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martedì 23 novembre 2010

Il perdono di Dio

Il perdono di Dio segue la confessione o richiesta del peccatore, o è già stato definitivamente dato e sta al peccatore prenderselo?
E' una domanda legittima, che può capitare di porsi. Penso sia utile accostarci assieme alle Scritture, per fare chiarezza anche in questo tema, maturando una conoscenza e consapevolezza più profonda di una così grande salvezza.

Giovanni 12:31 Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo;
Giovanni 12:32 e io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me»

Giovanni 19:30 Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.

Romani 6:6 Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato.

Ebrei 9:11 Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d'uomo, cioè, non di questa creazione,
Ebrei 9:12 è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna.


L'espiazione di Cristo è un fatto storico ben preciso e individuabile.
Nell'istante in cui Gesù è morto sulla croce, ha attirato a sè il vecchio uomo (l'uomo carnale) di tutti i credenti di ogni epoca. "Tutto è compiuto". In greco il termine è "teleō" e significa:

alla fine, completo, eseguito, concludere, estinguere (un debito): - realizzare, scadere, riempire, finire, andare oltre, pagare.

Il significato immediato è quello di "realizzare", "pagare". Tutto infatti in quel momento è stato realizzato, tutto è stato pagato in quell'istante.

Da quì la prima considerazione:
Il perdono è già stato definitivamente dato in quel tempo che nella nostra concezione consideriamo "passato". Un passato di circa duemila anni. Tutti i figli di Dio sono dunque già stati perdonati di tutti i loro peccati passati, presenti e futuri.

Ho coinvolto tutti i tre tempi: "passato, presente e futuro" perchè sono invece il soggetto della mia seconda considerazione.
Eb 9:12 dice che Gesù ci ha acquistato una redenzione eterna.
I primi pensieri vanno al significato che la redenzione di Gesù vale per sempre. In realtà però non è questo il significato della parola "eterno":

L'eternità è un concetto metafisico del tempo, secondo il quale a causa della mancanza di un limite anteriore e posteriore allo scorrere del tempo comporterebbe la formulazione dell'ipotesi di una temporalità infinita, ovvero eterna. Il termine deriva dalla locuzione latina "ex" (fuori) e da "ternum" (terno) ovvero, "fuori dalla triade del tempo: passato, presente e futuro".

Apprendiamo quindi che la redenzione di Cristo in realtà non vale per sempre ma piuttosto possiede una valenza che è al di fuori del tempo. Una valenza perfetta, divina. Qualcosa che ci viene difficile comprendere e che afferreremo in pienezza soltanto quando potremo conoscerLo pienamente così come siamo stati pienamente conosciuti. C'è il tabernacolo terrestre e quello celeste. Analogamente ci sono state una serie di espiazioni terrestri e ce n'è una sola celeste. E' unica perchè essendo perfetta ed al di fuori del tempo non ha bisogno di ripetersi.

La seconda riflessione dunque qual'è:
Il perdono di Dio è eterno perchè Egli è l'Eterno. L'IO SONO.
La Sua natura è estranea al tempo, tanto quanto la Sua redenzione.
Il concetto più vicino che noi abbiamo all'eternità è quello di un perenne presente. Possiamo quindi ringraziare Dio per il perdono che ci accorda in ogni istante della nostra vita, non come qualcosa di momentaneo ma come qualcosa di continuamente nuovo ma mai mancante. Un'essenza, non una proiezione sottomessa al trascorrere del tempo e quindi all'invecchiamento e all'invalidamento.

Per poter completare questa argomentazione però, penso sia necessario leggere insieme un brano chiave della prima epistola dell'Apostolo Giovanni:

1Giovanni 1:7 Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
1Giovanni 1:8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.
1Giovanni 1:9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.


Il versetto 9 è molto famoso e se preso da solo rischia di essere frainteso nel significato che, mancando una nostra confessione, mancherà di conseguenza anche il Suo perdono.
In realtà, la condizione iniziale non è quella della confessione ma al v.7 quella del "camminare nella luce". Se infatti camminiamo nella luce (nella conoscenza esperienziale di Dio) abbiamo comunione con gli altri credenti e con Lui stesso e questo fatto ci rende abili a ricevere la purificazione mediante il sangue di Cristo. La confessione segue il pentimento. E il pentimento è immancabile nella coscienza di qualsiasi persona che cammina nella luce. Direi che sia ozioso iniziare a ipotizzare la presenza del perdono anche senza confessione, in quanto un figlio di Dio è tale proprio perchè riconosce i suoi peccati mediante l'azione dello Spirito Santo e quindi procede immediatamente a pentirsi e confessare a Dio (e in alcuni casi ad altri fratelli) i propri peccati.
Il versetto 9 è una ripetizione e un completamento del versetto 7, deve essere quindi interpretato nel suo contesto per comprenderne il reale significato.

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