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giovedì 29 settembre 2011

L'Eterno è uno

Deuteronomio 6:4 Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro DIO, l'Eterno è uno. 5 Tu amerai dunque l'Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza. 6 E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; 7 le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi. 8 Le legherai come un segno alla mano, saranno come fasce tra gli occhi, 9 e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Dopo quarant'anni nel deserto, finalmente Israele si trovava al di là del fiume Giordano, nella terra di Moab.
La generazione che visse la liberazione dagli Egiziani era scomparsa, così Mosè prima di morire prese a parlare davanti al popolo, raccontando tutta la loro storia e tutte le leggi e i precetti che il Signore gli aveva affidato.
In questo contesto, arriva a parlare direttamente al loro cuore, da parte del Signore, con queste parole che cementano l'identità religiosa e nazionale del popolo. Sono comandamenti diretti ed espliciti, considerati come i più importanti di tutta la Legge.
Per millenni, fino ai giorni nostri, queste parole sono state recitate dagli Ebrei come preghiera alla mattina e alla sera, di generazione in generazione, esattamente come è prescritto.

Alcuni, hanno preso l'inizio di questo passo per confutare la dottrina della Trinità.
Come in ogni caso, credo che approfondendo il contesto e il significato del messaggio, possiamo apprendere molto di più, e in modo più completo.

Familiarizzando con l'intero quadro biblico, si nota subito chi è il destinatario di queste parole: il popolo di Israele.
Sicuramente, la Parola di Dio è eterna e parla a tutti gli uomini di ogni epoca. E' necessario grattare sotto la superficie però, per poter avere una comprensione più ampia e consapevole. Per molti secoli la Chiesa ha preteso di essere stata sostituita a Israele in quanto popolo di Dio. Qualunque lettore senza pregiudizi però, converrà nel fatto che tale dottrina è completamente estranea all'insegnamento biblico. Nel dettaglio, all'insegnamento dell'Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, capitoli 9, 10 e 11. Quando il Signore parla a Israele dunque, parla a Israele. E quando parla alla Chiesa, parla alla Chiesa.
In questo caso perciò, è chiaro che Egli si sta rivolgendo al popolo di Israele.

Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro DIO, l'Eterno è uno.

L'Eterno è uno.
Da queste parole sembra inconcepibile il pensiero di più Persone nella Deità. Ma è davvero così?

Sicuramente, la parola "Trinità" non appartiene alla Bibbia, essendo stata formulata molto tempo dopo. Il suo concetto però è intessuto nella trama dell'intero escursus biblico. A volte in modo evidente, a volte in modo celato.

In tutto l'Antico Testamento, il Signore continua con insistenza a descrivere il proprio rapporto con Israele in uno stesso modo:

Ezechiele 16:6 Io ti passai accanto, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi: 'Vivi, tu che sei nel sangue!' Ti ripetei: 'Vivi, tu che sei nel sangue!' 7 Io ti farò moltiplicare per miriadi, come il germoglio dei campi. Tu ti sviluppasti, crescesti, giungesti al colmo della bellezza, il tuo seno si formò, la tua capigliatura crebbe abbondante, ma tu eri nuda e scoperta. 8 Io ti passai accanto, ti guardai, ed ecco, il tuo tempo era giunto: il tempo degli amori; io stesi su di te il lembo della mia veste e coprii la tua nudità; ti feci un giuramento, entrai in un patto con te", dice il Signore, DIO, "e tu fosti mia.
9 Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue che avevi addosso e ti unsi con olio. 10 Ti misi delle vesti ricamate, dei calzari di pelle di delfino, ti cinsi il capo di lino fino, ti ricoprii di seta. 11 Ti fornii d'ornamenti, ti misi dei braccialetti ai polsi e una collana al collo. 12 Ti misi un anello al naso, dei pendenti agli orecchi e una magnifica corona in capo. 13 Così fosti adorna d'oro e d'argento; fosti vestita di lino fino, di seta e di ricami; tu mangiasti fior di farina, miele e olio; diventasti bellissima e giungesti fino a regnare. 14 La tua fama si sparse fra le nazioni, per la tua bellezza; essa infatti era perfetta, perché io ti avevo rivestita della mia magnificenza", dice il Signore, DIO.
15 "Ma tu, inebriata della tua bellezza, ti prostituisti sfruttando la tua fama e offrendoti a ogni passante, a chi voleva.


