendo chi era malato, per manifestare le opere di Dio in lui. Non la creazione dal nulla, ma una creazione progressiva, la stessa descritta a lungo nella Genesi. Questi insegnamenti, questi gesti e questo miracolo non sono fini a sé stessi ma ad una proclamazione profetica di chi è Gesù, della Sua volontà e del Suo scopo. Egli, infatti, è venuto per completare il piano di Dio attraverso la riconciliazione come atto creativo che porta ordine laddove c'è il caos del peccato e della separazione dell'uomo da Dio.

Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli. 
Colossesi 1:13-20 

Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza.
[...]
Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente;
è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale.
1Corinzi 15:22-24/42-44

Gesù è il primogenito dei morti, la primizia della resurrezione. A lui seguiranno tutti i credenti che grazie alla loro fede nel Signore risorgeranno con un corpo spirituale. Questa sarà la condizione perenne dell'umanità nella Nuova Gerusalemme, questa sarà la vera nuova creazione. Spesso ci soffermiamo sui Nuovi cieli e sulla Nuova terra ma questi saranno solo dei “contenitori” per la vera nuova creazione: la chiesa glorificata.

Gesù ha creato ogni cosa, visibile e invisibile.
Gesù si è incarnato e ha proclamato profeticamente di portare a compimento la volontà creatrice di Dio.Gesù è morto al posto dell'umanità, offrendo la possibilità a chiunque creda in Lui di risorgere come Lui ed essere parte della nuova creazione, perfetta, che Egli aveva in mente dall'eternità. Gesù è il fulcro di ogni volontà divina, è il centro di ogni creazione. La creazione informe della terra, la creazione del mondo così come lo consociamo e la nuova creazione, quella eterna. Ma non solo.

Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. 
Ebrei 12:1-2  

Gesù è anche il creatore della fede! Egli la crea dal nulla, ma la porta anche a compimento. Egli la crea, la raffina, la fa crescere e la porta a maturità nella nostra vita. Forse, pensando a Gesù, la prima cosa che ci viene in mente è la croce.Essa tuttavia è stata il mezzo scelto da Dio per portare a termine la Sua creazione. La vita cristiana non è una vita di sofferenza fine a sé stessa. La vita cristiana non è comportarsi bene. La vita cristiana è camminare con il Creatore ed essere ricreati a Sua immagine. Appropriarci della nostra vera identità da Colui che ci ha creato. Solo con questa consapevolezza potremo essere dello stesso sentimento del salmista ed affermare con Lui:

La pietra che i costruttori avevano disprezzata
è divenuta la pietra angolare.
Questa è opera del SIGNORE,
è cosa meravigliosa agli occhi nostri.
Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato;
festeggiamo e rallegriamoci in esso.
Salmi 118:22-24 

lunedì 17 settembre 2012

La pratica della presenza di Dio

Luca 10:38 Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. 
Luca 10:39 Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. 
Luca 10:40 Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 
Luca 10:41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. 
Luca 10:42 Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».

In questo intervento vorrei iniziare una riflessione proprio da questo brano biblico. Credo che ciascuno di noi possa rivedersi in Marta, e nel suo affanno. Molte cose la agitavano, ma una sola era necessaria. Chi non si è mai sentito in questa condizione? Certo, Marta non stava divertendosi, non stava facendo qualcosa di sbagliato: stava servendo Gesù. Questo rende il pericolo ancora più subdolo, difficile da identificare. Ma non per questo risulta meno pericoloso. Servire Dio senza stare alla Sua presenza, l'errore più comune nel quale si può cadere.

Isaia 6:1 Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. 
Isaia 6:2 Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. 
Isaia 6:3 L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!» 
Isaia 6:4 Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo. 

