Traduttore


martedì 27 dicembre 2016

Aspettando il ritorno del Signore (parte II): il mistero dell'empietà

Io vidi quel corno fare guerra ai santi e avere il sopravvento, finché non giunse il vegliardo.
Daniele 7:21,22a

"Mentre aspettiamo - esortazioni da 2 Tessalonicesi"
Dopo aver presentato un'introduzione alla Seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi ed aver commentato il primo capitolo nella prima parte dello studio chiamata fedeli nelle persecuzioni, possiamo in questa seconda parte addentrarci meglio nell'epistola soffermandoci sul secondo capitolo fino al versetto quindici. Come abbiamo già visto, la struttura letteraria dell'opera viene identificata in due esordi, due esortazioni e due conclusioni. In questo approfondimento tratteremo la prima esortazione (2:1-12) ed il secondo esordio (2:13-15). 

Dopo aver lodato la fedeltà del tessalonicesi, dopo averli rassicurati sulla giustizia di Dio manifestata proprio nella loro fedeltà e nella crudeltà dei loro persecutori (fedeltà e crudeltà che saranno rispettivamente onorate e punite da Dio nel giorno del Signore), dopo aver pregato per loro, l'apostolo Paolo inizia ad esortare questi cari credenti entrando nel vivo nell'argomento che voleva trattare.

Ora, fratelli, circa la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e il nostro incontro con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto sconvolgere la mente, né turbare sia da pretese ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche lettera data come nostra, come se il giorno del Signore fosse già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia e non sia stato manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e proclamandosi Dio. Non vi ricordate che quand'ero ancora con voi vi dicevo queste cose? Ora voi sapete ciò che lo trattiene affinché sia manifestato a suo tempo. Infatti il mistero dell'empietà è già in atto, soltanto c'è chi ora lo trattiene, finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l'empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca, e annienterà con l'apparizione della sua venuta. La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d'inganno e d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati. Perciò Dio manda loro una potenza d'errore perché credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nell'iniquità, siano giudicati. 
2Tessalonicesi 2:1-12 


Nella Prima lettera ai Tessalonicesi, Paolo aveva istruito la comunità su quello che sarebbe avvenuto al ritorno del Signore, e in particolare su quello che sarebbe successo a coloro che nel frattempo erano morti martiri in seguito alle persecuzioni avvenute in quella città (cfr. Atti 17:1-9; 1 Ts. 1:6). Tornando ora sempre sul tema della venuta del Signore Gesù Cristo e del prossimo incontro con lui, l'apostolo si trova costretto a correggere un falso insegnamento o una errata comprensione a riguardo. I credenti di Tessalonica infatti in breve tempo avevano visto turbata la propria mente a causa di una nuova convinzione: il fatto che il giorno del Signore fosse già presente. Questa indicazione derivava forse da una ispirazione, ossia da una profezia carismatica. Oppure da un discorso, ovvero una predicazione o un insegnamento; o ancora da qualche lettera data come per loro. E' possibile che la chiesa abbia ricevuto una falsa lettera a nome di Paolo che annunciava finalmente l'arrivo del giorno del Signore, e che questa fosse stata confermata in assemblea da profezie e insegnamenti. Ma c'è anche la possibilità che i tessalonicesi abbiano semplicemente compreso male una parte della lettera precedente.1 Di fatto, la comunità aveva accolto come vero questo dato e almeno parte di essa aveva reagito in modo non sano (2 Ts. 3:6-12). Per questo motivo l'apostolo Paolo poco dopo la prima lettera, scrive questa seconda missiva. Poiché il giorno del Signore non è già arrivato, l'insegnamento apostolico verte in questo caso soprattutto su ciò che deve accadere prima del giorno del Signore, in modo che possa esserci chiarezza per tutti. Gli eventi che vengono descritti rappresentano quindi una specie di "orario" dei tempi finali paragonabile a quelli che si leggono negli scritti biblici apocalittici, come anche nel "discorso escatologico" dei Vangeli sinottici.2 Tali avvenimenti sono in questo caso l'apostasia, ossia il rinnegamento e l'allontanamento della fede in Cristo, e la manifestazione dell'uomo del peccato. Quest'ultimo è chiamato anche il figlio della perdizione e l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto. Questo individuo non sarà Satana in persona, ma un uomo che sorgerà per azione efficace di Satana e che promuoverà un'apostasia di enormi proporzioni. Egli si innalzerà contro Dio e si porrà a sedere nel tempio di Dio, proclamandosi Dio. All'epoca della lettera, il tempio di Gerusalemme era ancora integro, e l'aspettativa era quindi quella che tale personaggio arrivasse a compiere queste azioni blasfeme proprio nel luogo più santo per il culto giudaico. Le sue azioni assomigliano in particolare a quelle descritte in un brano apocalittico del libro di Daniele, ma anche nell'oracolo di Ezechiele contro il principe di Tiro e la sua autodivinizzazione:
  
