INTRODUZIONE
Il Vangelo secondo Giovanni, l'ultimo tra i canonici ad essere stato redatto e l'unico a discostarsi dalla struttura dei precedenti vangeli, è costituito da due grandi metà letterarie. La prima, detta "il vangelo dei segni", che ho già approfondito ed esposto in sette diversi approfondimenti che restano a disposizione qui. E la seconda detta "il libro dell'ora" perché scandisce vari momenti che tendono all'unisono verso l'ora della morte e della glorificazione di Gesù, che in Giovanni coincidono. Tra queste due metà troviamo il capitolo 12, un capitolo di transizione che custodisce però dei racconti essenziali per introdurre quello che verrà.
Finiti i segni miracolosi, dunque, i discepoli - e noi lettori assieme a loro - hanno maturato la loro fede da una dipendenza al segno alla fiducia nella parola del Signore. Ma proprio adesso, appena raggiunta una maggiore maturità, sta per arrivare la prova più difficile, anticipata simbolicamente dall'ultimo segno.
Il dodicesimo capitolo racconta della cena di Gesù da Marta e Maria (già trattata proprio in merito all'approfondimento sul settimo segno) e dell'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. E poi introduce un discorso cruciale del Signore.
1. VITA DOPO LA MORTE
Gesù rispose loro, dicendo: «L'ora è venuta, che il Figlio dell'uomo dev'essere glorificato. In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l'onorerà. Ora, l'animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest'ora. Padre, glorifica il tuo nome!»
Allora venne una voce dal cielo: «L'ho glorificato, e lo glorificherò di nuovo!»
Perciò la folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Gli ha parlato un angelo».
Gesù disse: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo; e io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me». Così diceva per indicare di qual morte doveva morire. La folla quindi gli rispose: «Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno; come mai dunque tu dici che il Figlio dell'uomo dev'essere innalzato? Chi è questo Figlio dell'uomo?» Gesù dunque disse loro: «La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre, non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli di luce».
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.
Vangelo secondo Giovanni 12:23-36
Dopo la conclusione dei “sette segni” esposti in precedenza, l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme inaugura la settimana della Passione e della morte del Signore. Alcuni Greci chiedono di Gesù, anticipando e prefigurando l’apertura della sua salvezza ai Gentili. La sottile tensione sommersa nella prima parte del Vangelo secondo Giovanni in questo dodicesimo capitolo, che funge da interludio prima dell’inizio della seconda metà, emerge con importanza. L’ora è ormai giunta ed è Gesù stesso a dirlo. La sua glorificazione in questo vangelo coincide con la sua morte, e per spiegarlo meglio viene introdotta una metafora.
I discepoli si aspettano ancora una maggiore dimostrazione di potenza, un riconoscimento della messianicità di Gesù ancora più grande del loro ingresso in città. Stanno arrivando folle di persone per il pellegrinaggio della Pasqua ormai imminente e la speranza di molti volge a Gesù proprio in quanto liberatore e restauratore delle promesse di Dio per Israele. Ma queste aspettative stanno per essere deluse. Proprio per la grande affluenza del periodo l’autorità romana è allertata e pronta a soffocare sul nascere qualsiasi rivolta politica. Anche il sinedrio è attento e pronto a intervenire nei confronti delle situazioni che vanno contro i propri interessi.
Per molti è inconcepibile un epilogo diverso da quello immaginato e, forse proprio per questo, l’immagine proposta da Gesù invita a riflettere sul fatto che quello che sta per accadere non è un paradosso impossibile ma una dinamica già presente in natura: il chicco di frumento, infatti, solo quando viene seppellito e muore ha la possibilità di germogliare e crescere fino a produrre una spiga ricca di nuovi chicchi. L’esperienza di tutte le generazioni umane ha sempre insegnato che il seguito della morte è la decomposizione ma Gesù invita a guardare oltre e anticipa che in seguito alla morte, quella che sta arrivando, è invece una nuova e abbondante vita. Anche molti che vivono intensamente la propria vita finiscono per lasciarsi sfuggire il suo senso, al contrario di chi vive aiutando il prossimo ne incarna il significato.
Vi è una immedesimazione tra Gesù e i suoi discepoli: tra la sua sofferenza e la loro, così come tra la sua esaltazione e la loro. Tutto però passa da qui, da quest’ora, un’ora che sta per arrivare e che, pur sapendo tutto questo, porta con sé una grande angoscia. Gesù stesso dice di essere turbato, non nega o nasconde questo sentimento così intenso. Lo riconosce, lo accoglie. Ma va anche oltre. E dopo questo passo nella sua forza di volontà troviamo la risposta e la conferma del Padre attraverso una voce dal cielo. Una voce che non è riconosciuta da tutti perché non tutti hanno la stessa adesione alla fede.