Facciamo un salto di qualche centinaia di anni, per leggere le parole di uno tra i più grandi profeti dell'Antico Testamento. Leggiamo che mentre Isaia stava nel tempio, iniziò ad avere una visione. Vide il Signore stesso, seduto su di un trono. Vide il Suo mantello, vide degli esseri spirituali che proclamavano la Sua santità e la Sua gloria. Che meravigliosa visione! E' facile accontentarsi di brevi preghiere, di far presente a Dio i nostri bisogni. Ma quanto può essere più glorioso vedere con i nostri occhi la gloria stessa di Dio. Un conto è cercare la mano del Signore, quello che può fare per noi; un conto è cercare il Suo volto. Cercare la Sua gloria. L'unica cosa veramente eterna. Isaia aveva sicuramente fame e sete di giustizia, fame e sete di Dio. Era un nobile ma non si accontentava di commentare la politica, il governo. Non si accontentava di seguire le leggi di Mosè in modo puramente tradizionalistico. Voleva di più, cercava di più! Quale altro personaggio biblico che viveva con questo stesso sentimento?

Esodo 33:12 Mosè disse al SIGNORE: «Vedi, tu mi dici: "Fa' salire questo popolo!" Però non mi fai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: "Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei". 
Esodo 33:13 Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego, fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. Considera che questa nazione è popolo tuo». 
Esodo 33:14 Il SIGNORE rispose: «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo». 
Esodo 33:15 Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. 
Esodo 33:16 Poiché, come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi, se tu non vieni con noi? Questo fatto distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra». 
Esodo 33:17 Il SIGNORE disse a Mosè: «Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente». 
Esodo 33:18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» 
Esodo 33:19 Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà». 
Esodo 33:20 Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere». Esodo 33:21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; 
Esodo 33:22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; 
Esodo 33:23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere».

 Mosè aveva ubbidito in ogni cosa al Signore. Aveva portato il popolo di Israele verso la libertà, attraversando all'asciutto il Mar Rosso. Aveva visto la potenza di Dio come mai nessun uomo prima. Segni, miracoli e prodigi avevano accompagnato la sua chiamata e la sua missione. Ma, una volta al sicuro, gli mancava ancora qualcosa. Non gli bastava tutto questo per prendersi cura dell'incarico affidatogli dal Signore. E allora chiese che la Sua presenza potesse dimorare sul popolo. Ma non era ancora abbastanza. Leggendo il testo, vediamo che Mosè colloquiava con Dio esprimendo un certo disagio, ma ad un certo punto esplode in un'affermazione liberatoria: fammi vedere la tua gloria!! Nell'Antico Testamento, era risaputo che nessun uomo poteva vedere la gloria di Dio e poi vivere. Sicuramente Mosè stesso lo sapeva. Ma non poteva vivere così vicino al Signore da rimanere lontano dalla Sua gloria. Ebbene, più ci avviciniamo a Lui, più diventa importante – anzi, vitale – vivere in una maggiore profondità. Questo è il principio spirituale , “la parte buona” di cui parlava Gesù. Molti pensano che Egli si riferisse solo agli insegnamenti che stava dando in quel momento. Ma questo è secondario. La Legge di Dio è secondaria, le buone opere sono secondarie. Senza la stessa presenza di Dio tutte queste cose buone e spirituali vengono svuotate di ogni importanza e senso. La cosa più importante è pregare? Leggere la Bibbia? Sono cose fondamentali, certo, ma ancor più importante resta cercare il volto del Signore. Cercare la Sua presenza, la Sua consolazione. Restare con Lui. Passare del tempo con il nostro Creatore senza fare null'altro che versare il nostro cuore ai Suoi piedi. Ricevere guarigione, incoraggiamento, perdono, restaurazione. Desiderare un'intimità ancora più profonda, a qualsiasi costo. Prendere coscienza di quale sia la corretta prospettiva delle cose nella nostra vita. Senza queste esperienze, le preghiere restano fredde. La lettura delle Scritture resta arida. Come potremmo compiere l'opera che il Signore vuole affidarci senza sentire il Suo vibrante amore nei nostri cuori? Come avrebbe potuto Isaia stesso portare al popolo di Israele profezie di sventura senza avere dentro di sé una profonda certezza di Chi lo stava mandando?

 Isaia 6:8 Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?» Allora io risposi: «Eccomi, manda me!» 

