Traduttore


lunedì 25 luglio 2011

Il fico e la vite: l'albero della conoscenza del bene e del male e l'albero della vita

IL FICO - L'ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE

Genesi 2:16-17 Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino,
ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai».

Genesi 3:6-7 La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture.


Adamo ed Eva sono ai piedi dell'albero della conoscenza del bene e del male.
Ne mangiano il frutto. Si accorgono di essere nudi. Prendono delle foglie e ne fanno delle cinture.
La velocità della narrazione lascia intendere che l'albero tanto famoso fosse in realtà un albero di fico. Adamo ed Eva prendono la prima cosa che hanno sotto gli occhi per coprirsi, come necessità immediata. E l'unica cosa che hanno nelle immediate vicinanze è proprio l'albero da cui si sono appena cibati.
Ovviamente non vi è certezza, nè argomento di fede, tuttavia ritengo sia lecito pensare che l'albero della conoscenza del bene e del male sia l'albero di fico.
Il giardino dell'Eden era un giardino terrestre. La Bibbia lascia intendere che piante ed animali fossero gli stessi che conosciamo noi oggi.
Certamente c'era qualcosa di diverso, ma questa diversità non è riscontrabile nella biologia o nella botanica. La diversità presente in Eden è a livello spirituale. L'ecosistema, le piante, gli animali e gli esseri umani erano sostanzialmente gli stessi di oggi ma sicuramente differenti a causa della vicinanza diretta del Signore e della Sua speciale e unica benedizione.
Le realtà spirituali erano fuse in armonia con quelle materiali, in un modo che a noi oggi sembra inconcepibile.

Romani 8:20-21 perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

La creazione, la natura, al tempo odierno è sottoposta a vanità.
Non sarà così in futuro, quando entrerà nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
Ma non dimentichiamoci che non è stato così neanche per sempre nel passato.
C'è stato un tempo in cui la natura brillava della spiritualità divina. Un tempo in cui queste due realtà erano compenetrate. Il tempo del giardino dell'Eden.

Ecco quindi che questa ipotesi inizia a sembrare un po' meno assurda.
Un albero reale, un frutto reale.
Ma ripieno di caratteristiche spirituali, donate dal Creatore.
Il Signore non vieta di mangiare di tutti gli alberi della specie incriminata, ma solo di quell'esemplare. Non sappiamo se vi erano alberi simili, ma sappiamo per certo che Adamo ed Eva riconoscevano molto bene quale fosse questo albero.
Nell'immaginario collettivo si pensa che sia a causa della tipologia fisica dell'albero, ma - considerate le realtà spirituali presenti - non sarebbe più significativo pensare che sia a causa della tipologia spirituale impartita a quell'albero specifico?
Tanti alberi di fico dunque, ma un albero di fico in particolare dalle uniche capacità sovrannaturali. Un albero bello da vedere e buono per nutrirsi, come moltissimi altri alberi, ma anche desiderabile per acquistare conoscenza. Come solo questo esemplare poteva donare.

Marco 11:12-14 Il giorno seguente, quando furono usciti da Betania, egli ebbe fame.
Veduto di lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualche cosa; ma, avvicinatosi al fico, non vi trovò niente altro che foglie; perché non era la stagione dei fichi.
Gesù, rivolgendosi al fico, gli disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te!» E i suoi discepoli udirono.

Marco 11:20 La mattina, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.


Leggendo il contesto successivo, si comprende come il Signore abbia voluto usare questo esempio per insegnare ai discepoli la potenza della fede.
Ma non poteva insegnarlo forse con altri esempi?
Come mai ha maledetto questo albero - unico caso, in tutti i Vangeli - che tra l'altro aveva tutte le ragioni di non avere frutto, non essendo la sua giusta stagione? Può essere un caso. Può avere un senso. Può essere un gesto profetico.
Proviamo a immaginare un attimo questa circostanza.
Gesù ha fame e vede un albero di fico con molte foglie. E' un albero invitante, che promette di essere rigoglioso, promette di sfamare. Esattamente come l'albero della conoscenza del bene e del male promette ciò che in realtà non può mantenere. E' un albero che non ha potuto realmente togliere la fame di conoscenza e anche in questo caso, questo nuovo esemplare di fico non ha potuto neanche alleviare il languore di Gesù. Sono alberi della stessa specie. Per questo, Egli lo maledice.
Gesù, l'albero della vita, maledice fino alla morte l'albero della conoscenza del bene e del male; annullando il suo potere. Quel tronco rinsecchito non ha più potuto ingannare nessuno. Un gesto profetico, con un significato spirituale.

LA VITE - L'ALBERO DELLA VITA

Genesi 2:9 Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino

Giovanni 15:1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo.
Giovanni 15:5-6 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla.
Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano.

