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domenica 25 novembre 2018

La sottomissione del cristiano


Nota: questi sono gli appunti del sermone che ho predicato nei Centri Rehoboth di Rivera (CH) e Saronno (VA) il 25/11/2018.

   INTRODUZIONE

Domenica scorsa abbiamo visto l'importanza dell'ubbidienza per vivere al meglio la benedizione che Dio ha per noi. Abbiamo considerato sulla base del Primo libro di Samuele come il Signore preferisca l'ubbidienza al sacrificio rituale, e questa preferenza è davvero di grande importanza! In realtà in tutta la Bibbia Dio parla al suo popolo (celebre è il c. 1 di Isaia) – spesso cristallizzato in un mero formalismo – indicando a volte anche con parole dure come lui non desideri formalismo o religiosità ma per l'appunto ubbidienza e giustizia.  Ubbidienza a Dio significa appropriarci della nostra vera identità in Cristo portando sulla terra la stessa volontà di Dio che è fatta nei cieli.

Oggi pomeriggio però possiamo fare un passo indietro e valutare da cosa scaturisce questa ubbidienza: dal principio spirituale della sottomissione. Tutta la nostra vita di fede infatti nasce dal preciso momento in cui abbiamo riconosciuto in Gesù un'autorità giusta da seguire e ogni nostro progresso spirituale non può che essere passato da nuove occasioni in cui poter riconfermare questa nostra scelta. Pensiamo agli apostoli nei Vangeli: Gesù si reca al loro posto di lavoro, li comanda di seguirlo e loro, lasciando ogni cosa, ubbidiscono. Vedete come è tutto collegato? Dal riconoscimento della sua autorità scaturisce la nostra adesione alla sua volontà e quindi la nostra libera e gioiosa ubbidienza. 

Nel c. 13 della Lettera ai Romani vediamo che il tema della sottomissione ha per noi credenti tre diverse macro-coordinate: la sottomissione a Dio e alle autorità statali (vv. 1-7) e alle autorità ecclesiastiche oltre che a ogni fratello e sorella nella fede (8-10). Possiamo seguire quindi questa traccia per comprendere meglio il consiglio di Dio a riguardo.
   

1. LA SOTTOMISSIONE A DIO

L'inizio delle nostre considerazioni sulla sottomissione a Dio purtroppo passa attraverso un dramma: la ribellione di Adamo ed Eva. Sappiamo bene la storia di Genesi: essi vivevano nel giardino posto in Eden in una condizione meravigliosa, ma hanno scelto di disubbidire all'unica (!) regola che Dio aveva posto per la loro integrità e incolumità. La conseguenza è stata una frattura nel rapporto con Dio e l'allontanamento da Eden oltre alla loro morte spirituale. Dobbiamo comprendere che questo tragico inizio è purtroppo scritto nel nostro DNA spirituale. Ogni uomo e donna che nasce infatti porta con sé quella natura di peccato e quel senso di abbandono...quella frattura che porta automaticamente all'egoismo e alla sfiducia nei confronti delle autorità. Ma non è Dio ad aver sbagliato, è l'uomo. Nonostante questo, il primo, secondo, terzo e quarto passo per ristabilire la relazione e la dignità umana è stato preso proprio dal Padre attraverso la morte vicaria di Cristo. E' a questo punto che noi possiamo essere ristabiliti, ma dobbiamo rispondere alla chiamata di Gesù: “Sì, lo voglio!”. Dobbiamo riconoscere l'autorità di Gesù e solo a questo punto potremo essere guariti e ripristinati. Certo, possiamo avere il miraggio che senza sottomissione noi possiamo essere gli unici padroni della nostra vita, ma....pensiamoci per qualche secondo in più: lo possiamo davvero essere? Quante volte abbiamo fatto “di testa nostra” e – raggiungendo i nostri obiettivi – abbiamo ferito chi ci stava vicino, rimanendo soli o quasi? Quante volte la nostra illusione di controllo si è frantumata di fronte a un imprevisto della vita o ai nostri stessi limiti? La verità è che non possiamo essere veramente liberi in noi e se non siamo sottomessi a Dio siamo schiavi del nostro “io” che ci acceca privandoci della capacità di vedere cosa realmente sta succedendo attorno a noi.