 Eccomi, manda me! Sono certo che nel cuore di ciascun credente c'è questo desiderio. Poter essere usati dal Signore, poter ubbidire alla Sua voce. Ma quali sono le condizioni necessarie? Come dobbiamo essere? C'è una risposta molto semplice a queste domande: dobbiamo essere dipendenti da Dio. Tutti noi sappiamo che esistono cristiani carnali e cristiani spirituali. Molti però credono che questa distinzione sia per classificare due tipi di persone in modo definitivo. No, non è così. Chiunque può essere un credente spirituale e cadere nella carnalità l'ora o il giorno dopo. Quello che fa la differenza infatti non è la nostra capacità o la nostra esperienza, ma piuttosto quanto ci affidiamo a Dio. Quanto siamo dipendenti da Lui, quanto stiamo ai Suoi piedi. Questo fa davvero la differenza. Questa è la condizione per poter essere mandati. Non è una formazione teologica, il coinvolgimento nelle attività di chiesa, o il livello di leadership a cui siamo arrivati. 

Galati 5:16 Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. 

 E' questione di camminare insieme al Signore. In modo continuativo e costante. Certo, detto così può sembrare una cosa semplice.Ma come è possibile adempiere realmente a tutte le nostre responsabilità e contemporaneamente restare in costante comunione con il Signore? Leggiamo insieme qualche indicazione dell'Apostolo Paolo.

Efesini 5:18 Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito, 
Efesini 5:19 parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; 
Efesini 5:20 ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; Efesini 5:21 sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo. 

In questo brano veniamo esortati ad essere ricolmi di Spirito Santo. Potremmo parafrasare con “essere continuamente riempiti”. Cantare e salmeggiare con il nostro cuore al Signore. Poniamo attenzione a queste parole. Ovviamente non si tratta semplicemente di cantare, perché il nodo cruciale del versetto è “con il vostro cuore”. In altre parole: lodate Dio con tutto voi stessi. La lode e l'adorazione è un'attitudine interiore che si può manifestare con il canto, ma non solo. E' un'attitudine che si può avere anche al di fuori del tempo stabilito in chiesa, è qualcosa che parte dal nostro cuore. La lode ci porta vicini al Signore, rafforza il nostro uomo interiore. Ecco quindi che possiamo ricercare un'attitudine di lode e adorazione anche svolgendo le attività di ogni giorno. Tempo fa mi sono imbattuto in un libro che raccontava la storia di un monaco carmelitano vissuto in Francia nel XVII secolo. Il titolo era “la pratica della presenza di Dio”. Questo frate praticava continuamente la presenza di Dio, che lui trovava ovunque: sia mentre pregava che mentre svolgeva i lavori umili in cucina. Riusciva ad avere un'attitudine di adorazione durante tutto il giorno, qualsiasi cosa stesse facendo. Credo che questo sia possibile anche per noi. Credo che questo sia l'obiettivo a cui tutti noi dovremmo tendere. Questa è una vita piena della potenza di Dio, una vita piena da cristiano. Sì, ma come possiamo anche solo tendere a tutto questo? In realtà, basta poco. Basta fermarsi qualche secondo, di tanto in tanto, e spostare la nostra attenzione al Signore. Basta meditare le parole del Signore, mentre guidiamo o facciamo le faccende domestiche. Basta ricercare la preghiera, anche in modo semplice. “Signore aiutami”, “Signore dammi la pazienza per amare questa persone”. Frasi brevi ma rivolte a Dio e piene di aspettativa. Non è qualcosa per i mistici o per gli eremiti. La presenza di Dio è qualcosa che ogni credente dovrebbe sperimentare. E' uno stato interiore che ogni credente dovrebbe vivere! Con il tempo ci si abitua a volgere sempre più spesso la propria attenzione al Signore e inizia a diventare un'abitudine. In questo modo si è costantemente ripieni di Spirito Santo, in questo modo si può fare la differenza nelle vite delle persone che ci sono accanto ed essere mandati dal Signore in modo efficace.

 Genesi 5:24 Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese. 