Geremia 3:1 Il SIGNORE dice: «Se un uomo ripudia sua moglie
e questa se ne va via e si sposa con un altro,
quell'uomo torna forse ancora da lei?
Il paese stesso non ne sarebbe forse tutto profanato?
E tu, che ti sei prostituita con molti amanti,
ritorneresti da me?», dice il SIGNORE.


Osea 1:2 Quando l'Eterno iniziò a parlare a Osea, l'Eterno disse ad Osea: «Va', prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, perché il paese si prostituisce, allontanandosi dall'Eterno».
2 Protestate con vostra madre, protestate, perché essa non è mia moglie e io non sono suo marito. Allontani dalla sua faccia le sue prostituzioni e i suoi adulteri di mezzo alle sue mammelle; 3 altrimenti la spoglierò nuda e la renderò come il giorno della sua nascita; la ridurrò a un deserto, la renderò come una terra arida e la farò morire di sete.


Isaia 50:1 Così dice l'Eterno: «Dov'è la lettera di divorzio di vostra madre con la quale io l'ho ripudiata? O a quale dei miei creditori vi ho venduto? Ecco, voi siete stati venduti per le vostre iniquità, e vostra madre è stata ripudiata per le vostre trasgressioni.

In modo sistematico, il Signore descrive il proprio rapporto con Israele come il matrimonio con una donna.
E ogni sua idolatria come infedeltà, o addirittura come prostituzione. Non credo che questo non abbia alcun senso.
Credo invece che mostri in modo molto chiaro qual'è il cuore di Dio verso questo popolo che Egli ha creato e scelto apposta per Sè stesso e per i Suoi proponimenti. Per amor di completezza, sottolineo il fatto che i versetti sopra riportati non esauriscono questo argomento e che, sebbene siano molto duri, devono essere meditati insieme a tutti gli altri passi biblici profetici di restaurazione futura. Per quanto riguarda il presente invece:

Romani 11: 2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: 3 «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? 4 Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». 5 Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia.

Ecco quindi che il tema della fedeltà e dell'infedeltà risulta un cardine del rapporto tra Israele e Dio.
E' la cosa più importante, è il fulcro della loro relazione. Esattamente come in ogni matrimonio.

Lo stimato sociologo Francesco Alberoni, descrive così il sentimento di unicità provato nel "vero innamoramento":
"Il nostro amato non è confrontabile con nessun altro. Egli è l'unico, assolutamente l'unico essere vivente che noi possiamo amare. Chiunque altro, non può rimpiazzarlo. Se siamo ricambiati, se lui ci ama, ci meravigliamo della incredibile, straordinaria fortuna che ci è capitata." ("Ti Amo", Ed. Bur. Pag. 84)

Descrive in questo modo invece il tema della fedeltà:
"In amore fedeltà vuol dire esclusività: amore con una sola persona, rapporti sessuali solo con lei. Come nel monoteismo assoluto: "Non avrai altro Dio all'infuori di me". Invece nel politeismo posso essere fedele a più di una divinità. Come nell'amicizia [...]
La fedeltà implica sempre una dedizione di energie, un dispendio di sè a favore dell'amato. E' il dono di sè, dono del proprio tempo, dono delle proprie attenzioni, dei propri pensieri. ["Ti Amo", Ed. Bur. Pag. 229-230)

Perchè citare le parole di un sociologo e affiancarle ad un brano biblico?
Ebbene, "la sociologia è la scienza sociale che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale." (Fonte: Wikipedia)
In poche parole, è la scienza che osserva i comportamenti umani per poterli descrivere al meglio.
E i comportamenti umani sono causati dalla natura umana. E la natura umana è stata creata dal Signore.