Giovanni 14:6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Durante tutto il Suo ministero terreno, Gesù ha sempre parlato in parabole.
Metafore che assicuravano la comprensione di concetti particolari a molte persone. E l'incomprensione per altre che non volevano capire.
Le parabole non sono racconti da prendere alla lettera, ma storie che trasmettono una realtà spirituale nascosta in parole comuni. Per fare un esempio, il Regno di Dio non è un granello di senape, ma è simile ad esso. Come questo piccolo seme infatti all'inizio sembra insignificante agli occhi del mondo ma dopo essere stato piantato diventa un albero enorme. Parimenti il Regno di Dio sembrava inesistente per l'uomo. Sembrava morto insieme a Gesù, sulla croce. Ma con la Sua resurrezione ha iniziato ad espandersi, portando la conoscenza di Dio agli uomini, che in moltitudini si sono convertiti a Cristo.
Questa considerazione fondamentale però non toglie importanza alle parole di Gesù. Egli è la vite.
Egli è la vita.
Anche in questa circostanza, può trattarsi di un caso. Oppure no.
Anche questo caso è unico: l'unica volta in cui Gesù si presenta in parabola come una pianta specifica. Può essere che Gesù abbia scelto di identificarsi con la vite solo per il fatto di essere una pianta che dà frutto e che viene mondata e potata. Ma altri alberi hanno le stesse caratteristiche.
L'alternativa è che Gesù in quel momento volesse identificarsi come l'albero della vita, la vite.

Marco 14:23-25 Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero.
Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti.
In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio».


L'ultima cena.
I discepoli bevono il vino, insieme a Gesù.
Egli dice che questo rappresenta il suo sangue che è stato sparso per la salvezza di molti. La Sua vita che è stata donata a molti.
E poi proclama una verità: Egli non berrà più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrà nuovo nel regno di Dio. Un vino nuovo, in un tempo futuro.
Quale sarà questa occasione?

Apocalisse 19:6-9 Poi udii come la voce di una gran folla e come il fragore di grandi acque e come il rombo di forti tuoni, che diceva: «Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno.
Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata.
Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi». E l'angelo mi disse: «Scrivi: "Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello"». Poi aggiunse: «Queste sono le parole veritiere di Dio».


Durante l'ultima cena si bevve del vino, a simboleggiare il sangue di Cristo, la vita. Dopo che cielo e terra saranno passati, vi sarà un'altra cena: la cena delle nozze dell'Agnello. La cena che sancirà l'eterna comunione dei credenti con il Signore. Ecco quando Gesù berrà il vino nuovo. Ecco quando la Chiesa Universale berrà il vino della vita, in nuovi corpi di resurrezione. Ecco quando finalmente l'uomo avrà di nuovo accesso all'albero della vita, secondo il desiderio di Dio.

Apocalisse 22:1-5 Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita. Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell'albero sono per la guarigione delle nazioni. Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello; i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte. Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.

Un albero dal frutto mensile e dalle foglie guaritrici per le nazioni.
C'è chi pensa sia un'allegoria, chi pensa che sia l'albero interdetto dai tempi dell'Eden, sconosciuto a tutto il genere umano da Caino e Abele in poi.
Ma forse può essere ancora qualcosa d'altro: un albero reale, con un'essenza spirituale. Una vite rinnovata, simbolo dell'eterno disegno di Dio di avere l'uomo con sè, per l'eternità.
Un memoriale fisico, vivo e visibile che ricordi per sempre ad ogni persona il più grande dono di Dio: la vita eterna. La Sua presenza.

domenica 17 luglio 2011

La chiave della casa di Davide

Intorno al 750 a.C. il profeta Isaia profetizza da parte del Signore su un uomo israelita di nome Eliachim. Vengono raccontati alcuni aneddoti in 2Re 18 e 19, mentre la profezia che lo nomina appare in Isaia 22, dove si manifesta la volontà del Signore di destituire il malvagio sovrintendente Scebna e porre al suo posto questo fedele uomo di Dio.

Isaia 22:20-24 In quel giorno,
io chiamerò il mio servo Eliachim, figlio di Chilchia;
lo vestirò della tua tunica, gli allaccerò la tua cintura,
rimetterò la tua autorità nelle sue mani;
egli sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per la casa di Giuda.
Metterò sulla sua spalla la chiave della casa di Davide;
egli aprirà, e nessuno chiuderà;
egli chiuderà, e nessuno aprirà.
Lo pianterò come un chiodo in un luogo solido;
egli diverrà un trono di gloria per la casa di suo padre.
A lui sarà sospesa tutta la gloria della casa di suo padre,
i suoi rampolli nobili e ignobili,
tutti i vasi più piccoli,
dalle coppe alle bottiglie"».