 Chi era questo personaggio appena accennato nella Bibbia ma tanto importante da non attraversare la morte ed essere preso direttamente da Dio al pari di Elia? L'unica cosa che viene detta è che Enoc camminò con Dio. Non fece miracoli, guarigioni, conversioni. Semplicemente camminò fianco a fianco assieme a Dio per tutta la sua vita. E questo lo mise in una così buona luce davanti al Signore che decise di prenderlo con sé. Questo è proprio quello a cui siamo chiamati tutti noi. Con le nostre forze e capacità non potremo mai soddisfare i requisiti di Dio o fare realmente la differenza. Non potremo mai “guadagnarci” il favore divino. Gesù non ci chiama a questo, non ci chiama a fare opere potenti per essere approvati da Lui. Quello che ci chiama a fare è semplicemente camminare con Lui. Una cosa ordinaria. Attenzione: non facile; ma ordinaria. Qualcuno però a questo punto potrebbe pensare: “Ma se l'episodio di Isaia era tanto importante, come mai non è accaduto ad altri protagonisti nella Bibbia?” Ebbene, c'è una risposta molto interessante a questa domanda. Isaia infatti non fu l'unico a vedere il trono di Dio e a descriverlo in quel modo. Nelle Scritture possiamo trovare almeno due altri paralleli.

Ezechiele 10:1 Io guardai, ed ecco, sulla distesa sopra il capo dei cherubini, c'era come una pietra di zaffiro; si vedeva come una specie di trono che stava sopra di loro. 
Ezechiele 10:4 La gloria del SIGNORE si alzò sopra i cherubini, muovendosi verso la soglia della casa; la casa fu riempita della nuvola; il cortile fu ricolmo dello splendore della gloria del SIGNORE. 
Ezechiele 10:5 Il rumore delle ali dei cherubini si udì fino al cortile esterno, simile alla voce del Dio onnipotente quand'egli parla.

 Ezechiele vide il trono di Dio, ma in un'occasione molto triste: la dipartita della gloria del Signore dal tempio. Anche lui vide il trono, vide degli esseri angelici, vide la nuvola (simile al fumo) e un rumore simile alla voce del Dio onnipotente. La descrizione anche in questo caso è molto breve, ma sufficientemente chiara per essere affiancata alla descrizione del profeta Isaia. Ma non è tutto.

Apocalisse 4:2 Subito fui rapito dallo Spirito. Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c'era uno seduto. 
Apocalisse 4:3 Colui che stava seduto era simile nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo. 
Apocalisse 4:4 Attorno al trono c'erano ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti bianche e con corone d'oro sul capo. 
Apocalisse 4:5 Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni. Davanti al trono c'erano sette lampade accese, che sono i sette spiriti di Dio. 
Apocalisse 4:6 Davanti al trono inoltre c'era come un mare di vetro, simile al cristallo; in mezzo al trono e intorno al trono, quattro creature viventi, piene di occhi davanti e di dietro. 
Apocalisse 4:7 La prima creatura vivente era simile a un leone, la seconda simile a un vitello, la terza aveva la faccia come d'un uomo e la quarta era simile a un'aquila mentre vola. 
Apocalisse 4:8 E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt'intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene».

Anche l'Apostolo Giovanni, nell'Apocalisse, descrive la sua visione del trono di Dio. Una descrizione incredibilmente vicina a quella dello stesso Isaia. Questa volta, la visione è stata accompagnata dal più importante libro profetico del Nuovo Testamento. Ecco perciò tre uomini di Dio, tre periodi storici differenti, tre storie accomunate da una stessa esperienza. L'aver visto il trono di Dio, e la Sua gloria.  «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.» E' normale affannarsi e agitarsi per molte cose. In questa occasione però meditiamo di tornare oggi stesso all'unica cosa necessaria. Che sia mentre si guida o si lavora.  Che sia nel tempo di preghiera personale. Torniamo a cercare il volto del Signore. Torniamo a cercare di camminare con Lui, momento dopo momento; istante dopo istante. Chiediamo al Signore la forza  di poterlo fare. Egli risponderà, rafforzerà la vita spirituale di ciascuno di noi e potremo volare come aquile, volare verso il trono stesso di Dio.

lunedì 3 settembre 2012

Rispondi alla tua chiamata


Isaia 6:1 Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio.