Egli ha usato l'immagine del matrimonio umano perchè è ciò che va più vicino alla realtà spirituale presente in questo rapporto.
E riflettendo e osservando proprio questo tipo di relazione umana possiamo comprendere meglio il Suo desiderio e proposito per Israele. (In questa sede parlo di Israele a causa dell'argomento, ma tale relazione è indicata anche tra il Signore e la Chiesa - Efesini 5:31, 32). Ecco qual'è il quadro d'insieme più nitido e dettagliato su questo tema. Ecco qual'è la chiave di lettura dalla quale passare per comprendere in profondità ogni passaggio che parla di questo argomento nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Con questi occhiali si possono vedere le "tridimensionalità" che altrimenti appaiono celate, nascoste.

Con questo pensiero allora, torniamo a leggere il brano iniziale tratto dal Deuteronomio:

Deuteronomio 6:4 Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro DIO, l'Eterno è uno. 5 Tu amerai dunque l'Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza. 6 E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; 7 le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi. 8 Le legherai come un segno alla mano, saranno come fasce tra gli occhi, 9 e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Leggendo con gli "occhiali" che abbiamo appena scoperto, quello che affiora dal brano non è una rivelazione della natura di Dio, bensì una descrizione della Sua relazione con Israele! Dio non sta parlando di Sè stesso ma del Suo rapporto con tutto il popolo! Ed è in questa prospettiva che si può comprendere fino in fondo il Suo messaggio. Egli sta chiedendo a Israele di "innamorarsi" di Lui. Egli chiede di essere l'Unico. Chiede di essere amato con tutto il proprio essere, di meditare le Sue parole nel cuore, di parlare di Lui ai propri figli.
Esattamente come quando si è innamorati non si riesce a pensare ad altro che la persona amata, allo stesso modo il Signore sta chiedendo a Israele di vivere la propria relazione con Lui in modo ugualmente intenso e passionario. Non una religione tradizionale e vuota, ma un rapporto vivo e vibrante. Questo è il vero messaggio. Questa è l'indicazione avvinghiata alla trama del passo biblico. Qualcosa che non si può capire con la ragione, ma con il cuore. Qualcosa che non si può capire con una dottrina, ma con una fede vivente.

Ecco che perde di ogni significato la congettura che "Se l'Eterno è uno, non può essere tre Persone". In queste parole Egli non sta rivelando chi è, sta rivelando chi vuole e deve essere per Israele. Non sta dicendo che è una Persona sola, ma sta dicendo che è l'Unico! Sta dicendo che solo Lui può e deve ricevere la loro adorazione. Che non si devono rivolgere a falsi dèi! Non devono seguire gli idoli delle altre popolazioni!!

Durante la storia, purtroppo, come abbiamo letto nei brani scritti da vari profeti, le cose non sono andate in questo modo. Israele si è dato all'idolatria in modi sempre più estremi, allontanandosi davvero tanto dal suo "primo amore".
Ma questo non ha sorpreso il Signore, non è accaduto senza il Suo volere. Ci sono più gradi di comprensione della volontà di Dio, e, per quanto riguarda Israele, l'ultimo grado rivelato è descritto con queste parole dall'Apostolo Paolo:

Romani 11:25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; 26 e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion.
27 Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e questo sarà il mio patto con loro,
quando toglierò via i loro peccati».
28 Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l'elezione, sono amati a causa dei loro padri; 29 perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili. 30 Come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, 31 così anch'essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano anch'essi misericordia. 32 Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti.


L'infedeltà di Israele è stata usata dal Signore per offrirci la riconciliazione.
Il testimone è stato passato (temporaneamente) ai Gentili affinchè si adempisse la profezia data ad Abramo:

Genesi 12:3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra».

In questo modo, la stessa relazione appassionata è stata offerta a tutti gli uomini della terra grazie al sacrifico del Signore Gesù. Fino al momento in cui si raggiungerà la pienezza dei gentili (la salvezza di tutti i non Ebrei eletti) e l'Eterno tornerà ad accogliere Israele (facendo successivamente dei due ovili uno solo - Giovanni 10:16).