Il re agirà a suo piacimento, s'innalzerà, si esalterà al di sopra di ogni dio e pronuncerà parole inaudite contro il Dio degli dèi; prospererà finché non sia finita l'ira, poiché ciò che è stato deciso si compirà. Egli non avrà riguardo agli dèi dei suoi padri; non avrà riguardo al dio preferito dalle donne, né ad alcun dio, perché si innalzerà al di sopra di tutti.
Daniele 11:36,37

«Figlio d'uomo, di' al principe di Tiro:
Così parla il Signore, DIO:
"Il tuo cuore si è insuperbito, e tu dici:
'Io sono un dio!
Io sto seduto su un trono di Dio nel cuore dei mari!',
mentre sei un uomo e non un dio
e hai scambiato il tuo cuore per quello di Dio.

Ezechiele 28:2 

Sappiamo che il sovrano seleucide Antioco IV Epifane (175-164 a.C.) saccheggiò il tempio riconsacrandolo alla divinità pagana Giove Olimpo, vietando ai giudei di osservare i propri precetti religiosi. Molti di essi assecondarono questo dominatore e accolsero con favore gli usi e i costumi greci, rinnegando di fatto la propria religione. Secondo la moderna esegesi biblica proprio questi avvenimenti stanno alla base della descrizione di Daniele, che possiamo leggere con prospettiva profetica tesa verso questo figlio della perdizione descritto da Paolo, destinato a compiere le stesse terribili azioni in un prossimo futuro precedente al giorno del Signore. Tutto questo è un mistero, chiamato mistero dell'empietà, in quanto persino la più grande vittoria di Satana e dei suoi agenti resta soltanto un piccolo dettaglio del segreto disegno generale che Dio promuove per il raggiungiumento dei suoi eterni obiettivi. Infatti l'empio, questo individuo senza legge, è comunque destinato ad essere distrutto velocemente dal soffio della bocca del Signore Gesù. Ma al presente c'è qualcosa/qualcuno che lo trattiene, affinché possa manifestarsi al tempo opportuno deciso da Dio, non prima (per quanto in una certa misura il mistero dell'empietà sia già in atto). Paolo parla di ciò che lo trattiene, in modo impersonale, ma subito dopo ne parla come di chi ora lo trattiene, passando velocemente a parlarne in termini personali. La domanda che sorge spontanea è: chi o cosa sta trattenendo anche al giorno d'oggi l'azione del mistero dell'empietà? L'apostolo non lo dice esplicitamente, e per questo motivo nel corso della storia sono state proposte molteplici soluzioni. Numerosi Padri della Chiesa (Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Agostino, Girolamo, Cirillo etc.) hanno visto in questa forza l'Impero romano con la sua civiltà ed il suo ordine, poi personificato nell'Imperatore (da Costantino in poi, salvo qualche eccezione, di fede cristiana).3 Ma l'Impero a suo tempo è crollato, e il mistero dell'empietà non si è comunque palesato. Tommaso d'Aquino (1225-1274) ha dunque affermato che per Impero romano non si dovesse intendere solo l'impero materiale ma anche quello spirituale rappresentato dalla Chiesa cattolica romana.4 Altri invece hanno successivamente pensato all'autorità costituita dalla predicazione del Vangelo, che deve raggiungere l'estremità della terra, allo Spirito Santo, oppure all'arcangelo Michele. Viste le caratteristiche letterarie del brano in questione (e la precedente allusione in 1 Ts. 4:16), la mia opinione personale propende più che altro verso quest'ultima possibilità. Sappiamo che nell'apocalittica giudaica e in quella cristiana il ruolo delle creature angeliche è senza dubbio preminente, e lo è anche negli scritti biblici corrispondenti a questo genere. Possiamo confrontare il libro di Daniele al capitolo dieci e dodici, con l'Apocalisse di Giovanni al capitolo dodici, ma possiamo confrontare anche i numerosi testi apocrifi che sono utili a comprendere meglio questi testi così enigmatici, per capirne meglio le dinamiche.5 Michele è l'arcangelo che Dio ha incaricato di difendere i figli di Israele (Dn. 12:1), e nel quadro biblico apocalittico è verosimile che sia stato anche incaricato di trattenere questa empietà, visto che la sua azione andrà a danneggiare prima di tutto il cuore della vita spirituale di Israele, e con esso quello di tutti i cristiani. Quando Michele sarà tolto di mezzo (per ordine di Dio?) sarà manifestato l'empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca, e annienterà con l'apparizione della sua venuta. La manifestazione di questo uomo del peccato sarà accompagnata da opere potenti, segni e prodigi bugiardi: miracoli demoniaci che saranno creduti da tutti coloro che avranno rifiutato il Vangelo di Dio. Queste persone, in seguito al loro rifiuto, saranno sensibili alla potenza di errore che arriverà direttamente da Dio, e che li farà cadere nella più profonda menzogna e iniquità, in attesa del loro giudizio. 

Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità. A questo egli vi ha pure chiamati per mezzo del nostro vangelo, affinché otteniate la gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera. 
2Tessalonicesi 2:13-15 

Avendo terminato la prima esortazione della lettera, Paolo scrive ora questo secondo esordio.6 In antitesi a coloro che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati, ci sono proprio i credenti di Tessalonica, che con la loro fede e perseveranza hanno manifestato di essere stati eletti a salvezza da Dio fin dal principio, attraverso la santificazione nello Spirito e la fede nella verità. L'elezione divina dei credenti per la loro salvezza in Cristo risale a prima della fondazione del mondo (Ef. 1:4), ed è un decreto sovrano di Dio (Rm. 9:18), ma si realizza attraverso la santificazione nello Spirito e la fede nella verità. Queste due caratteristiche dunque, mostrano in modo visibile la realtà invisibile e segreta dell'elezione di Dio, realizzando nel tempo il suo piano che ha come obiettivo finale quello di far raggiungere anche ai credenti la gloria del Signore Gesù Cristo. Per questo motivo, è necessario restare saldi negli insegnamenti apostolici, ossia nella verità, per poter crescere nella fede sulla strada che porta verso la realizzazione di questa mirabile realtà 

CONCLUSIONE 






In questo secondo approfondimento dedicato alla Seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi abbiamo potuto esaminare la prima vera e propria istruzione in forma di esortazione contenuta nell'epistola. Questa istruzione costituisce uno dei motivi principali di redazione della lettera, e un insegnamento fondamentale per la corretta comprensione degli eventi che anticiperanno il ritorno del Signore. Nel Nuovo Testamento troviamo indicazioni che spronano ad una viva e fiduciosa attesa, ma anche altre esortazioni (come questa) che mettono in guardia da una "febbre apocalittica" che può colpire chi, confondendosi con profezie e libri sul tema, ne vede un adempimento addirittura già avvenuto oppure di imminente realizzazione. No, prima che arrivi questo giorno atteso da tutti i cristiani di ogni epoca, per volontà segreta di Dio deve sorgere un uomo del peccato attraverso l'azione efficace di Satana. Egli dovrà sedurre i popoli con miracoli demoniaci, e profanare il tempio arrivando ad autoproclamarsi Dio. La distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. pone una difficoltà a questo riguardo. Alcuni ritengono che di fatto questo individuo sia già arrivato nella persona di Nerone, o Domiziano; ma per quanto queste ipotesi siano possibili, appaiono molto improbabili.7 Altri ipotizzano che il tempio dovrà essere ricostruito una terza volta, anche se l'attuale assetto politico lo rende impossibile. Altri ancora, invece, hanno interpretato questo tempio come un simbolo della Chiesa (tempio dello Spirito Santo), e la profanazione come un'attività persecutoria. Vista la sofferenza e la persecuzione cittadina vissuta sin dall'inizio dalla comunità di Tessalonica - destinataria di questa lettera - quest'ultima soluzione mi sembra molto poco verosimile. In questo caso infatti avrebbero ragione i tessalonicesi a ritenere il giorno del Signore già arrivato, e Paolo si smentirebbe da solo usando una argomentazione contraria alle sue intenzioni. Se non è così quindi, la Scrittura ci sta dicendo che verrà ricostruito un nuovo tempio? No, non lo fa esplicitamente, e in ultima analisi il problema non può che resta aperto

Sicuramente tuttavia il ritorno del Signore non avverrà di nascosto, né in luoghi segreti: quando arriverà infatti sarà riconosciuto chiaramente da tutti, senza alcuna possibilità di dubbio.8

Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo è qui", oppure: "È là", non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto. Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel deserto", non v'andate; "Eccolo, è nelle stanze interne", non lo credete; infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
Matteo 24:23-27 



Note:
[1] Francesco Mosetto, Lettere ai Tessalonicesi, Edizioni Messaggero Padova, p.82.
[2] Id. Ibid.  
[3] http://profezie3m.altervista.org/archivio/fede_cultura/FedeCultura_CatechApocal3-6.htm
[4] Id. Ibid.  
[5] Per approfondimenti: Paolo Sacchi, L'apocalittica giudaica e la sua storia, Paideia.  
[6] Jordi Sanchez Bosh, Scritti paolini, Paideia, p. 150. 
[7] Wayne Grudem, Teologia sistematica, GBU, pp. 1496-1497. 
[8] A questo riguardo non prendo neanche in considerazione l'ipotesi di John Nelson Darby (1800-1882) circa un duplice ritorno di Cristo, uno segreto e uno pubblico, a causa della debolezza biblica dell'argomentazione e della sua recente formulazione. Per approfondimenti: Wayne Grudem, Teologia sistematica, GBU, p. 1490 e seguenti.  

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...