Nel sesto capitolo del libro di Isaia, il profeta descrive la sua chiamata al ministero. Una chiamata particolare, che potremmo definire unica nel suo genere. Il capitolo si apre con un riferimento temporale ben preciso. Non si sta parlando di un'esperienza spirituale vaga e allegorica, ma, al contrario un evento concreto vissuto in un tempo ben preciso.
Isaia all'inizio di questa sua testimonianza non si trovava a casa sua. Non si trovava tra amici, o al lavoro. No, si trovava nel tempio del Signore. Il suo cuore aveva fame di giustizia, fame di sovrannaturale. Sicuramente era stato ben educato alla religione ebraica, probabilmente era già un uomo fortemente religioso, o forse no. Ma quello che ha cambiato la sua vita di sicuro non è stata la sua cultura religiosa, quanto questa esperienza tanto mistica quanto reale nella sua vita.
Alzando gli occhi al soffitto del tempio, d'un tratto Isaia vide il Signore stesso seduto sopra un trono. Dev'essere uno spettacolo magnifico e terribile, qualcosa di indescrivibile. E infatti Isaia non prova neanche a fare una descrizione minuziosa, ma testimonia solo quello che più lo ha colpito. Il Signore, un trono e il Suo mantello che ricopriva ogni cosa. 

Isaia 6:2 Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava.
Isaia 6:3 L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»
Isaia 6:4 Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo.

Leggendo queste righe si avverte uno smarrimento, di fronte all'onnipotenza e alla santità di Dio. Egli non è una divinità pagana, disegnata su misura degli uomini, con le loro debolezze e con i loro capricci. YHWH è un Dio onnipotente e santo. Gli esseri più sublimi dell'universo sono ai Suoi piedi, in quanto Sue stesse creature. I serafini sono esseri spirituali che compaiono solo qui nell'intera Scrittura. Da quel che ne sappiamo quindi, sono esseri che non hanno alcun altro scopo che proclamare la santità e la potenza del Signore. Colui che ti sta chiamando non ha pari né in questo mondo né nel regno spirituale. Il Suo nome è al di sopra di ogni altro nome.

Isaia 45:21 Proclamatelo, fateli avvicinare,
si consiglino pure assieme!
Chi ha annunciato queste cose fin dai tempi antichi
e le ha predette da lungo tempo?
Non sono forse io, il SIGNORE?
Fuori di me non c'è altro Dio, Dio giusto,
e non c'è Salvatore fuori di me.
Isaia 45:22 Volgetevi a me e siate salvati,
voi tutte le estremità della terra!
Poiché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro.
Isaia 45:23 Per me stesso io l'ho giurato;
è uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata:
Ogni ginocchio si piegherà davanti a me,
ogni lingua mi presterà giuramento.

Il Signore è il Re supremo su tutta la Terra. Non c'è Salvatore al di fuori di lui. 

Isaia 6:5 Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»
Isaia 6:6 Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare.
Isaia 6:7 Mi toccò con esso la bocca, e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato».

La purificazione di Isaia ha preceduto la sua missione. Questo è un principio spirituale. Non puoi essere inviato nel mondo con la Sua autorità senza essere riconciliato, perdonato e amato dal Signore. Cosa potresti mostrare al mondo se non avessi incontrato la Sua misericordia? No, non si tratta di noi stessi. Delle nostre capacità, dei nostri talenti. Si tratta di Lui. Di chi Lui è e di quello che può fare nelle nostre vite. Egli è il Restauratore. Egli è Colui che prende ogni persona nell'esatta condizione in cui si trova, per farne ciò che deve essere. Lasciamoci restaurare da Dio. Lasciamoci perdonare.

1Giovanni 1:9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Egli è fedele e giusto da perdonarti e purificarti da ogni iniquità. E così purificati, potremo sentire la Sua voce.

Isaia 6:8 Poi udii la voce del Signore che diceva:
«Chi manderò? E chi andrà per noi?»
Allora io risposi: «Eccomi, manda me!»

Molti credono che l'appello del Signore sia reale, e rivolto a tutti, indistintamente.
Ma da quel che sappiamo, nel tempio c'era Isaia. Per quanto possiamo sapere, solo lui ebbe questa visione e udì la voce di Dio. Non c'erano altre persone. Non poteva essere un appello, chi altro lo avrebbe potuto sentire?
No, la voce udibile del Signore pronunciò una domanda retorica. Dio voleva Isaia e nessun altro.
Dio lo ha pensato, creato e ora lo stava chiamando per la missione della sua vita. Dio non pronuncia appelli generici. Dio chiama per nome. Dio non vuole un volontario. Il Signore vuole te. Non chi sta al tuo fianco. Egli vuole te. Conosce la tua infanzia, le tue paure, le tue aspirazioni. Sa per quale motivo ti ha creato.