Geremia 31:31 Ecco, verranno i giorni», dice l'Eterno, «nei quali stabilirò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda; 32 non come il patto che ho stabilito con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese di Egitto, perché essi violarono il mio patto, benché io fossi loro Signore», dice l'Eterno. 33 «Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d'Israele dopo quei giorni», dice l'Eterno: «Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34 Non insegneranno più ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: "Conoscete l'Eterno!", perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice l'Eterno. «Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato». 35 Così dice l'Eterno, che ha dato il sole per la luce di giorno e le leggi alla luna e alle stelle per la luce di notte, che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde, il cui nome è l'Eterno degli eserciti. 36 «Se quelle leggi venissero meno davanti a me», dice l'Eterno, «allora anche la progenie d'Israele cesserebbe di essere una nazione davanti a me per sempre». 37 Così dice l'Eterno: «Se si potessero misurare i cieli in alto, o esplorare le fondamenta della terra in basso, allora anch'io rigetterei tutta la progenie d'Israele per tutto ciò che hanno fatto, dice l'Eterno.

lunedì 26 settembre 2011

Eppure tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli...

Salmi 8
1 Al direttore del coro. Sulla ghittea. Salmo di Davide.
O SIGNORE, Signore nostro,
quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra!
Tu hai posto la tua maestà nei cieli.
2 Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza, a causa dei tuoi nemici,
per ridurre al silenzio l'avversario e il vendicatore.
3 Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai disposte,
4 che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi?
Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura?
5 Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio [o secondo un'altra traduzione "degli angeli"],
e l'hai coronato di gloria e d'onore.
6 Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani,
hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi:
7 pecore e buoi tutti quanti
e anche le bestie selvatiche della campagna;
8 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
tutto quel che percorre i sentieri dei mari.
9 O SIGNORE, Signore nostro,
quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra!


Questo salmo è attribuito al re Davide.
Gesù pregò rivolgendosi al "Padre nostro", insegnando a tutti noi il significato di essere figli dello stesso Padre.
Davide invece, inizia a salmeggiare al "Signore nostro". Egli, re, si riconosce suddito insieme a tanti altri, di fronte all'Eterno.
E' un messaggio che viene esplicitato in un altro brano biblico:

Salmi 100:3
Riconoscete che il SIGNORE è Dio;
è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi;
siamo suo popolo e gregge di cui egli ha cura.


Questa è la proclamazione che inizia il suo canto. E' come se fosse una carta d'identità.
Davide riconosce contemporaneamente chi è Dio e chi è lui stesso. Presenta i presupposti della sua lode.
Subito dopo c'è un riconoscimento della magnificenza del Suo nome su tutta la terra e della Sua maestà nei cieli. E' una forma poetica che ribadisce la gloria di Dio, manifestata in tutta la creazione.
La terra ed il cielo, i primi elementi ad essere stati creati dal Signore, rispecchiano ancora oggi in modo perfetto la Sua gloria. Anche se più avanti comprendiamo come la natura sia stata sottomessa a vanità contro la sua stessa volontà, resta significativa l'espressione della gloria di Dio in essa. Dalla natura infatti il Signore offre una rivelazione generale, rispecchiando la Sua potenza creatrice.

Romani 1:18 L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; 19 poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; 20 infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, 21 perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.

I pagani pur avendo conosciuto Dio mediante la perfezione della natura, non l'hanno glorificato, nè ringraziato.
Al contrario, Davide inizia la sua lode e i suoi ringraziamenti proprio da questo punto.

Ecco quindi che glorifica Dio come Signore e come Creatore.

Subito dopo, il salmista esprime la potenza di Dio come guerriero. Esattamente come era successo durante la sua vita, quando per la potenza del Signore ha potuto abbattere il gigante Golia da fanciullo, allo stesso modo riconosce ora che il Signore può trarre forza dalle cose più deboli di questo mondo.

1 Corinzi 1:28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono

In questo viene espressa la Sua grandezza. In questo modo si manifesta il Suo intervento.
Senza grandi ostentazioni, senza chiasso. Ma in modo risoluto e sovrannaturale, affinchè chiunque possa vedere che queste opere possono venire solo da Lui.