Vi faccio un esempio: i dodici passi degli alcolisti anonimi. Moltissimi alcolisti (persone schiave del vizio autodistruttivo dell'abuso di alcool) seguendo questi dodici passi sono arrivati a una liberazione da questa forma di auto-distruzione. Ebbene, da dove sono passati? Da questi primi tre punti:

1) Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili.
2) Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione.
3) Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potemmo concepirLo.

Con le opportune differenze, anche noi abbiamo fatto o dobbiamo fare questo percorso, pur senza essere alcolisti. Il nostro vizio infatti può non essere l'alcool ma sicuramente è il peccato, per nostra stessa natura. Dobbiamo quindi renderci conto di questo (1), riconoscere il potere e l'autorità dell'amore del Dio della Bibbia per noi (2) e sottometterci a lui ubbidendo alla sua Parola (3).


   2. LA SOTTOMISSIONE ALLE AUTORITA' ESTERNE ALLA CHIESA
 
La Scrittura dice però che dobbiamo essere anche sottomessi alle autorità statali. Gesù ha detto di dare a Cesare quel che è di Cesare, e quindi versare regolarmente le imposte. Paolo in Romani dice che “non vi è autorità se non da Dio”, proprio perché Dio governa ogni cosa. Come figli di Dio, il nostro comportamento deve ricalcare le orme del Figlio di Dio: senza alcuna ribellione ma con l'ubbidienza che passa anche per la sofferenza. In 1 Pietro leggiamo:

1 Pietro 2:11 Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima, 12 avendo una buona condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà.
13 Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; 14 ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene. 15 Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all'ignoranza degli uomini stolti. 16 Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. 17 Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re.


Essendo sottomessi al Signore, ci fidiamo di Lui, e ci fidiamo del fatto che il meglio per noi è essere sottomessi anche a ogni umana istituzione facendo il bene. Naturalmente non dobbiamo essere sottomessi a umane istituzioni facendo il male!

Il principio spirituale è ben stato descritto da Martin Lutero quando ha detto:
“Il fatto che egli non dica: << ogni uomo >>, ma << ogni anima >>, nasconde forse un mistero? Forse si esprime così a motivo della sottomissione sincera che deve essere praticata col cuore. In secondo luogo dice così perchè l'anima è il termine medio tra il corpo e lo spirito. Egli vuole dunque mostrare che il fedele, al tempo stesso ed una volta per sempre, è elevato al di sopra di tutto ed è tuttavia sottomesso a tutto; così, avendo in sé due forme, è << geminato >>[Gemellus, insomma è un essere duplice], com'è anche Cristo. Infatti, secondo lo spirito, egli è al di sopra di tutto, poiché tutto << concorre al bene dei santi >>. E in I Corinzi, al capitolo 3, si dice: << Tutto è vostro, sia il mondo, sia la vita, sia la morte >>. Infatti, mediante la fede, il credente assoggetta a sé tutte queste cose, senza subirne l'influsso e senza confidare in esse; al contrario, egli le costringe a servire a se stesso, alla sua gloria ed alla sua salvezza. Questo appunto significa servire Dio e pertanto regnare. Questo è il regno spirituale di cui si parla nell'Apocalisse, al capitolo 5: << Hai fatto di noi un regno per il nostro Dio e regneremo sulla terra >>. Infatti il mondo non può essere vinto e sottomesso in modo migliore che col disprezzo...
M. Lutero commento alla Lettera ai Romani c. XIII
3. LA SOTTOMISSIONE NELLA CHIESA

Sempre Paolo a riguardo della sottomissione nella Chiesa, dice invece:

Rom. 13:8 Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. 9 Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». 10 L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore quindi è l'adempimento della legge.