Efesini 2:10 infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo.

Il Creatore ricorda le opere buone che ha preparato affinchè ciascuno di noi le praticasse. Le ha preparate per ogni credente. Sono lì che aspettano. La stessa voce che chiamò Isaia, ha chiamato e sta chiamando ancora oggi. E' lo scopo della vita, ma è anche lo scopo di ogni singolo giorno, per ogni figlio di Dio. L'adesione del cuore deve essere costante, perchè non si tratta di un lavoro part-time.

“Chi manderò? E chi andrà per noi?” La pienezza di Dio; il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo stanno ripetendo ancora questa frase. Il Signore continua a chiamare e "gli operai" rispondono al lavoro nella messe..

Matteo 4:18 Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori.
Matteo 4:19 E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini».
Matteo 4:20 Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono.

Matteo 9:9 Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì.

Gesù non scelse i Suoi discepoli tra la folla. Non li selezionò nelle moltitudini che lo ascoltavano. No, Egli andò a prenderli uno per uno. Il Signore li conosceva personalmente – il Signore conosce ciascuno personalmente. Le impronte digitali di ogni individuo non hanno uguali in miliardi di persone viventi e passate. Così è il nostro cuore. Unico. Gesù sceglie qualcuno in modo generico. Gesù sceglie personalmente. Anche in questo preciso momento in cui leggi. Sicuramente è di fianco a te,caro lettore,  proprio ora. Si sta fermando al tuo fianco e ti sta dicendo: “seguimi”. Non agitarti: non è una scelta che devi fare. E' ciò per cui sei stato creato. E' il momento in cui finalmente puoi entrare nella pace e nel riposo di Dio. Lascia alle spalle i tuoi fallimenti, le tue preoccupazioni. E ascolta la voce del Maestro.
“Seguimi”. Una voce delicata ma piena di autorità. Una presenza dolce, ma tremenda. Sia che tu sia credente o meno, l'invito del Signore è ugualmente valido. E' una chiamata che si rinnova per tutti i giorni della nostra vita.

Isaia 6:9 Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo:
"Ascoltate, sì, ma senza capire;
guardate, sì, ma senza discernere!"
Isaia 6:10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,
in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,
non intenda con il cuore,
non si converta e non sia guarito!»

Come conciliare le parole di speranza con questo comandamento così duro?
La situazione del popolo di Israele all'epoca di Isaia era ormai completamente compromessa. Idolatria, ingiustizie sociali e religiose erano permeate a tutti i livelli della nazione. Dio doveva manifestare il Suo giusto giudizio. Questa in realtà fu la missione di Isaia. Una missione dura. Difficile. Molti non comprendono che la bontà non è buonismo. Le trasgressioni, l'infedeltà, la ribellione, la stregoneria non sono cose che si possono mettere sotto il tappeto. Devono venire alla luce in un modo o nell'altro. Oggi abbiamo il Signore Gesù come nostro Avvocato alla destra del Padre e possiamo andare a Lui in qualsiasi condizione. Ma siamo ben consci che al di fuori di Cristo vi è la condanna. Siamo consapevoli che ci sarà un giudizio. Ognuno di noi risponderà delle proprie azioni.
Isaia dovette predicare e profetizzare per conto del Signore, pur sapendo che questo non avrebbe salvato il suo popolo. Questo però non modificò la sua disponibilità. La sua fede era ferma in Dio, e non nel compito, nella sua bravura o nelle altre circostanze. Prendiamo consapevolezza che le opere preparate per noi non saranno facili. Non è uno scherzo vivere per il Signore. Ci saranno momento di profonda delusione. Da parte delle altre persone ma anche di noi stessi. Momenti di confusione, momenti di tempesta. Momenti in cui non si sentirà la voce di Dio. Ma ognuno di noi potrà ricordare il momento della nostra promessa, del nostro sì. Il momento della chiamata. Ricorderemo chi è Colui che ci ha chiamato. Potremo poggiare la fede su di Lui e trovare la forza di superare ogni avversità.