Lo sguardo però torna là, nel cielo. Torna alla grandezza del creato e alla piccolezza dell'uomo.
Chi non si è mai sentito insignificante fissando la profondità dell'oceano?
Chi non ha mai tremato perdendosi nell'osservazione di migliaia e migliaia di stelle, nel cielo?
In confronto, l'uomo è una formica.

Eppure il Signore l'ha creato di poco inferiore agli angeli. L'ha creato come Sua immagine, e in questo senso, di poco inferiore a Sè stesso. Come il David di Michelangelo rappresenta il pieno del vigore di un guerriero, così l'uomo, statua vivente, rappresenta l'immagine di Dio. Un onore immeritato, quasi inspiegabile di fronte alle immensità della creazione.
Questo passaggio verrà ripreso circa mille anni più tardi dall'autore della Lettera agli Ebrei.

Lettera agli Ebrei 1:1 Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, 2 in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. 3 Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi.

Ebrei 2:5 Difatti, non è ad angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro del quale parliamo; 6 anzi, qualcuno in un passo della Scrittura ha reso questa testimonianza:
«Che cos'è l'uomo perché tu ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu ti curi di lui?
7 Tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli;
lo hai coronato di gloria e d'onore;
8 tu hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi».
Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli sia soggetto. Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte; 9 però vediamo colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto, affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti.
10 Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per via di sofferenze, l'autore della loro salvezza. 11 Sia colui che santifica sia quelli che sono santificati provengono tutti da uno; per questo egli non si vergogna di chiamarli fratelli, 12 dicendo:
«Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli;
in mezzo all'assemblea canterò la tua lode».
13 E di nuovo:
«Io metterò la mia fiducia in lui».
E inoltre:
«Ecco me e i figli che Dio mi ha dati».
14 Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, 15 e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita. 16 Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla discendenza di Abraamo. 17 Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l'espiazione dei peccati del popolo. 18 Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.


La lettera agli Ebrei è stata scritta molto probabilmente da un discepolo o un collaboratore dell'Apostolo Paolo.
Come suggerisce il titolo stesso, questa lettera è stata scritta per gli Ebrei convertiti, con lo scopo di insegnare il significato più profondo celato dietro la persona e il sacrificio di Gesù Cristo, come adempimento di tutta la Legge di Mosè e dei messaggi dei profeti biblici dell'Antico Testamento. 
Come argomentazione iniziale, l'autore dimostra la superiorità di Cristo agli angeli.
In modo quasi paradossale infatti, viene dimostrata la piena divinità di Gesù proprio attraverso la Sua piena umanità nel momento dell'incarnazione.
In un epoca in cui gli angeli venivano venerati in molte regioni del mondo (ma possiamo vedere come questa pratica sia quantomai attuale), viene dimostrato attraverso la stessa Parola di Dio che il mondo non viene sottoposto ad angeli ma all'uomo. Questa non è un vero e proprio adempimento profetico, in quanto il salmo non comprende profezie, ma viene piuttosto preso ad esempio sotto ispirazione divina per confermare che il piano del Signore è quello di sottomettere la creazione ad un Uomo. All'Uomo perfetto: Gesù Cristo.
Il salmista si riferiva ad una sottomissione del regno animale e vegetale, per uno scopo di nutrimento come vediamo dagli esempi che elenca successivamente. L'autore della lettera invece, assolutizza questo concetto proiettandolo con infallibilità divina alla sola persona di Gesù. Non solo viene mostrato questo significato, ma approfondendo, veniamo alla conoscenza del fatto che tale sottomissione del Kosmos, dell'intero creato, avverrà in tempi futuri.
Tutto questo è possibile proprio per il fatto che legata alla natura pienamente divina di Gesù, vi è la natura umana. Unico modo per conquistare all'uomo una posizione di dignità che aveva perso dalla caduta di Adamo.
Ecco il significato dell'uomo Gesù. La necessità di rendersi simile in tutto e per tutto alle creature che ha portato all'esistenza, per poterle salvare. Non solo salvezza però, ma anche condivisione e comprensione.
L'intera vita terrena di Gesù è stata una vittoria sulla tentazione e sul peccato e proprio per questo, Egli può ora venire in aiuto di quelli che sono tentati. Con comprensione, e con la potenza salvifica del Suo sacrificio, reso perennemente attuale ed efficace dallo Spirito Santo. Ecco quindi che le stesse parole acquistano un significato ancora più stupefacente.
L'uomo, insignificante di fronte all'universo, non solo viene coronato di gloria ed onore dalla considerazione del proprio Creatore, ma anche dalla Sua volontà di abitare tra gli uomini senza vergognarsi. Unico modo per riabilitare alla condizione originaria.