Da queste parole possiamo vedere il grande favore che Eliachim godeva di fronte al Signore. In modo particolare, vorrei soffermarmi sulla parte della profezia che parla dell'affidamento della chiave della casa di Davide. Questo riferimento è forse il più importante. Sicuramente diventare la persona più gloriosa di una dinastia è qualcosa di importantissimo, essere il riferimento per un intero albero genealogico è forse ciò a cui aspira ogni persona. Essere ricordato nei secoli, essere importante, essere un punto di riferimento perenne.
La mia opinione tuttavia è che tutto ciò sia solamente l'effetto causato dal ricevere da Dio la chiave della casa di Davide.
Questo dono profetico infatti rende Eliachim un'immagine di Cristo, anticipando la volontà del Signore a riguardo dell'autorità di Dio Figlio. Questo è il motivo per cui a distanza di 2700 anni e migliaia di chilometri, oggi stiamo ancora parlando di questa persona, insignificante per i libri di storia ma onorata e scelta da parte di Dio.

Apocalisse 3:7 «All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi:
Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre:
[...]
Apocalisse 3:12 Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome.


Gesù Cristo è l'unico legittimo proprietario della chiave di Davide. La realizzazione dell'immagine passata attraverso Eliachim. Così come lui poteva per autorità delegata ammettere o allontanare le persone dalla presenza del re, in modo definitivo ora il Signore Gesù per l'autorità ricevuta da Dio Padre può porre chi vuole come colonna eterna nel tempio di Dio.
Egli è l'Unico che ha il potere di aprire la porta che dà accesso al Padre, senza che nessuno possa chiuderla e chiudere la medesima porta a chi vuole, senza che nessuna creatura possa più riaprirla.

Questo è il potere assoluto e eterno di Gesù Cristo. Questo è il motivo per cui nel Suo ministero terreno si è proclamato la "porta delle pecore".

Giovanni 10:7 Perciò Gesù di nuovo disse loro: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
Giovanni 10:8 Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
Giovanni 10:9 Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura.


Gesù è la porta, Gesù ha la chiave (intesa come autorità di promuovere o interdire l'accesso a Dio Padre). Nessun essere umano ha mai avuto nè mai avrà tale potere, perchè è un ruolo che spetta solo a Lui.

Come può toccarci però questo fatto? Come può essere importante per noi?

Romani 8:28-35 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli;
e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati.
Che diremo dunque riguardo a queste cose?
Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?
Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?
Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.
Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.
Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?


Ecco, l'importanza.
La possibilità di arrivare al trono di Dio non è sulle spalle di nessun essere umano.
Nessuno può avvicinarsi a Dio con le sue forze o capacità.
Questa capacità infatti spetta solo a Dio stesso.
Solo Lui può fare grazia e avvicinare coloro che sono chiamati secondo il Suo disegno. Non è questione di pregi, talenti, caratteristiche.
E' questione di grazia.

Efesini 2:8 Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.

Questa consapevolezza deve rinfrancare il cuore di tutti i credenti. Coloro che credono e ubbidiscono a Cristo devono maturare la certezza che la propria salvezza non è in balìa delle loro debolezze e incapacità. La loro salvezza è nelle mani di Dio. La loro salvezza è custodita nel luogo più impenetrabile dell'universo. Con questa certezza e serenità ogni credente può affrontare il proprio ministero e il proprio servizio per il Signore. Con questa sicurezza gli apostoli sono morti martiri, e i discepoli di innumerevoli generazioni hanno portato la buona novella fino alle estremità del mondo.
Nel regno di Dio non c'è dubbio alcuno. Nel regno di Dio c'è la certezza del Suo amore sparso nei nostri cuori dallo Spirito Santo.

1Giovanni 4:17-19 In questo l'amore è reso perfetto in noi: che nel giorno del giudizio abbiamo fiducia, perché qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo.
Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore.
Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.


Ogni credente non deve temere un castigo da parte di Dio, perchè il Signore Gesù sulla croce ha preso ogni castigo che sarebbe toccato a noi.
Per questo motivo noi possiamo amare.
Perchè Egli ci ha amati per primo.
Senza questa esperienza spirituale è impossibile amare spiritualmente, è impossibile vivere in fede, è impossibile avere la consapevolezza di essere figli di Dio.
Essere figli è un fatto che non dipende da noi stessi ma dai nostri genitori.
Allo stesso modo essere figli di Dio non dipende da noi, ma da Lui soltanto.

Giovanni 1:11-13 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto;
ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome;
i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.


Ma se invece non ti consideri credente? Se non conosci Cristo?
Forse ti sta assalendo un profondo terrore, o una disperata ribellione.
In questo caso aspetta ancora un attimo. C'è un messaggio per te.

Giovanni 6:37-40 Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori;
perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno.
Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».


Questa è la sicurezza che puoi ricevere oggi: se ti avvicini a Gesù, Lui non ti scaccerà ma ti accoglierà vicino a sè.
Se hai nel tuo cuore il desiderio di avvicinarti al Signore, è perchè Dio stesso lo ha messo in te. E, invocandolo in modo semplice e sincero, potrai incontrarlo.
Chiunque cerca il Signore con tutto il suo cuore, lo troverà certamente.
E potrà stare con Lui per l'eternità.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...