Tra di noi dunque non deve regnare una legge di accusa ma deve regnare l'amore reciproco. Questa è la misura della maturità cristiana. La ricerca del bene comune sopra quello del nostro corrisponde alla strada che tutti noi stiamo percorrendo. Altrimenti non saremmo qui. In questa misura noi dobbiamo essere sottomessi gli uni agli altri: 

Ef. 5:18 Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito, 19 parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; 20 ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; 21 sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

Dal nostro cuore ricolmo di Spirito Santo nascono in noi salmi, inni e cantici spirituali. Dal nostro cuore ricolmo di Spirito Santo nasce il nostro culto comunitario! Dal nostro cuore ricolmo di Spirito Santo nasce la possibilità di superare il nostro orgoglio e per amore sottometterci gli uni agli altri nel timore di Cristo. Sottometterci a vicenda è l'opposto di ergerci sopra gli altri. Significa riconoscere le chiamate specifiche dei fratelli e sorelle, incoraggiarli nel loro cammino, non essere invidiosi né maldicenti ma considerare chi ci sta a destra e sinistra figli preziosi di Dio così come lo siamo noi. Certo, per vivere in questa dimensione serve essere ricolmi di Spirito, non di vino. Ma anche se non lo siamo, c'è una bella notizia: possiamo accostarci con libertà al trono di Dio in qualsiasi momento per ricevere grazia al momento opportuno (Eb. 4:16) e la sua presenza mediante il suo Spirito.

E che dire della sottomissione alle autorità stabilite nella Chiesa? Se siamo chiamati a sottometterci a Dio, alle autorità statali e a chiunque nella chiesa, naturalmente a maggior ragione dobbiamo essere sottomessi a chi Dio ha preposto per la nostra crescita spirituale. Ma anche questo non è un obbligo forzato: è la conseguenza dello Spirito di Dio in  noi e l'immagine del carattere di Cristo che non può che specchiarsi sempre di più nel nostro.

Eb 13:17 Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità.

Abbiamo tutti pari dignità, ma sappiamo di avere doni diversi nel corpo di Cristo. Doni che siamo chiamati a mettere a disposizione degli altri per il bene comune. Doni e ministeri che siamo chiamati a riconoscere nelle persone che hanno un incarico specifico nella Chiesa. Questo infatti è quello che Dio ha previsto per la crescita senza limiti della Chiesa: un ordine che, rispecchiando l'ordine fisiologico del nostro corpo, è in sé meraviglioso. Una meraviglia che rispecchia la gloria di Dio.   

   CONCLUSIONE

In questo breve escursus abbiamo visto qual è il consiglio di Dio per il nostro bene: la via della sottomissione. Di per sé questa parola ci è antipatica perché presuppone la negazione della nostra volontà favorendo quella di qualcun altro, ma è solo in questo modo che possiamo veramente essere liberi del nostro accecante e auto-distruggente egoismo. La nostra piena esistenza passa infatti dall'etimologia di questo termine, passa da ex (fuori da..) e sìstere (stare). Abraamo è stato chiamato fuori dal suo parentado e noi siamo chiamati fuori da noi stessi per abbracciare Cristo riconoscendo la sua autorità e sottomettendoci a lui. Solo così “esistiamo” nel senso più pieno ed eterno di questo termine.

La conseguenza a questo passo è quella di sottometterci anche alle autorità statali. La mansuetudine infatti è una importante caratteristica del carattere di Cristo che si deve formare in noi. Questa sottomissione deve comunque essere per fare il bene e se c'è una evidente contrapposizione tra la volontà di Dio e quella delle autorità noi siamo chiamati da coscienza a ubbidire prima di tutto a Dio e a quello che egli rivela nella sua parola.

Infine, seguendo la legge dell'amore, abbiamo la possibilità di vivere nella benedizione dell'amore reciproco nelle nostre comunità. Riconoscendo le autorità spirituali costituite per il nostro ammaestramento e per la nostra crescita. In modo che tutta la chiesa possa edificarsi secondo il proposito glorioso di Dio. 
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