A pensarci bene, questo non può in nessun modo farci inorgoglire. Non riceviamo infatti nessun merito da tanto amore e da tanta premura. Semmai, mostra ancora di più la grandezza di Dio, e ci porta con ancora maggior meraviglia al ringraziamento e alla glorificazione del nostro Dio, facendo nostre le parole di Davide:

O SIGNORE, Signore nostro,
quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra!

lunedì 12 settembre 2011

Udrete e non intenderete, guarderete e non vedrete...

Il libro del profeta Isaia è uno dei più lunghi libri profetici della Bibbia, comprendente alcuni dei passi più conosciuti e studiati. Il suo ministero profetico durò intorno ai quarant'anni, dal 740 a.C. al 700 a.C., periodo in cui si persero le sue tracce. La tradizione vuole che fu arrestato e condannato a morte (segato in due) dal malvagio re Manasse.
La vocazione di Isaia inizia con la visione del trono di Dio.

Isaia 6:8 Poi udii la voce del Signore che diceva:
«Chi manderò? E chi andrà per noi?»
Allora io risposi: «Eccomi, manda me!»
9 Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo:
"Ascoltate, sì, ma senza capire;
guardate, sì, ma senza discernere!"
10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,
in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,
non intenda con il cuore,
non si converta e non sia guarito!»
11 E io dissi: «Fino a quando, Signore?»
Egli rispose: «Finché le città siano devastate,
senza abitanti,
non vi sia più nessuno nelle case,
e il paese sia ridotto in desolazione;
12 finché il SIGNORE abbia allontanato gli uomini,
e la solitudine sia grande in mezzo al paese.
13 Se vi rimane ancora un decimo della popolazione,
esso a sua volta sarà distrutto;
ma, come al terebinto e alla quercia,
quando sono abbattuti, rimane il ceppo,
così rimarrà al popolo, come ceppo, una discendenza santa».


In pochi altri passi biblici viene presentato il destino di Israele in un modo così chiaro e conciso.
Il primo messaggio profetico affidato a Isaia, non è uno tra i tanti messaggi, ma è il messaggio più importante.
Dentro questi pochi versetti vi è la desolazione di Israele, la venuta del Messia, la nascita della Chiesa e la Nuova Gerusalemme. Di fatto, è come se fosse una mappa di tutte le profezie bibliche, che trovano il loro collocamento all'interno di questo affresco.
E' risaputa la tristezza e la disperazione del profeta Geremia, a causa della gravità dei messaggi che Dio ha comunicato per suo mezzo. Una deportazione e schiavitù imminente e inevitabile.
Di fatto però, già un centinaio di anni prima, il Signore si era pronunciato con simile perentorietà, anche se non mostrò inizialmente ciò a cui si riferiva.
Come più tardi dirà lo stesso Isaia (25:1), i Suoi disegni, concepiti da tempo, sono fedeli e stabili.

Ecco quindi che Isaia inizia il suo ministero profetico serbando nel cuore queste pesantissime parole.
In un epoca in cui i profeti erano incaricati di portare messaggi di ravvedimento, egli si ritrovava a predicare con la consapevolezza di non essere ascoltato. Di fatto, aveva ricevuto il compito di parlare pubblicamente proprio per non essere ascoltato. Dopo questa profezia, il Signore gliene affidò moltissime altre. Alcune di giudizio, altre di speranza. Alcune si sono già adempiute ed altre devono ancora farlo. Ma in questo svolgimento, l'iniziale mappa profetica è sempre restata stabile. Mostrandosi con maggiore chiarezza durante i secoli successivi. L'adempimento principale infatti non riguardava la vita di Isaia, ma un tempo futuro e degli avvenimenti decisivi per la nazione.