La morte di Gesù sta per cambiare tutto. Quella che sembra essere la sua sconfitta è in realtà la sconfitta imminente di Satana. Le persone ancora non capiscono questi discorsi, non capiscono questa logica e questo paradosso, e questo è anche l’espressione di un giudizio divino. Chi riconosce in Gesù la luce del mondo, sarà illuminato, ma che non lo farà rimarrà nelle tenebre senza avere alcuna visibilità al piano di Dio e alla vita che verrà. Come il prologo di questo vangelo annuncia che la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno sopraffatta (1:5) così questo brano che corrisponde all’inizio del suo svolgimento finale propone un appello a riconoscere questa luce, per divenire figli della luce.
Questo è l’ultimo discorso di Gesù, che subito dopo si nasconde da loro. La scena si chiude.
2. GIUDIZIO SUL RIFIUTO DELLA VITA E DELLA LUCE
Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui; affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:
«Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?
A chi è stato rivelato il braccio del Signore?»
Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia:
«Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori,
affinché non vedano con gli occhi,
e non comprendano con il cuore,
e non si convertano, e io non li guarisca».
Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. Ciò nonostante, molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre me le ha dette».
Vangelo secondo Giovanni 12:37-50
Se la direzione è quella della sofferenza e la morte, tuttavia, la predicazione di Gesù sembrerebbe proprio fallimentare. Perché nonostante i sette segni miracolosi, la maggior parte delle persone - e soprattutto i Giudei di Gerusalemme - non ha seguito Gesù? L’evangelista inserisce qui una spiegazione tratta al libro del profeta Isaia:
Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo:
"Ascoltate, sì, ma senza capire;
guardate, sì, ma senza discernere!"
Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,
in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,
non intenda con il cuore,
non si converta e non sia guarito!»Isaia 6:9-10
Così come il profeta Isaia è stato chiamato da Dio all’ufficio profetico sapendo che la sua predicazione non sarebbe stata accolta dalla maggior parte del popolo di Israele, allo stesso modo sta avvenendo anche nel ministero di Gesù. La sua predicazione e i segni realizzati sono costituiscono dunque un elemento divisivo nei confronti del quale le persone sono chiamate a fare una scelta. La scelta è personale e le sue conseguenze sono una propria personalità, ma contemporaneamente esiste un piano superiore di Dio che stende un velo sopra gli occhi di molti.
Dopo questa spiegazione del fallimento, dal punto di vista del popolo, della missione di Gesù, egli riprende a parlare una seconda volta. Ancora adesso riprende il tema della luce e delle tenebre, esplicitando però che la propria autorità non viene da sé stesso ma dal Padre. Gesù è il rivelatore. Non in virtù di alcune rivelazioni o visioni carismatiche ed estatiche, come per il profeta Isaia, ma perché egli è stato unito al Padre con una tale intimità da conoscere i suoi pensieri e la sua volontà. Ed è questo il motivo per cui può eseguirla alla perfezione. E, sempre per lo stesso motivo, rifiutare la predicazione di Gesù e la sua persona significa rifiutare il Padre stesso. Non sta a Gesù giudicare: lui è venuto per salvare. Ma il giudizio del Padre sarà una conseguenza del suo rifiuto. L’ora è venuta. I segni sono stati realizzati per nutrire la fede dei discepoli di Gesù e delle persone che, passo dopo passo, hanno imparato a credere nella sua parola. Ora però che è arrivata la sua ora, la fede viene vagliata e messa alla prova: è necessario più che mai restare aggrappati alla fiducia e alla speranza in tutto quello che ha detto e fatto sinora. Siamo in un tempo cruciale, siamo al crocevia della storia.
CONCLUSIONE
Il capitolo 12 del Vangelo secondo Giovanni, giunzione letteraria tra la prima parte (il libro dei segni) e la seconda parte (il libro dell’ora), è centrale ed essenziale per collegare i miracoli di Gesù e il seguito che aveva con l’inizio di una fine inaspettata e sconvolgente.
Nessuno si aspetta una fine tragica come quella della croce per Gesù ma è proprio questa che egli accoglie e si avvia a vivere. Già da questo momento, però, nella sua piena consapevolezza Gesù invita a guardare oltre la morte per vedere lo sbocciare di una nuova vita di risurrezione.
Come è per il maestro, anche per noi discepoli si prospettano tempi di crisi e difficoltà, fino ad arrivare alla nostra morte. Ma nella peggiore della crisi viene seminato il seme della fede che deve per l’appunto attraversare la lacerazone, il buio, l’angoscia prima di germogliare a vita nuova.
Questa è la traiettoria del Cristo, e questa è la traiettoria di ogni suo discepolo.