Romani 8:35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Romani 8:36 Com'è scritto:
«Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;
siamo stati considerati come pecore da macello».
Romani 8:37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.

L'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo e la spada non possono modificare il fatto che siamo più che vincitori in Cristo. Nulla può cambiare questo fatto! Poggiamo la nostra fede in Lui e nessuna avversità potrà fare diversamente. Il diavolo usa i problemi che spaventarci, per distrarci. Sa che la sua vittoria è distogliere il nostro sguardo dal Maestro. Ma non cadiamo in questo tranello. Per quanto è forte la tempesta, per quanto sono alte le onde, manteniamo fisso in nostro sguardo al faro. Contempliamo la luce di Dio.

Isaia 6:11 E io dissi: «Fino a quando, Signore?»
Egli rispose: «Finché le città siano devastate,
senza abitanti,
non vi sia più nessuno nelle case,
e il paese sia ridotto in desolazione;
Isaia 6:12 finché il SIGNORE abbia allontanato gli uomini,
e la solitudine sia grande in mezzo al paese.
Isaia 6:13 Se vi rimane ancora un decimo della popolazione,
esso a sua volta sarà distrutto;
ma, come al terebinto e alla quercia,
quando sono abbattuti, rimane il ceppo,
così rimarrà al popolo, come ceppo, una discendenza santa».

La parola profetica di Isaia si adempì con le deportazioni e la diaspora del popolo di Israele. Ma questo giudizio non ha a che fare con una completa distruzione quanto piuttosto con la sopravvivenza, la vita, la salvezza.

Romani 11:25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri;
Romani 11:26 e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion.
Romani 11:27 Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e questo sarà il mio patto con loro,
quando toglierò via i loro peccati».

La disubbidienza di Israele ha allargato la salvezza di Dio a tutte le popolazioni della Terra grazie al sacrificio di Cristo. Il giudizio così duro di Israele ha permesso all'umanità di poter credere in Gesù e riconciliarsi con il Padre. Ecco che una missione così dura, così apparentemente ingiusta a prescindere dalle colpe del popolo, in realtà è stato un seme che, aperto ha potuto far crescere una grande pianta e portare frutto. Ci saranno momenti in cui non  si riuscirà a comprendere quello che il Signore ti sta chiedendo. Non si condividerà perchè sembrerà una cosa troppo dura, troppo categorica. Esercitiamo la tua fede e ubbidiamo ugualmente. Poniamo ancora una volta la fede sul nostro Creatore e non sui sentimenti. Le Sue vie non sono le nostre vie e i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri. Fidiamoci di Lui anche in questi momenti di confusione. Solo così il nostro operato potrà portare frutto, in modo duraturo. Queste sono le opere della fede, le opere che scrivono la storia e che cambiano le situazioni portando sulla Terra la volontà di Dio. Impariamo la lezione dell'ubbidienza come ultimo passo ed entriamo pienamente nel nostro destino.

Giovanni 12:23 Gesù rispose loro, dicendo: «L'ora è venuta, che il Figlio dell'uomo dev'essere glorificato.
Giovanni 12:24 In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.
Giovanni 12:25 Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna.

Deponiamo la nostra vita ai piedi di Gesù. Deponiamo le nostre idee, i nostri pensieri, le nostre ragioni. Seguendo la nostra volontà rimarremo da soli. Mettendola da parte per abbracciare il proposito di Dio invece, produrremo molto frutto. Conserveremo la vita eterna.
Ringraziamo il Signore, per questo momento di trasformazione. Lo Spirito Santo sta parlando ai nostri cuori, e sta chiamando personalmente. Confessiamo a Lui i nostri peccati, parliamo con Lui per svuotare il nostro cuore. Ascoltiamo. Ascoltiamo quello che Lui ha da dire. La chiamata che sta rivolgendo. Chi manderà? Chi andrà per Lui? E' una cosa che può fare singolarmente solo ognuno di noi. Il Signore ci brama fino alla gelosia. Viviamo questo istante con la consapevolezza che quello che verrà dopo farà la tua storia. Volgiamo il nostro sguardo al Signore e rispondiamo alla nostra chiamata.
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