Nel 597 a.C. iniziò la deportazione di Giuda a Babilonia.
La desolazione del paese profetizzata da Isaia può far venire alla memoria questo evento storico, ma leggendo con attenzione il brano, comprendiamo che in realtà non è così. Il profeta riporta infatti che "se vi rimane ancora un decimo della popolazione, esso a sua volta sarà distrutto".
Pensando a questo, dobbiamo tenere in considerazione il fatto che a Babilonia fu deportata "solo" l'elite religiosa, politica ed economica del paese. E che invece la popolazione rurale di Giuda continuò a vivere nelle proprie terre.
La Bibbia li conosce col nome collettivo di "am ha'aretz" (variamente tradotto come "genti della terra", "popoli del Paese", "genti del Paese"). Sicuramente erano più del dieci per cento della popolazione.

Ma allora, a quale evento si riferisce la nostra profezia?
La risposta ci arriva direttamente dal Signore Gesù.

Matteo 13:10 Allora i discepoli si avvicinarono e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?» 11 Egli rispose loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. 12 Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono. 14 E si adempie in loro la profezia d'Isaia che dice:
"Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi e non vedrete;
15 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile:
sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi,
per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi,
e di comprendere con il cuore
e di convertirsi, perché io li guarisca".
16 Ma beati gli occhi vostri, perché vedono; e i vostri orecchi, perché odono!
17 In verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e udire le cose che voi udite, e non le udirono.


Questa rivelazione del Signore Gesù ci mostra come la prima parte della profezia abbia iniziato ad adempiersi nella generazione di Giudei contemporanea alla prima venuta del Messia.
Era una parola affidata a Isaia dunque, ma come secondo (e più decisivo) adempimento, si è verificata nelle conseguenze delle parole di Gesù. Come questo profeta infatti, anche Egli predicò alla popolazione di Giuda, consapevole di lasciare messaggi preziosi per molti, ma di inciampo per molti altri. La sua stessa vita ha rappresentato questo dualismo:

Isaia 8:14 Egli sarà un santuario,
ma anche una pietra d'intoppo,
un sasso d'inciampo per le due case d'Israele,
un laccio e una rete
per gli abitanti di Gerusalemme.


Romani 9:33 come è scritto:
«Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo
e una pietra di scandalo;
ma chi crede in lui non sarà deluso».


Ma perchè tutto questo?
La Bibbia mostra come il Signore abbia creato e scelto Israele per essere il Suo popolo.
Una nazione santa, diversa dalle altre che sono sulla faccia della Terra.
Durante la sua storia però, si sono succedute contaminazioni sempre più gravi. Idolatrie che hanno portato Israele ad essere addirittura peggiore delle nazioni circostanti. Di fatto quasi tutti i profeti dell'Antico Testamento hanno portato dei messaggi di conversione al popolo, per sradicare questo peccato dilagante. A volte la popolazione ed i re di Israele e Giuda hanno ascoltato. Ma molte più volte non è stato affatto così. Nel giro di qualche centinaia di anni, la situazione è diventata irreversibile agli occhi del Signore. Poi, è arrivato il Messia.

Giovanni 1:10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto.

Matteo 27:24 Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi».
25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».
26 Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.


Gesù è venuto in Giuda, a casa sua. Nel popolo santo.
Ma i Suoi, non l'hanno ricevuto.

Pochi decenni dopo, intorno al 66-70 d.C., la popolazione si ribellò all'Impero Romano che rispose conducendo una guerra aperta contro i ribelli Giudei. Strinsero in assedio Gerusalemme e la conquistarono. Distrussero il secondo Tempio.
97.000 Giudei furono resi schiavi e sparpagliati per tutto l'Impero. Fu l'inizio della diaspora ebraica.
Nel 135 d.C., ci fu un'altra rivolta, le cui conseguenze portarono alla scomparsa definitiva di Giuda come nazione. Gli ebrei superstiti emigrarono in Africa e in Europa, lasciando una grande solitudine in mezzo al paese.
La Terra Promessa ora era completamente vuota.
Non rimase neanche un decimo della popolazione.
La seconda parte della profezia di Isaia si adempì.

A questo punto però, rimane la terza parte: rimarrà al popolo di Israele un residuo, una discendenza santa.
Senza questo futuro glorioso, in realtà tutta questa devastazione non avrebbe senso. Lo stesso nome del Signore ne uscirebbe macchiato, in quanto creatore e conduttore dell'umanità e di Israele. Ecco quindi che la vera chiave di lettura viene celata in questo versetto, e rivelata alla Chiesa primitiva.

Romani 11:1 Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino. 2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: 3 «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? 4 Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». 5 Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. 6 Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia.
7 Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, 8 com'è scritto:
«Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere
e orecchie per non udire,
fino a questo giorno».
11 Ora io dico: sono forse inciampati perché cadessero? No di certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia. 12 Ora, se la loro caduta è una ricchezza per il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la loro piena partecipazione!
15 Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; 26 e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion.
27 Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e questo sarà il mio patto con loro,
quando toglierò via i loro peccati».
30 Come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, 31 così anch'essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano anch'essi misericordia. 32 Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti.
33 Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! 36 Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen.


La disubbidienza di Israele ha aperto la possibilità di salvezza a tutto il mondo.
Persone di ogni città, tribù e nazione ora possono convertirsi a Cristo e tornare nell'abbraccio del Padre.
Questa finestra di grazia aperta verso il mondo, durerà fino al giorno del Signore. Quando la totalità degli stranieri eletti sarà salvata, Egli interverrà direttamente, portando salvezza a tutta la popolazione Ebraica.

Zaccaria 12:10 «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme
lo Spirito di grazia e di supplicazione;
essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico,
e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.

Zaccaria 14: 2 Io radunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme,
la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, le donne violentate;
metà della città sarà deportata,
ma il resto del popolo non sarà sterminato dalla città.
3 Poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni,
come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia.
4 In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi,
che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente,
e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente,
tanto da formare una grande valle;
metà del monte si ritirerà verso settentrione
e l'altra metà verso il meridione.

6 In quel giorno non ci sarà più luce;
gli astri brillanti ritireranno il loro splendore.
7 Sarà un giorno unico, conosciuto dal SIGNORE;
non sarà né giorno né notte,
ma verso sera ci sarà luce.
9 Il SIGNORE sarà re di tutta la terra;
in quel giorno il SIGNORE sarà l'unico
e unico sarà il suo nome.
10 Tutto il paese sarà mutato in pianura, da Gheba a Rimmon
a sud di Gerusalemme;
Gerusalemme sarà innalzata e abitata nel suo luogo,
dalla porta di Beniamino fino alla prima porta,
la porta degli Angoli;
e dalla torre di Ananeel agli strettoi del re.
11 La gente abiterà in essa e non ci sarà più nessun interdetto;
Gerusalemme se ne starà al sicuro.


Dopo il periodo finale della grande tribolazione, le nazioni della terra circonderanno Gerusalemme come altre volte in passato.
Questa volta però, il Signore stesso interverrà, in prima persona.
Gesù tornerà dal cielo, i suoi piedi toccheranno il monte degli Ulivi, spaccandolo in due.
Gli eserciti saranno sconfitti all'istante.
Israele riconoscerà Colui che hanno trafitto e piangeranno amaramente. Questo evento darà la possibilità al popolo santo di pentirsi e convertirsi. La nazione ebraica sarà interamente salvata. Persone provenienti da ogni nazione avranno già conosciuto la salvezza. Il Signore sarà re di tutta la Terra.

Questa prospettiva futura riempie di significato l'intera Storia di Israele.
"Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti".
Questa è la maestosità del piano del nostro Signore.
Ora finalmente possiamo comprendere la profezia di Isaia e le parole di Gesù.
Ora possiamo riflettere come fece Giuseppe:

Genesi 50:20 Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso.

In questo caso noi tutti, Israeliti e non, avevamo peccato mortalmente contro il Signore.
Ma Dio ha pensato di convertire questa malvagità in bene, per conservare in vita un popolo numeroso. Una stirpe eletta. Un regale sacerdozio. La Chiesa e Israele. Uniti in un solo ovile.
Per la sola gloria di Dio.
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